NON È RICHIESTA L’ESISTENZA DI UN SOGGETTO MENTALE UNICO (T. Nagel)

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[… L]’attribuzione di una rilevante attività mentale conscia non richiede l’esistenza di un soggetto mentale unico. […] il problema fondamentale consiste nell’adottare noi stessi come paradigmi dell’unità psicologica. […] Ma allora […] ignoriamo inavvertitamente la possibilità che la nostra stessa unità non sia alcunché di assoluto, bensì soltanto un altro caso d’integrazione, più o meno efficace, nel sistema di controllo di un organismo complesso. Questo sistema parla in prima persona singolare attraverso la nostra bocca, e ciò rende comprensibile considerare la sua unità come se fosse in un certo senso numericamente assoluta, piuttosto che relativa, e come funzione dell’integrazione dei suoi contenuti.
Ma questa è un’illusione bell’e buona e consiste nel proiettare verso l’interno e al centro della mente il soggetto stesso la cui unità si cerca di spiegare: la persona singola con tutte le sue complessità. […] O questo soggetto contiene la vita mentale, nel qual caso è complesso e la sua unità va spiegata nei termini dell’azione unificata dei suoi componenti e delle sue funzioni, oppure è un punto privo di estensione, nel qual caso non spiega nulla.
[Thomas Nagel, La bisezione del cervello e l’unità della coscienza, in Mente e corpo, a cura di A. De Palma e G. Pareti, Bollati Boringhieri, Torino – 2004, p. 161-162]
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