SCHOPENHAUER: IL MONDO COME RAPPRESENTAZIONE
Il mondo è mia rappresentazione. Questa è la verità che vale per qualsiasi essere vivente e pensante, sebbene solamente l’uomo possa avere la coscienza riflessa e astratta, e se riesce a farlo sul serio ecco che il modo di pensare della filosofia è entrato in lui (Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione, p. 25).
Il mondo è rappresentazione, il mondo è fenomeno. Questo vale per tutti, anche per gli animali. Dire ciò equivale a dire che il mondo è un oggetto di conoscenza per un soggetto. La prima conoscenza che si possiede è intuitiva ed immediata, un tipo di conoscenza che hanno sia gli uomini sia gli animali e che Schopenhauer privilegia; la conoscenza che solamente gli uomini posseggono è quella astratta. La conoscenza astratta rappresenta uno sviluppo della conoscenza immediata, ma anche una riflessione su di essa.
Tutto ciò che esiste per la conoscenza, e cioè il mondo intero, altro non è che l’oggetto della ragione di un soggetto, in una parole, rappresentazione (ibidem).
Viene dunque ripresa in questo passaggio un’impostazione kantiana, in cui la parola “rappresentazione” corrisponde al fenomeno di Kant, con la differenza che gli elementi che Schopenhauer riprende da Kant vengono ripensati sotto il suo punto di vista.
Schopenhauer ripensa con delle variazioni alla struttura gnoseologica della natura di Kant, ovvero delle forme pure. Anche per lui lo spazio e il tempo sono delle intuizioni pure che danno forma alle sensazioni, ovvero le intuizioni sensibili, e anche in Schopenhauer è possibile ritrovare l ‘intelletto, il quale però ha come principio solamente quello della causalità e non le dodici categorie di cui parlava Kant. La modifica principale di Schopenhauer è quella per cui l’intelletto per lui è intuitivo e non discorsivo: per Kant l’intelletto è la facoltà dei concetti, mentre la ragione è quella delle idee; per Schopenhauer invece la ragione è la facoltà dei concetti, mentre l’intelletto è intuitivo, è immediato e non a caso è possibile trovarlo anche negli animali. Per Schopenhauer inoltre, non solo l’intelletto è intuitivo come le forme pure della sensazione, ma è dato dall’unione di queste due. L’intelletto per il filosofo dunque ha la funzione di individuare i rapporti di causalità tra i fenomeni. I concetti sono intesi non nel senso di concetti puri che strutturano la conoscenza, ma i concetti per il pensatore sono delle astrazioni da intuizioni immediate.
Il soggetto porta in sé il mondo che esiste e non esiste se non per il soggetto. Questo soggetto è possibile trovarlo in ciascuno ma tuttavia solo in quanto conosce, non in quanto è egli medesimo oggetto di conoscenza. L’oggetto è il suo corpo che Schopenhauer definisce come “rappresentazione” e quindi è possibile dire che il corpo è oggetto tra gli oggetti. Esso ha due mete essenziali, necessarie e inseparabili: una è l’oggetto di cui fan parte spazio e tempo, mediante i quali si ha una pluralità. Mentre l’altra metà, ossia il soggetto, non è possibile trovarlo né nello spazio né nel tempo. Questo perché essa è intera e indivisa in ogni essere rappresentante.
Un altro aspetto importante che viene trattato all’interno del primo libro del Il mondo come volontà e rappresentazione è l’ambito della ragione definita come scienza perché va al di là della mera intuizione. Per fare in modo, quindi, che vi sia uno sviluppo scientifico è necessaria la presenza della ragione. In altri ambiti, non scientifici, come la produzione artistica e l’azione morale, la funzione della ragione è di molto limitata, nel senso che non ne viene esclusa totalmente, ma a volte rappresenta più uno svantaggio che un vantaggio. Nell’arte l’uso della ragione è assolutamente negativo, nell’azione pratica a volte è bene che vi sia una riflessione, ma spesso noi agiamo senza riflettere per via dell’istinto oppure dell’abitudine. Il passaggio tra intelletto e ragione è dunque di fondamentale importanza:
Solo nell’uomo, tra tutti gli abitanti della terra, si è aggiunta anche un’altra capacità conoscitiva, una coscienza del tutto nuova, la quale verrà chiamata riflessione, perché in effetti essa non è altro che un riflesso, un derivato della conoscenza intuitiva. È ciò che distingue la coscienza dell’uomo da quella degli animali (ivi, p. 29).
L’uomo non supera gli animali solamente per la ragione, ma anche in sofferenza. Questo significa che la ragione porta con sé degli aspetti problematici che non ritroviamo invece nell’intelletto.
Fino a quando noi restiamo nella pura intuizione, tutto è chiaro, solido e sicuro. Non ci sono problemi, né dubbi, né errori. Non si domanda più, non si può andare oltre; si ha riposo nell’atto di intuire, soddisfazione nel presente (ivi, 58).
Schopenhauer sostiene infatti che gli animali vivono solo nel presente.
L’intuizione basta a se stessa, perciò ciò che è scaturito da essa e ad essa si è mantenuto fedele, come l’opera d’arte autentica, non può mai essere falso, non può mai in alcun modo venir confutato. Ma, con la conoscenza astratta, con la ragione, nell’ambito teoretico sono penetrati il dubbio e l’errore, in quello pratico la preoccupazione e il rimorso (ivi, p. 59).
La sofferenza dunque si trova qua, insieme anche al dubbio e all’incertezza. Il primo prodotto e strumento necessario della ragione è il linguaggio: questa connessione di ragione e linguaggio ci permette di vedere anche qual è la funzione propria della ragione. La formulazione del discorso, che si esprime in parole e termini e in giudizi logici, ci permette di giudicare e ciò significa istituire relazioni tra concetti. Qua il principio di ragion sufficiente è quello della conoscenza il cui ambito è quello della logica. Il pensatore non pone estrema importanza alla logica all’interno del suo pensiero filosofico come invece fecero i suoi predecessori; Schopenhauer parla proprio dell’inutilità pratica della logica, formulata esemplificativamente dalla seguente similitudine: «Chi impara la logica per uno scopo pratico somiglia a chi voglia insegnare a un castoro a costruire la sua diga» (ivi, p. 64). Se proprio si vuole individuare uno scopo per la logica, questo è uno scopo dialettico, nel senso che durante una discussione un soggetto può far vedere ad un interlocutore che egli sta cadendo in una contraddizione logica, niente di più.
Come la logica non serve per la ragione, così l’estetica non serve per la produzione d’arte e l’etica non serve per essere buoni.
Si può dire che la logica è per il pensiero razionale ciò che il passo continuo è per la musica, e anche, se vogliamo essere un po’ meno precisi, ciò che l’etica è per la virtù o l’estetica per l’arte, tenendo presente che nessuno è mai diventato artista grazie allo studio dell’estetica, e che qualcuno non ha sviluppato un carattere nobile grazie allo studio dell’etica (ivi, p. 68).
Si potrebbe quindi riassumere che il fenomeno per Schopenhauer è un’illusione, la realtà può essere conosciuta con certezza perché lo rappresenta in maniera universalmente vera e valida e quel fenomeno diventa però illusione e tuttavia arriva a dire che il fenomeno è sogno. Secondo Schopenhauer le cose esistono come noi le percepiamo: non esiste il sole ma l’occhio che percepisce il sole. Tutto è fenomeno soggettivo e questa è una verità a priori. Non esiste una realtà al di fuori della soggettività. Non esiste una realtà al di fuori della rappresentazione perché connessa al soggetto. C’è la verità che rappresenta il soggetto nel mondo. Tutto ciò che esiste è l’oggetto in rapporto al soggetto, la percezione per lo spirito percipiente.
Il mondo non è altro che una realtà razionale ed oggettiva in cui ogni soggetto ha la possibilità di rappresentare tutto il reale e l’oggettività, dunque lo svanire di un soggetto porterebbe con se lo svanire del mondo come rappresentazione. Se si parla come soggetto singolo, spariranno anche tutte le rappresentazioni del soggetto quando lui sparirà. Il soggetto crea quindi un’illusione perché è soggetto della volontà di vivere.
Le citazioni sono tratte da A. Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione, tr. it. Editori Laterza, Bari-Roma 2009.
@ILLUS. by AGUABARBA, 2022 – @in PHOTO – LUCCYF3R, 20??
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