ESSE ABSOLUTUM

Oracolo del Profeta. Oracolo di Dexistens. Io vidi un Essere che volle essere assoluto.
Egli era indeciso fra due soluzioni: o scegliere di essere assoluto anticipando in eterno il proprio inizio, oppure scegliere di essere assoluto posticipando in eterno la propria fine.
Come ogni comune mortale, volendo essere Immortale, l’Essere fu costretto a “provare” le conseguenze della propria scelta: Egli avrebbe optato per la scelta che, permettendogli di essere assoluto, gli avrebbe consentito di essere eternamente.
Allora, l’essere (con la «e» minuscola dacché ancora non aveva fatto la scelta giusta) provò prima a vedere cosa Gli sarebbe successo scegliendo di diventare ab initio solutum: sciolto dal proprio inizio; essendo potenzialmente onnipotente, provò ad allontanare all’infinito il proprio inizio, con la spiacevole (ma soprattutto scorretta) conseguenza di non iniziare mai ad essere l’Essere che voleva essere: solutum ab initio l’essere aspirante assoluto mai e poi mai sarebbe diventato quel principium ontologico che in quanto solutio avrebbe potuto proporsi come libertà assoluta di essere l’Essere che voleva essere. No. La prima scelta non funzionava, giacché quell’inizio desideroso di diventare Principio non aveva mai inizio, sì che l’essere constatava amaramente che la sua venuta era sempre di là da venire: l’essere non arrivando mai, chi avrebbe potuto crederlo assoluto? L’avrebbero detto Colui che non arriva mai, col che addio avvento!
Allora, l’essere (con la «e» minuscola dacché ancora non aveva fatto la scelta giusta) provò poi a vedere cosa Gli sarebbe successo scegliendo di diventare a fine solutum: sciolto dalla propria fine; essendo potenzialmente onnipotente, provò ad allontanare all’infinito la propria fine, con la piacevole (ma soprattutto corretta) conseguenza di non finire mai di essere l’Essere che voleva essere: solutum a fine l’essere aspirante assoluto ora sì che sarebbe diventato quel principium ontologico che in quanto solutio avrebbe potuto proporsi come libertà assoluta di essere l’Essere che voleva essere…
Restò un momento interdetto, si grattò la testa convenzionalmente canuta, ed andò in crisi: «Oddio! Mi sa che nemmeno la seconda soluzione è corretta… Se scelgo di essere senza fine devo anche scegliere di essere senza inizio: che senso ha non avere una fine se si finisce con l’avere un inizio? Epperò, si può fare un’eccezione alla legge che, in linea di principio, fonda la libertà (di scelta) in quanto prevede che si debba optare per una sola delle due soluzioni, non per entrambe le possibilità (di scelta)?».
L’essere aspirante assoluto s’accorse che, dovendo optare per l’una o per l’altra delle due solutiones, scegliendo di essere libero dalla fine (a fine solutum) sarebbe stato «un inizio senza fine» e scegliendo di essere libero dall’inizio (ab initio solutum) sarebbe stato «una fine senza inizio»: solo scegliendo anche di essere senza inizio, oltreché senza fine, Egli avrebbe potuto scegliere di essere senza fine e senza inizio; ma, siccome con la prima scelta non avrebbe avuto «mai inizio» e con la seconda non avrebbe avuto «mai fine», necessariamente Egli concluse che avrebbe dovuto optare per entrambe le soluzioni – il che contraddicendo il concetto stesso di scelta, portò l’essere aspirante assoluto a non fare alcuna scelta. Paradossalmente, Lui, l’essere potenzialmente onnipotente, non aveva scelta; ma non perché non potesse scegliere, bensì perché qualunque scelta avesse fatto Egli non sarebbe mai stato l’essere che avrebbe voluto essere.
Si disse di lui che era assolutamente indeciso, ma nessuno riuscì mai a capire se la sua indecisione fosse dovuta a una reale incapacità di scegliere o a una ideale mancanza di libertà. Solo una cosa si sapeva: nel suo eterno imbarazzo della scelta, Egli non riuscì né a credersi né ad essere creduto absolutum.
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@ILLUS. by MAGUDA FLAZZIDE, 2022