SUL NUOVO REALISMO

Questo è un discorso non tanto sul Nuovo Realismo o su Maurizio Ferraris dei quali non ho letto alcunché, ma sulla Realtà. Lungi Quella da essere nuova, non necessita di uomini che la affermino e la sua storia si può dire travagliata solo nei discorsi. Discorsi che possono sì dirsi, volendo, folli quando negano la Realtà. Volendo essere savi val la pena affermare la Realtà, la Realitas di cui si dica che è reale, ma non è sufficiente la volontà, quanto necessaria una lucida accortezza per mantenere il discorso che afferma la Realtà invariato. (Anche se, in effetti, talvolta è sufficiente anche il chetarsi). Perché cosa implica la Realtà? Perché mai a qualche folle viene in mente di dire che non è reale? Tra l’altro ci si può sottrarre dicendo che non è reale? Se si assume di sì (rispondo all’ultima domanda) allora già si assume che non sia poi così reale, perché potendo io uscire dal suo regno e dalla sua giurisdizione me ne allontano, offendendola, pervagando errante fuori di quella, sicché l’irrealtà importi ugualmente. Allora val la pena dire di no, non si può uscire dalla Realtà, anche quando mi pare di riuscirci, in realtà ci sono dentro, con quella che mi beffa mentre mi mostra illusioni, scherzi della Realtà, dietro alle quali rimane celata. E invece no! Non è celata ma manifesta, perché se la Realtà può apparire distorta tale che si mostri fasulla, Ella cederebbe alla falsità parte del Suo regno. Per altro anche la manifestazione che si vuole non fasulla della Realtà si presenta come un intralcio: essa è la manifestazione della Realtà e non la Realtà. Se la Realtà non è la manifestazione della Realtà allora quest’ultima è irrealtà. Allora la Realtà è anche la manifestazione della Realtà. E la manifestazione della Realtà è Realtà? Sì, altrimenti lo scarto tra le due sarebbe irreale. In altre parole la Realtà esiste, tale che ciò che esiste anche siste; perché per esistere senza sistere così come esiste la Realtà dovrebbe costantemente concedere parte di sé a ciò che non siste e non esiste, l’irrealtà.
Cosa implica la Realtà? Che Tutto, la Realtà, sia reale e che sia immutabile. Perché qualche folle dice che così non è? Semplice: perché sì! Tale è la Realtà che presenta al suo interno negazioni impossibili di sé stessa, le contraddizioni che lungi dal poter realizzare ciò che affermano (ossia negare la Realtà) comunque ci sono. Per conformazione della Realtà stessa.
Dunque è il Nuovo Realismo una di quelle discipline (sportive) che muovono contro discorsi ingarbugliati che, nolenti o volenti (in ogni caso dolenti), provano a negare la Realtà? Sono i nuovi realisti pronti a essere reclutati dai filosofi per la caccia contro chi offende Sofia? (Tutto quanto per eterna volontà di Quella).
In un tempo in cui la Terra brulica di umani imbruttiti, di cui pochi sono compiutamente nichilisti (esseri questi quasi “divini”, svuotati di Realtà a tal punto da essere silvani e mansueti, così fiduciosi nell’attesa parusia del Chaos), il compito per i filosofi-ammazza-vampiri è greve. Possono essere i nuovi realisti forze fresche per i cavalieri di Sofia? Ahimè mi sa di no! Già il loro capo dalla fama mi pare torbido; egli rischia di rivelarsi quale semi-nichilista come gli altri. Ma non un gonzo cui il Destino offre di vedere solo il delirio, bensì un lucido cospiratore che gira le parole.
P.S. Tutto ciò per dire che nel concepire la Realtà, essendo che quella trascende costantemente i limiti dell’anima, se la si vuole considerare reale, appunto, la si debba ritenere totalità intrinseca e dunque Unità che non può trascendere sé stessa in alcun modo (tale che la trascendenza sia solo immanenza relativamente non-presente o ultra immanenza). Altrimenti la Realtà come totalità, estrinseca, sarebbe da dirsi nominale. Ogni attributo della Realtà è reale e comprende a sua volta tutta la Realtà, poiché, se così non fosse, si darebbe tra quelli uno scarto irreale; nonché ogni attributo, in virtù di tale scarto, costituirebbe una realtà ulteriore. Se, perciò, non si vuole ridurre la Realtà a una sistenza priva di attributi, come consegue nella speculazione as’arita (cfr. al-Ghazali, qui), allora, come si è detto, la sistenza è da ricollocarsi anche in ogni attributo tale che “ogni singola determinazione [sia] un modo, irripetibile, di esistenza” (Severino) e, per esempio, almeno “si deve concludere che le cose future sono reali anche se non esistono ancora” e “analogamente tutte le cose passate sono reali anche se non esistono adesso” (H. Putnam, in Matematica, materia, metodo). Dove ancora e adesso sono determinazioni consustanziali alle determinazioni che accompagnano nel presente che (tali determinazioni) sono. Cfr. Ontologia, Oggetto e cosa, Axios e meroi, Metafisica.
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@ILLUS. by JOHNNY PARADISE SWAGGER, 2019