CANTINO CONTRO LA SCRITTURA COME SOPRAVVIVENZA

Quest’articolo riporta il commento di Cantino alla riflessione di Caiano sulla scrittura come rimedio alla morte (LINK>>>).
LUI DICE:
La filosofia nasce, in coda al mito, come tentativo di fornire, a quella manifestazione, un “perché” autentico, più autentico di quello del mito. Il suo fine è quello di spiegare perché le cose nascono e muoiono, perché succedono, perché esistono e finiscono per lasciare quel vuoto, che caratterizza anche l’esistenza di chi si pone queste domande. In qualche modo, quindi, la filosofia, insieme al mito, è un antidoto a quell’eterno mistero: trovare una spiegazione rende prevedibile l’inatteso, rende dominabile l’indomito.
IO DICO:
Giusto: la filosofia nasce come tentativo di fornire un “perché” autentico… Ho filosofato per almeno 50 anni, poi, all’improvviso, sono diventato PROFETA DELLA DESISTENZA grazie a una illuminazione fulminante: filosofare attenua ma non elimina l’ONTALGIA, il dolore di essere; dopo che la mia ALLERGIA per l’essere ha raggiunto il culmine, ho capito che l’unico modo per non essere è non esistere, non dare l’esistenza a figli che ancora non sono stati concepiti: desistere per salvare dall’esistere chi ancora non sa cosa significhi esistere. Questa semplice e persino banale verità è l’unica che può smascherare una banalità del male che banale proprio non è. Nessuno può trovare il perché autentico di questa strage degli innocenti, coloro che non ne possono nulla, e che come lei, signor CAIANO, come me, signor DEXISTENS, vengono dal Nulla, provengono da Nessuno.
LUI DICE:
Il libro ha come oggetto preminente quell’anelito alla sopravvivenza, che si dissocia dal mondo della morte incalzante per porsi tra gli astri accesi senza tempo…
IO DICO:
Eraclito fu oscuro, ma non così tanto da non desiderare la sopravvivenza, non così tanto da anelare agli astri non ancora accesi dal concepimento. I figli non nati, non concepiti, non sono ancora quei DIS-ASTRI di cui parlò la poesia del PROFETA DELLA DESISTENZA: i desideri hanno ascendenza siderale, si dice (vengono dalle stelle: de sideribus), ma dopo che un ASTRO s’è fatto nascente, il suo destino è il DIS-ASTRO esistenziale.
LUI DICE:
…la scrittura è un rimedio alla morte, sì che colui che scrive diventa, in qualche misura, immortale.
IO DICO:
Il PROFETA la pensa come Socrate e come Platone, su questo: solo la predicazione orale può veramente essere “antidoto della morte” nella misura in cui può persuadere gli umani esistenti a sposare la causa dei desistenti; il PROFETA DELLA DESISTENZA andò, e tutt’ora va, a profetare oralmente l’antidoto contro la banalità del male: la profilassi contro il male di vivere; Egli ha anche tanto scritto, ma la scrittura non ha mai potuto proclamare degnamente la parola del PROFETA: se esisti, desisti!
LUI DICE:
…la parola scritta determina la società perché la mette in salvo dalla caducità dei singoli, in quanto ipostatizza significati e legami che, senza iscrizioni, morirebbero con chi li intende e pensa.
IO DICO:
Maurizio Ferraris preferisce filosofare che sacrificare l’essere umano; egli ha bisogno dell’uditorio, dell’Università: come potrebbe, diversamente, fare le sue lezioni? Ferraris ha bisogno di figli dell’uomo, che paghino le tasse universitarie, che vadano ad ascoltarlo con il libretto dei voti… questa è filosofia accademica, che non va al nocciolo del problema: quale filosofo sa veramente sacrificare il suo narcisismo rinunciando alla lusinga dei suoi allievi? Il PROFETA DELLA DESISTENZA non profetizza per il piacere narcisistico di fare proseliti: egli profetizza per salvare l’Umanità da se stessa.
LUI DICE:
Alla fine, potremmo dire che ogni qualvolta scriviamo ci sentiamo più vivi, o quantomeno meno morti, e questo perché pensiamo di lasciare nel mondo “esterno” una traccia della nostra interiorità, destinata di per sé ad andarsene del tutto, se non lascia tracce.
IO DICO:
Più ci sentiamo vivi e più ci sentiremo morti quando verrà la nostra ora. Il vero problema è che noi umani, oltre alle tracce filosofiche più o meno consegnate alla scrittura, lasciamo tracce umane, quelle tracce impotenti che sono i nostri figli, eletti da una perversa DITTATURA DELL’ESSERE a diventare prosecuzione delle nostre tracce. Solo chi avrà il coraggio di andarsene del tutto, cioè senza lasciare eredi, figli, nell’illusorio tentativo di restare in qualche modo vivo, sarà capace di fare la sua piccola parte per la salvezza dell’Umanità.
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Grassettature e ri-editing di eddymanciox.
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@ILLUS. by JOHNNY PARADISE SWAGGER feat. PATRICIA MCBEAL, 2020
Disputa sul Nulla
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@GRAFICS by JOHNNY PARADISE SWAGGER, 2020
Pietro Caiano ha ribattuto a questo commento, in un articolo:
LINK>>> https://arenaphilosophika.it/risposta-del-caiano-al-cantino/
Cantino si scusa di DOVER essere sempre contro tutto e tutti.
LINK>>> https://arenaphilosophika.it/postilla-a-contro-la-scrittura/