HUSSERL E LA FILOSOFIA COME SCIENZA RIGOROSA
Quando Edmund Husserl pubblica La filosofia come scienza rigorosa nel 1911 sulla neonata rivista Logos, un passo fondamentale per l’autoconsapevolezza filosofica della filosofia era stato compiuto. Difatti, dalla seconda metà del XIX secolo, il suo campo di pertinenza era stato messo regolarmente sotto scacco da una sempre più incipiente ricerca scientifica che, con le sue verità apodittiche e i suoi innegabili successi tecnici, si era candidata a spirito guida del secolo venturo. Matematica, fisica, fisiologia e financo la psicologia avevano adottato le metodiche della scienza esatta (oggettività, quantificabilità, riproducibilità e comunicabilità all’interno della comunità scientifica) per ottenere fondazione metodologica. Secondo quanto correttamente sostenuto Semerari, la filosofia si trovava allora di fronte ad un bivio: dismettere ogni pretesa di scientificità oppure costituire una convergenza tra scienza e filosofia che non fondesse nessuna delle due discipline l’una nell’altra, ma che riconoscesse alla seconda il compito di dirigere e fornire lo sfondo teoretico e il senso alle operazioni scientifiche.
Per far ciò, divenne allora necessario formulare una speculazione che fosse del tutto teoretica e che in quanto tale non abbandonasse la contemplazione della verità eterna, sola in grado di rendere ragione della mutabilità delle idee storiche. La filosofia, pertanto, se avesse voluto mantenere il suo status avrebbe dovuto impegnare tutte le sue forze proprio in direzione di una rifondazione delle sue stesse possibilità, sceverando con rigore ciò che è scienza da ciò che scienza non è.
Alla ricerca di una legittimazione razionale, Husserl dovette necessariamente confrontarsi con due scuole di pensiero che tiranneggiavano per così dire l’intero panorama filosofico: il naturalismo e lo storicismo.
- Con naturalismo si intende l’estensione del metodo scientifico-matematico frutto della scoperta della natura «come unità dell’essere spazio-temporale regolato da leggi naturali esatte» (La filosofia come scienza rigorosa, p. 13) a tutte le altre scienze, compresa la stessa psicologia. Tale deriva in ambito psicologico ha un nome preciso, lo psicologismo, e due dinamiche tipiche: a) la naturalizzazione della coscienza e b) la naturalizzazione delle idee. Ciò comporta una confusione tra legalità (ossequio ad una legge formale che diventa legge della natura) e legittimità (la condizione di possibilità logico-formale già al centro delle sue Ricerche logiche) che trascina il discorso filosofico a rovinare sull’assolutizzazione di quello scientifico.
- Lo storicismo, di contro, è l’elevazione a principio cardine della molteplicità storica che va a ritrovare nello Zeitgeist – nello spirito del tempo – dominante sua massima espressione. Tale illecita surrezione eleva le Weltanschauungen (le intuizioni del mondo) quasi a principi primi, di natura normativa e in fondo contraddittori (come può essere un principio normativo ciò che ha validità temporanea perché temporale?).
Entrambe le direzioni conducono inevitabilmente tanto ad un relativismo larvato di scientificità, quanto ad uno scetticismo dimentico proprio di quell’eternità al cuore di ogni genuino impegno filosofico.
Per questo la ricerca autentica non deve prendere l’abbrivio da costrutti teoretici preesistenti, ma deve avere il coraggio di rivolgersi direttamente alle realtà così come si trovano intenzionate dalla coscienza. Con ciò non si vuole portare il discorso sul terreno costruzionista proprio dello psicologismo, quanto più sulle condizioni di possibilità di una filosofia scientifica e rigorosa: no empirismo pertanto, né tanto meno il famigerato «pregiudizio del fatto» che, sottolinea Semerari, sarebbero le cause principali dello scetticismo sia del naturalismo che dello storicismo, ma, attraverso un processo di conoscenza diretto, cogliere tramite l’intuizione filosofica l’essenza eidetica di ogni noemata.
Poiché nelle scienze che hanno destato maggior impressione nell’epoca moderna, le scienze matematico-fisiche, la maggior parte del loro lavoro risulta dai metodi indiretti, siamo fin troppo propensi a sopravvalutare tali metodi e a misconoscere il valore delle prensioni dirette. Ma dipende proprio dall’essenza della filosofia, in quanto essa risale alle origini ultime, che il suo lavoro scientifico si muova nelle sfere dell’intuizione diretta, e il passo più grande che la nostra epoca deve compiere sta nel riconoscere che all’intuizione filosofica correttamente intesa, all’apprensione fenomenologica d’essenza, si schiude un campo di ricerca infinito ed una scienza, che pur senza il ricorso a tutti quei metodi indiretti di matematizzazione e simbolizzazione, all’apparato di inferenze e dimostrazioni, ottiene tuttavia una grande quantità delle più rigorose conoscenze decisive per ogni filosofia ulteriore (Filosofia come scienza rigorosa, p. 106).
Il testo da cui si è citato è la traduzione italiana di Corrado Sinigaglia, E. Husserl, La filosofia come scienza rigorosa, Laterza, Roma-Bari 2005.
@ILLUS. IN EVIDENZA by PATRICIA MCBEAL, 2021
@ILLUS. IN FONDO AL TESTO by FRANCENSTEIN, 2021
Come già qualcuno scrisse su questo web, laudato si’, dunque, per sora nostra, la fenomenologia. Sorella di noi uomini, rivolta a scandagliare la nostra condizione finita ma aperta anche su orizzonti altri. L’articolo di Simone illustra bene la pars destruens del libretto di Husserl e cioè la polemica sia contro lo scientismo sia contro il relativismo storicistico. Sta a noi lettori addentrarci nella pars costruens di questo pensiero e cioè capire che cosa voglia dire, oggi, il ritorno husserliano alle cose stesse e all’intuizione di essenze. Per intanto, il metodo fenomenologico rappresenta secondo me un potente invito a rileggere le tematiche della tradizione filosofica, liberandosi dai tecnicismi e cercando di capire che cosa lo sguardo di un determinato filosofo abbia veramente intenzionato. Come scrisse Enzo Paci, il motto della fenomenologia husserliana consiste in un “sempre, di nuovo” e forse, si può proprio tentare di impostare una storia fenomenologica delle dottrine filosofiche tradizionali. Un caro saluto a tutto l’equipaggio filosofico di Arena, da un vecchio