NIETZSCHE E L’ETERNO RITORNO
Per eterno ritorno (die ewige Wiederkehr) si intende quella dottrina attraverso la quale si afferma la positività del Destino, il sì al si impersonale di un eterno dinamismo cosmico che ricorre sempre. Preconizzata la morte di Dio con l’annuncio dell’uomo folle (La Gaia Scienza, par. 125), vissuto prima da Zarathustra (Così parlò Zarathustra) ed espressione della volontà di potenza, l’eterno ritorno è l’effettuazione del superamento del cosiddetto nichilismo. Nietzsche ne individua:
- quella che trova massima espressione nel cristianesimo e negli ideali ascetici (quali quelli di Schopenhauer) intesi come un tentativo di fuggire dal mondo, di evitare il mondo;
- quella che colpisce gli uomini suoi contemporanei, sconquassati dal crollo delle convinzioni secolari (basti pensare alla teoria darwiniana e alla scoperte scientifiche in generale che inficiavano la credibilità delle verità bibliche), i quali, non scorgendo più un senso alle cose, si sono persi nella disperazione della totale assenza di senso.
Benché Nietzsche avesse voluto presentarsi come nichilista, era perfettamente conscio che quelle due forme di nichilismo altro non fossero che ulteriori forme di illusione; il nichilismo, nella sua versione ingenua, avrebbe dovuto essere superato. L’uomo nuovo, allora, non avrebbe dovuto subire passivamente il suo destino, ma volere quel destino, acconsentire a quel destino, scegliere di vivere quel destino, anche se ricolmo di sofferenza. E questo sì avrebbe dovuto essere così radicale da poter sopportare il ritorno, per tutta l’eternità del medesimo; ripetere la storia, la propria, la storia di ognuno e decidere di volerla ripetere, identica, per sempre, per l’eternità.
Ciò permetterebbe il superamento della concezione lineare del tempo, tipica del cristianesimo (nascita, morte, rinascita nel Regno dei Cieli), a vantaggio di quella circolare (benché ci siano alcune riserve a riguardo: Deleuze, per esempio, legge l’eterno ritorno come fattore primario della Differenza che non potrebbe tornare se non trovasse (s)fondamento sulla differenza stessa. Il tempo non sarebbe così circolare perché non tutto tornerebbe: si ripeterebbero solamente le intensità estreme in un equilibrio instabile di forza centrifuga e forza centripeta. Cfr, Differenza e Ripetizione) di un tempo cioè inesauribile che al termine di un ciclo ricomincia nuovamente, perfettamente identico al precedente (iconograficamente impresso nella figura del serpente Uroboro, che nelle mitologie antiche veniva rappresentato nell’atto di mangiarsi la coda, formando un circolo perfetto, simbolo di completezza; uccidere il serpente significa, paradossalmente, accettare la sua circolarità con gioia, prendere una posizione decisa e risoluta e abbracciare l’eternità).
Questo non è, non può essere, un compito sopportabile per un uomo; questo è il compito del superuomo.
GLORIA ED ETERNITÀ
1
Da quanto tempo siedi/ sul tuo fato avverso?/Attento! Tu mi covi ancora/ un uovo,/ un uovo di basilisco/ nel tuo lungo affanno.
Perché Zarathustra striscia lungo il monte? –
Diffidente, ulcerato, fosco,/ uno che spia a lungo – / ma d’improvviso un lampo,/ fulgente, tremendo, una scossa/ dall’abisso verso il cielo:/ – persino al monte si scuotono/ le viscere…
Dove odio e fulgore/ in maledizione si unirono – /ora sui monti dimora la collera di Zarathustra, / striscia per la sua strada come una nube di tempesta.
Si rimpiatti chi ha un’ultima coperta!/ Mettetevi a letto, voi tenerelli!/ Sulle volte ora i tuoni rotolano,/ ora trema quel che è trave è muro,/ lampi e verità gialle di zolfo ora sussultano -/
Zarathustra maledice…
2
Questa moneta con cui/ tutto il mondo paga,/ gloria-,/ coi guanti io prendo questa moneta,/ con lo schifo la calpesto sotto di me.
Chi vuol essere pagato?/ Quelli che si posson comprare…/ Chi sta in vendita tende/ le grasse mani verso/questo volgare tintinnio di latta, la gloria!
– Vuoi tu comprarli?/ Si possono tutti comprare./ Ma offri molto!/ fa’ tintinnare un borsello pieno!/ – se no li rinforzi,/ se no rinforzi la loro virtù…
Sono tutti virtuosi./ Gloria e virtù – rimano assieme./ Sinché vive, il mondo/ paga il cicalio della virtù/ col tintinnio della gloria – /il mondo vive di questo strepito…
Di fronte a tutti i virtuosi/ voglio esser colpevole,/ esser dischiarato colpevole,/ esser chiamato colpevole di ogni grande colpa!/ Di fronte a tutti i megafoni della gloria/ la mia ambizione diventa piccina piccina -,/ tra costoro mi viene la voglia di essere l’infimo…
Questa moneta con cui/ tutto il mondo paga,/ gloria-,/ coi guanti io prendo questa moneta,/ con lo schifo la calpesto sotto di me.
3
Silenzio! – / Di grandi cose – grande è ciò che io vedo! – / tacere bisogna/ o parlar con grandezza!/ parla con grandezza, mia estatica sapienza!
Io guardo in alto -/ là risuonano mari di luce:/ – o notte, o silenzio, o strepito muto come la morte…
Io vedo un segno -, dalle lontananze più lontane/ sfavillante cala lenta verso di me una costellazione…
4
Astri supremi dell’essere! /Tavola di eterne figure,/ tu vieni a me?/ Ciò che nessuno ha scorto,/ la tua muta bellezza, -/ come? non fugge dinanzi ai miei sguardi?
Stemma della necessità!/ Tavola di eterne figure! – ma tu già lo sai/ ciò che tutti odiano/ e soltanto io amo:/ che tu sei eterno!/ che tu sei necessario!/ Eternamente trae il mio amore/ la fiamma solo dalla necessità.
Stemma della necessità!/ Dell’essere costellazione suprema/ – che nessun desiderio raggiunge,/ che nessun no contamina,/ eterno sì dell’essere,/ eternamente io sono il tuo sì:/ poiché io ti amo, o eternità! – –
Tratta da Così parlò Zarathustra
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