L’ANIMALISMO DEMOCRATICO FRA PRATICHE DI CURA E ORDINAMENTO ISTITUZIONALE

Tratto da Simone Pollo, Manifesto per un animalismo democratico, Carocci, Roma 2021, pp. 69-72.
In termini molto generali, una società liberale e democratica si struttura su una serie di garanzie e di regole incorporate nelle istituzioni in forma di diritti fondamentali, ordinamenti, leggi ecc. La richiesta di una uguaglianza compiuta e piena fra umani e animali punta proprio a riformare questi istituti giuridici in modo da realizzare tale uguaglianza. La vita di una liberaldemocrazia, tuttavia, non si esaurisce in questa dimensione. Quei principi e diritti fondamentali sono tanto l’esito quanto l’alimento di quello che è il tessuto fondamentale di convinzioni delle democrazie liberali (sulle idee fondamentali della vita democratica cfr. Veca, 2009). Ad esempio, in una società liberale e democratica il rifiuto della sofferenza non necessaria non è solo il contenuto di una serie di diritti e norme, ma è un principio strutturale e ispiratore della stessa democrazia, che auspicabilmente è accettato e sostenuto da tutti i suoi membri. Un tale principio, anche se può essere condiviso in modi diversi dai membri di una società democratica, rappresenta un punto di convergenza. Si può ritenere che qualcuno condivida i principi di una società liberale e democratica e al tempo stesso affermi che infliggere sofferenza non necessaria e ingiustificata è lecito? Si potrà forse dissentire su cosa si debba intendere per “necessario” e su come qualifcare le sofferenze, ma sul principio sembra non potere esserci disaccordo.
Proprio sul terreno di questa etica pubblica si può giocare il discorso pubblico dell’animalismo democratico laddove non si possa ambire direttamente e immediatamente (per quelle ragioni diverse di cui in parte si è detto) alla realizzazione istituzionale di alcuni obiettivi (ad esempio modi di realizzazione giuridica dell’uguaglianza fra interessi umani e non umani). Si deve quindi partire dalla considerazione che per l’etica pubblica democratica condivisa sono strutturali il rifiuto della sofferenza non necessaria e la promozione della libertà degli individui capaci di apprezzarla (e, sostanzialmente, tutte le specie animali hanno la capacità di apprezzare e “godere” della libertà di comportamento, seppure in modi diversi a seconda delle specie). Il tessuto democratico, almeno nell’idea di democrazia che qui si sostiene, è una trama in cui, in molti modi, si promuovono e rinforzano la libertà e il benessere degli esseri umani, come elementi strutturali dello sviluppo di sé che rappresenta il bene degli esseri senzienti. L’animalismo democratico porta questa idea oltre i confini della specie umana, a partire dal riconoscimento della continuità fra la vita affettiva degli umani e quella dei non umani. Nel muovere le proprie richieste pubbliche e la propria azione politica, un animalismo democratico si muove sul terreno di questi principi liberali e democratici condivisi, ritenendo che la loro realizzazione non possa escludere gli animali, in quanto esseri capaci di patire sofferenza e di godere della libertà.
Nel fare ciò, si riconosce come strutturale per la realizzazione della democrazia un ulteriore elemento, ovvero l’idea che sia auspicabile che la vita democratica incorpori forme di “cura” (Tronto, 2014). La “cura” è qui concepita come un’attenzione attiva ai bisogni degli individui, intesi non come soggetti perfettamente autonomi e conchiusi in sé stessi, ma immersi in una rete di relazioni (Botti, 2018). La concezione di democrazia fiorente e avanzata che qui si sostiene incorpora l’idea che in democrazia si debbano promuovere e realizzare forme e pratiche di cura orientate ai bisogni degli individui che abitano la società. Proprio per la natura delle relazioni di cura, queste non si realizzano solo ed esclusivamente nella forma di diritti e norme, ma anche in pratiche e condotte realizzate dai membri delle società democratiche nelle loro vite, nelle relazioni personali e nei diversi contesti di azione nella società. L’animalismo democratico, quindi, intende promuovere pratiche di cura degli animali e dei loro bisogni, della loro libertà e del loro benessere.
I modi in cui la realizzazione e l’avanzamento delle relazioni e pratiche di cura, pensate come costitutive della vita liberale e democratica, non collima necessariamente con l’affermazione della piena uguaglianza fra umani e non sul piano giuridico, ma si può esprimere appunto nella promozione di una serie di pratiche di attenzione agli animali, alle loro sofferenze e alla loro libertà, anche all’interno dei contesti nei quali essi sono comunque utilizzati (nell’alimentazione o nella sperimentazione, ad esempio). Un tale orientamento dell’animalismo democratico non è indirizzato, quindi, prioritariamente ed esclusivamente alla “liberazione” degli animali (se non in casi e contesti specifici; cfr. cap. 10), ma soprattutto a mettere in opera e fare avanzare in modo sistematico e pervasivo forme di loro cura e tutela nei differenti contesti di interazione fra umani e animali. Nel dibattito dell’etica (e della politica) animale, la considerazione della tutela all’interno delle pratiche esistenti come prioritaria rispetto alla loro abolizione è talora criticata in quanto insufficiente ed etichettata come “welfarismo” e spesso considerata come l’espressione di atteggiamenti di “compassione” che non scalfiscono il sistema di dominio umano sugli animali non umani e non realizzano autenticamente le istanze di giustizia interspecifica (e anzi rappresentano una loro ipocrita giustificazione; cfr. Francione, 1996).
A tale proposito, tuttavia, va chiarito che la cura verso il benessere e la libertà degli animali come aspetto centrale dell’animalismo democratico non si identifica con una sorta di “compassione” supererogatoria che cittadini particolarmente sensibili possono esprimere e attuare nei confronti degli animali non umani. Per quanto non possa essere espressa universalmente sotto forma di “dovere” o di “obbligo”, l’estensione della cura per la libertà e il benessere degli animali dovrebbe rappresentare una modalità strutturale della cittadinanza e della società democratica, cioè qualcosa che si auspica realizzato nel modo più generale possibile come parte della vita della società, del suo avanzamento e progresso. In questo senso, quindi, l’animalismo democratico non esprime richieste con un valore puramente “opzionale”, anche se non possono essere sempre fatte valere pienamente attraverso norme, leggi e riconoscimenti di diritti fondamentali. L’animalismo democratico, almeno in questo momento storico, deve giocare la sua partita su un terreno che può apparire una zona grigia (e inadeguata) per chi esprime in etica animale posizioni morali rigidamente universaliste (e talora assolutiste), ma che è invece la zona vivace e “colorata” del confronto pubblico pluralista nel quale si realizzano gli avanzamenti della società democratica.
Affnché questo confronto sul terreno del dibattito pubblico si possa realizzare e progredire ci sono alcuni prerequisiti che devono essere soddisfatti. Si tratta di precondizioni indispensabili allo svolgimento di qualsiasi dibattito democratico, ma che rispetto al tema del trattamento degli animali assumono un peculiare carattere di necessità. Queste condizioni preliminari, infatti, rendono possibile l’attivazione di quei processi riflessivi e immaginativi che consentono a ogni membro di una società democratica di riesaminare le proprie convinzioni, di confrontarle con altre ed eventualmente di rivederle. Il dibattito pubblico democratico si costruisce (non solo, ma anche e forse in modo privilegiato) a partire dall’attivazione delle risorse immaginative e sentimentali dei membri della società. Come comprendiamo la necessità di estendere determinate protezioni agli immigrati che passano i nostri confini per vivere nel nostro paese? Come arriviamo a comprendere l’effetto delle discriminazioni verso persone che vivono la propria appartenenza di genere, il proprio orientamento sessuale e la propria affettività al di fuori del modello “canonico” (ma non per questo tradizionale) di una certa eterosessualità? Come si entra in contatto con la sofferenza che determinati usi degli animali provocano negli animali stessi? Per avvicinarsi a forme di vita che possono essere differenti, del tutto o in parte, dalle nostre e per comprendere le discriminazioni che sono subite da queste forme di vita è necessario che queste siano visibili e che, pertanto, la nostra simpatia e la nostra immaginazione possano essere attivate.
@ILLUS. in evidenza by MAGUDA FLAZZIDE, 2022
MANIFESTO PER UN ANIMALISMO DEMOCRATICO