DI DOMINIO PUBICO
Quando il potere dell’amore supererà l’amore per il potere il mondo potrà scoprire la pace
Jimy Hendrix
Questa mattina sorseggiando un frullato ho visto mezza puntata di Oliver Stone’s The Putin interviews, l’intervista al Cremlino concessa da Putin al famoso regista di Platoon. A un certo punto tra le mura dorate della sala del trono, Stone voleva capire dal padrone di casa per quale ragione tempo addietro avesse deciso di non rispondere a una domanda di Charlie Rose. Il noto giornalista gli aveva domandato se si considerasse uno Zar e poiché Putin non gli aveva risposto, ora Stone voleva sapere il perché di questa sua reticenza. Glielo chiese mentre a passo lento si allontanavano entrambi dal baldacchino dorato con un’enorme aquila imperiale sovrastante tre troni. «Probabilmente» rispose Putin riferendosi a Rose «lui voleva gettare benzina sul fuoco, ma a me non interessava seguirlo in quella direzione».
«Quindi non perdi mai il controllo» commentò Stone. Glielo disse nel momento in cui accedevano – tramite un grandioso portale d’oro – nello sfarzo di un altro salone. Ma appena oltre la soglia, Stone si azzardò a provocarlo… gli riferì che Rose giudicava Putin irrazionale per il modo in cui rispondeva o non rispondeva alle domande e gli chiese: «È perché passi delle brutte giornate?».
Putin lo guardò e, per quanto assurdo possa sembrare, «Non sono una donna», gli disse, «non ho di quei giorni». Proprio così! Il presidente della Federazione Russa accennò per davvero all’influenza del ciclo mestruale sullo stato psichico delle donne. Ma le parole di Putin che galvanizzarono il maggior numero dei miei neuroni le pronunciò qualche secondo dopo:
Ci sono dei cicli naturali – disse – «in cui forse gli uomini hanno dei problemi ma probabilmente sono meno evidenti. Siamo tutti esseri umani, è normale, ma non bisogna perdere il controllo.
Nel sentirlo parlare così mi andò di traverso il frullato, perché… come dirlo? Secoli e secoli di propaganda androcratica sono all’origine di percezioni come quelle di Putin. Ma un conto è la percezione della realtà, altro conto è la realtà dei fatti… e c’era un fatto di importanza vitale ignorato dal comandante in capo di una potenza nucleare in grado di incenerire il mondo: ovvero che in un paese androcratico – come il suo o il nostro – i comportamenti più drammaticamente fuori controllo non solo sono direttamente proporzionali al grado di machismo presente nelle nostre rispettive culture, ma trovano puntualmente negli uomini il maggior numero dei responsabili. Nel 2020, quando del Consiglio d’Europa faceva ancora parte la Federazione Russa – poi estromessa per avere invaso l’Ucraina – è stato commissionato uno studio sulla popolazione carceraria di tutti i suoi 47 Stati membri e indovinate un po’ cosa è emerso? Per oltre il 95% era maschile. In Italia ad esempio gli uomini rappresentavano il 97,7% della popolazione carceraria, il 92% degli imputati per omicidio, il 76,1% per furto, l’87,5% per rissa, il 92% degli evasori fiscali. Inoltre, sebbene sempre in quell’anno non fosse insolito udire “donna al volante, pericolo costante”, gli incidenti stradali mortali causati dagli uomini, a parità di tempo e km di guida con le donne, erano l’83,08%.[1]
Naturalmente la schiacciante preponderanza maschile nel campo dei comportamenti antisociali non si limita solo all’anno 2020 ma riguarda la storia di tutte le androcrazie. Ecco perché non smetto ancora di scervellarmi e fantasticare sull’affermazione di Putin e sulla risposta più consona che mi sarebbe piaciuto udire dalla voce di Stone:
Dorogoy drug (caro amico), visto che la supremazia dell’uomo sulla donna è pregna di implicazioni nefaste, varrebbe la pena di soffermarsi sull’unica peculiarità fisiologica che, in effetti, può essere addotta a supporto della differenza tra uomini e donne nei ruoli di leadership. Nello specifico si tratta dell’ormone che negli esseri umani induce a comportamenti finalizzati a raggiungere e conservare un superiore status sociale:[2] il testosterone, la cui produzione negli uomini in genere è 50 volte maggiore rispetto alle donne e che, detto in sintesi, ha questo duplice effetto: unito alla soddisfazione stimola e incrementa comportamenti generosi verso chi viene percepito come alleato, oppure, all’opposto, se unito alla frustrazione, aumenta la probabilità di reagire verbalmente e fisicamente in maniera aggressiva. In una società androcratica come la tua e la mia, le conseguenze di ciò sono molto più tragiche di quelle originate dall’irrequietezza nelle donne prima del ciclo[3]. Se l’uomo al potere è un suprematista androcratico basterà solo l’aggiunta del testosterone per scatenare una guerra e, a dire il vero, non ce ne vorrà neanche troppo se il suprematista al potere è frustrato e impaurito e gli basterà muovere un dito per dare il via all’armageddon. Dobbiamo porvi rimedio e per quanto strano possa sembrare è alla nostra portata. In che modo? Tanto per cominciare sarebbe il caso di iniziare a seguire come modelli non solo le ginecocrazie radicali come ad esempio quella dei Mosuo[4] dove la prospettiva femminile è al potere, ma chiunque si sia schierato contro il suprematismo maschile e le sue manie di possesso. Come lui per esempio…
Nelle mie fantasie più sfrenate si fa avanti un anziano signore il quale, dopo aver stretto la mano a Putin e a Stone, gli parla a grandi linee dell’organizzazione sociale dei Mosuo e della loro mentalità accogliente, rispettosa e pacifica. Fa anche un accenno al loro vocabolario precisando che non contiene parole per “prostituta”, “bastardo”, “omicidio”, “guerra” e “stupro”. Poi all’improvviso cambia discorso e dice:
Siamo stati noi uomini a distruggere un matriarcato dopo l’altro. Per secoli abbiamo plasmato a nostro piacimento il destino delle donne; ne abbiamo asservite a miliardi trasferendole dalla sottomissione paterna a quella dei mariti. Ma il matriarcato è diverso. Se finalmente trionfasse nel mondo non vedremmo miliardi di uomini assoggettati dalle donne come loro lo sono state e lo sono tutt’ora nelle androcrazie radicali. La ginecocrazia non ha nulla a che fare con il dominio di un sesso sull’altro, con la violenza e con i suprematismi. Come ho visto con i miei stessi occhi è piuttosto una società nel cui perno c’è l’amore senza possesso, la condivisione, il bilanciamento dei ruoli, il dialogo e la cura del prossimo. Tutto l’opposto di quando a comandare è il sesso maschile
L’anziano signore qui fa una pausa per riprendere fiato, poi sorridendo domanda a Putin: «Conosce il caso della New York Philharmonic?». Putin scuote la testa e il vecchio porta avanti il discorso.
Nel 1842 – dice facendosi serio – al tempo della fondazione di questa orchestra, la stragrande maggioranza delle donne occidentali venivano scoraggiate a intraprendere qualunque attività che non fosse confinata al ruolo di madre, moglie, domestica o, al massimo, di maestra o infermiera. Le rarissime musiciste dovevano essere accompagnate da un uomo ogni volta che suonavano in pubblico. Un maschilismo potente e invasivo, tanto che fino al 1962 la New York Philharmonic era ancora composta da soli uomini. Poi hanno iniziato ad assumere qualche donna. E volete sapere perché? – Stone e Putin annuiscono e il vecchio riprende a parlare. – Perché noi abbiamo lottato. O meglio, grazie ai movimenti di cui sono onorato di aver fatto parte, le nostre idee femministe hanno iniziato a propagarsi pacificamente nel mondo. Purtroppo coloro che controllano l’economia e quindi i mezzi di comunicazione alla fine sono riusciti a farlo dimenticare… la società che hanno in mente ruota intorno al possesso, al materialismo, ai black-fridays… cioè l’opposto di quella che noi sognavamo… Il loro modello ha trionfato, ma non ci hanno sconfitti… non su tutti i fronti almeno… Siamo riusciti ad avviare il lungo e tortuoso processo di emancipazione delle donne.
È stata la nostra rivoluzione pacifica e bella! Eravamo milioni di giovani profondamente contrari all’idea che una persona potesse ancora venire considerata il possesso di qualcun altro, come per secoli ad esempio i padri hanno considerato le proprie figlie, i mariti le proprie mogli, e milioni di bianchi i neri. Eravamo galvanizzati dalla lotta pacifica lanciata contro la segregazione razziale da eroine ed eroi come Rosa Parks o Martin Luther King. Per questo nelle strade, ai tempi della guerra nel Vietnam, urlavamo “Mettete i fiori nei vostri cannoni” o “Fate l’amore, non la guerra”. Combattevamo pacificamente contro la quasi totalità degli uomini e delle donne, perché la gran parte del mondo era – ed è tutt’ora – imbevuta di suprematismo androcratico e di manie di possesso. Sapevamo che la parità di genere non è una questione femminile, è una questione umana. Ci riguarda tutti.
È la storia a dircelo. Miliardi di famiglie fondate sul dominio dell’uomo sulla donna non portano solo alla discriminazione di chiunque non sia un maschio conforme ai canoni del machismo; un tale dominio – irrorato di testosterone – è il terreno più fertile per le guerre, le violenze e i suprematismi di ogni tipo. E quando il suprematismo machista pervade la società, trionfa la mania del possesso e ci vogliono secoli per debellarla. Tornando alla New York Philharmonic è stato solo quest’anno, nel 2022, che le donne orchestrali hanno superato numericamente gli uomini e volete sapere perché? Perché hanno introdotto le cosiddette “audizioni alla cieca”: un paravento tra la giuria e i candidati alla loro prima audizione. Solo così si è riusciti a evitare che il giudizio finale fosse influenzato dai fattori discriminanti anziché dal talento, quindi…[5]
*DI DOMINIO PUBICO (in uscita a marzo 2023) è il romanzo filosofico di Daniele Piccioni dal quale l’autore ha liberamente tratto i contenuti di questo articolo. Il titolo è venuto in mente a Ignazio Pappalardo di Ensemble mentre, in compagnia di Daniele e un’amica, parlavano casualmente dei mezzi pubblici romani durante un’allegra bevuta a Campo de Fiori.
[1] Percentuali ricavate dal “Rapporto statistico penale del Consiglio d’Europa sulla popolazione carceraria” (SPACE I 2020) e dai dati Istat (2017 e 2020) riportati da Ginevra Bersani Franceschetti e Lucile Peytavin ne Il costo della virilità, Il Pensiero Scientifico Editore, Roma 2023, pp. XI – XVI.
[2] Testosterone causes both prosocial and antisocial status-enhancing behaviours in human males, di Jean-Claude Dreher, Simon Dunne, Agnieszka Pazderska, Thomas Frodl, John J. Nolan e John P. O’Doherty, PNAS 2016; 113(41).
[3] Per iniziare a farsi un’idea intorno al ruolo che il testosterone può avere sul comportamento di un uomo imbevuto di idee androcratiche vedere: Francis T. McAndrews The interacting roles of testosterone and challenges to status in human male aggression, Aggression and Violent Behavior, A Review Journal, Volume 14, Issue 5, September – October 2009, pp. 330 – 335; Dabbs, J.M., Jr., Carr, T.S., Frady, R.L. e Riad, J.K., “Testosterone, crime and misbehavior among 692 male prison inmates”, in Personality and Individual Differences, 1995, 18, pp. 627-633. Dabbs, J.M., Jr., Jurkivic, G. e Frady, R.L., “Salivary testosterone and cortisol among late adolescent male offenders” in Journal of Abnormal Child Psychology, 1991, 19, pp. 469 – 478. Le ultime due ricerche sono citate a p. 355 della bibliografia di In principio era il sesso. Dello stesso saggio si rimanda anche alle pp. 290 – 291 dove leggiamo che “i livelli di testosterone sono correlati alla probabilità di un ragazzo (o di una ragazza) di mettersi nei guai”.
[4] Per farsi un’idea di come sia un matriarcato radicale consiglio la visione di http://youtu.be/1z7RQWJFuTU Cina – Mosuo e matriarcato: quando la donna è il “sesso forte”. Stargate vita da sinologi di Alessandra Sala, sinologa, antropologa e teologa.
[5] Nonostante i progressi raggiunti nel campo dell’emancipazione femminile in Italia solo il 3% delle grandi aziende ha un Ceo donna (Gender Diversity Index 2021). Se consideriamo tutta l’Europa arriviamo al 7%. Tali risicate percentuali risultano ancora più significative alla luce del fatto che le donne rappresentano la maggioranza degli studenti universitari. Per ulteriori info, https://tg24.sky.it/economia/approfondimenti/i-ceo-donna-delle-grandi-aziende-sono-tante-quanti-si-chiamano-carlo/amp.
Per un approfondimento maggiore consiglio – oltre al mio romanzo, Di dominio pubico, Edizioni Ensemble, Roma (in uscita a marzo 2023) – anche i seguenti saggi; Il regno delle donne, Ricardo Coler (Edizioni Nottetempo, 2021 Milano); LE SOCIETÀ MATRIARCALI, studi sulle culture indigene del mondo, di Heide Goettner-Abendroth, Edizioni Venexia, Roma 2013 (Dei Mosuo l’autrice ne parla a pp. 188 – 189); Il paese delle donne di Yang Erche Namu, Sperling & Kupfer, Milano 2003.
Infine, visto che Putin ha parlato di mestruazioni, rimando anche a Menopause-Related Symptoms and Influencing Factors in Mosuo, Yi, and Han Middle-Agd Women in China, di Jinyi Wang, Yezhe Lin, Limin Gao, Xingjun Li, Chunhua He, Maosheng Ran and Xudong Zhao, Front Psychol, 2022; 13: 763596. Si tratta di un interessante studio scientifico sui sintomi correlati alla menopausa e, in particolare, sul ruolo che i fattori culturali e sociali hanno al riguardo. In pratica questo studio ha dimostrato che tali sintomi nelle donne Mosuo di mezza-età sono blandi o del tutto assenti. Questo è reso possibile da un ambiente più favorevole alle donne, incluso il fatto che un matriarcato radicale come quello dei Mosuo si distingue anche per come giudica le mestruazioni: contrariamente alle principali tradizioni androcratiche le considera un dono da celebrare a partire dalla loro prima comparsa e non delle “impurità contaminanti da cui tenersi alla larga”. Non è forse vero che nell’Alto Medioevo in Europa alle donne mestruate era fatto divieto di entrare in Chiesa? E che nei secoli successivi venivano ritenute la causa del deterioramento del latte, del vino e dei fiori?
@ILLUS. by WANDO, 2023
Un bellissimo augurio, decisamente appropriato alla giornata dedicata alla donna.
Il romanzo di Daniele Piccioni di godibilissima lettura è tutto dedicato alle culture delle società matriarcali. L’impero delle donne è un momento di passaggio. Dal regno del dono è della condivisione libera di risorse e piaceri si passa alla legge al sistema di divieti e punizioni del patriarcato moderno. Un opera che indica la rotta per un presente nuovo e migliore.