UN’INNOVATIVA SINTESI MEDIEVALE DI GERUSALEMME E ATENE
Presentazione di Mosè Maimonide, Norme sui fondamenti della Torà, tradotto da R. Gatti, Giuntina, Firenze 2023.
In che modo possiamo concepire una relazione non oppositiva tra Atene e Gerusalemme (i grandi poli della nostra civiltà), in modo da non risolvere la prima in un’etica filosofica (come ad es. avviene in Levinas) e da non ravvisare nella seconda soltanto un’ortoprassi?
A questo proposito potremmo ad esempio ascrivere, all’Atene di questo binomio, una valenza metafisica anziché etica; potremmo anche pensare, proprio grazie all’innesto di Gerusalemme su Atene, alla possibilità di una sorta di metafisica della conoscenza di amore o di intelletto d’amore.
Il libro che qui si presenta può forse fornire una risposta a questi interrogativi e possibilità.
È la prima traduzione italiana integrale del trattatello che inaugura il Mishneh Torah, l’innovativo codice legale di Maimonide, composto negli anni ’70 del XII sec. Il titolo Mishneh Torah può essere reso con “Ripetizione (nel senso di spiegazione e sistematizzazione) della Legge (orale)”. Per un autore ebreo medievale come Maimonide (vissuto nella seconda metà del XII sec.), il termine “Legge” non fa solo riferimento a un codice di etica individuale, ma anche a un sistema di norme giuridiche che regolano tutti gli aspetti significativi della vita associata, nel campo del diritto privato, di quello penale e dei riti religiosi. Queste norme vengono ricavate sia dalla Bibbia ebraica sia dal Talmud, la complessa e stratificata opera con cui i Rabbini hanno interpretato la Mishnah.
Il titolo del trattatello che viene qui presentato può invece essere reso in maniera parafrastica con “norme che fanno riferimento a un sistema di idee e valori volti a definire l’identità di un ebreo credente“. Infatti, la grande novità del Maimonide halakhista (esperto cioè di Legge) è quella di aver identificato un insieme di proposizioni razionalmente argomentate, costituenti una sorta di teologia fondamentale dell’ebraismo. In questa operazione vengono applicate alla tradizione ebraica idee della filosofia greco-araba, nella profonda convinzione (così come si esprime Averroè, concittadino e contemporaneo di Maimonide) che «la verità è una e da tutti lati concorda con se stessa». Si vedano ad esempio le pagine iniziali in cui la fede nell’esistenza di Dio viene tradotta nei termini di una rigorosa prova filosofica basata sul carattere necessario dell’essere di Dio e di quello contingente del mondo (una prova che risale al filosofo arabo Avicenna). Ma si leggano anche i capitoli dedicati alla presentazione delle linee portanti della visione aristotelica del cosmo e le parti finali sulla profezia, dove vengono impiegate nozioni greco-arabe di noetica.
In questo modo, però, non è solo Gerusalemme a mutare. La stessa Atene cambia di segno, finendo con il diventare, proprio grazie all’ebraismo, una sorta di amore intellettuale nei confronti del Dio ineffabile. Le pagine dedicate al tema della conoscenza razionale come vettore d’amore sono infatti tra le più interessanti dell’opera e sembrano anticipare lo amor Dei intellectualis, in cui Spinoza ravvisa il culmine dell’argomentare filosofico.
Un libro dunque in cui si esprime la doppia fedeltà di Maimonide verso l’ebraismo e la filosofia e che segna il destino dell’Occidente medievale.
@ILLUS. by WANDO feat. JOHNNY PARADISE SWAGGER, 2023
NORME SUI FONDAMENTI DELLA TORÀ