BOSSE-DE-NAGE E L’INCONTRO CON IL MISTICO TEOLOGO DI PROVINCIA (PARTE I)
Superato indenni l’ostacolo che il pessimo The BRock aveva loro studiato, si fece largo convinzione comune che da quel momento in poi la spedizione sarebbe stata lineare, senza scossoni e soprattutto senza gli agguati di quel manigoldo che avevano sconfitto nel primo episodio di questo nuovo arco narrativo. L’aver evitato con grande abilità le minacce aveva ringalluzzito il manipolo che ora, cantando antichi motivetti pirateschi e cavallereschi, proseguiva a passo spedito piè veloce piè di pagina verso la prossima meta. Diedero uno sguardo alla mappa che come sempre aveva la facoltà prodigiosa di indicare dove fossero al momento e la mappa fornì loro le indicazioni richieste: si trovavano nella Gola Profonda, una depressione che sprofonda per alcune decine di metri sotto il livello mare, circondata da alte montagne innevate, immersa in un mare di nebbia, anch’esso al di sotto del livello del mare. Di lì a poco si sentirono in un mare di guai – mare di guai, ci teniamo a ricordare, al di sotto del livello del mare.
Ma il pericolo maggiore proveniva proprio dall’ambiguità che circonfonde la depressione Gola Profonda. Leggenda vuole, così li informò premurosamente la mappa per tirarli su d’animo, che chiunque si perda nella depressione per un lasso di tempo la cui radice quadrata è maggiore dell’asse costruito sulla circonferenza il cui raggio è laser, cade in depressione, e che nel giro di pochi giorni forse ore forse minuti forse attimi si lascia andare a vagare per l’eternità in quella brulla valle brumosa. Al che, ormai perfettamente chiaro per tutti che la situazione si era fatta grigia, Bosse-de-Nage, cinocefalo babbuino, capo della spedizione nonché abilissimo navigatore, decise di prendere il toro per le corna e cavalcandolo – era stato infatti in gioventù campione interpagico di tauromachia – si fece largo tra la nebbia talmente spessa da poter essere tagliata con un grissino. Prima di inoltrarsi però nel whiteout, si girò verso i suoi compagni e pronunciò un chiaro e semplice «’HA ‘HA» – la cui forza fu tale che si incise in un disco che divenne di platino in pochissimo tempo – come a dire:
Subordinati, compagni, amici. È stato un onore per il sottoscritto essere insignito dell’incarico di guidarvi tra pericoli così letali. Per questo, per onorare l’onore di cui sono stato onorato, è mio preciso dovere fare di tutto per riportarvi a casa sani e salvi, anche a costo della vita. Senza riserve andrò a cercare una via di fuga e, una volta trovata, tornerò da voi per riprendere insieme questo cammino. I giornali le radio le televisioni i Social Network Internet: tutti ci stanno guardando. Non possiamo deluderli. Qui si fa la storia, ma mai dimenticarsi, o giovani, della geografia!
E detto questo cavalcò risoluto fino a che nella nebbia disparve. Confortati da quelle parole, gli uomini accesero un fuoco e si accamparono per la notte. Con il cibo che restava nelle bisacce si prepararono pietanze semplici e nutrienti.
Erano oramai passate alcune ore – più probabilmente 10 minuti – e Bosse-de-Nage incominciava a perdere le speranze. La nebbia non si diradava, anzi si inspessiva. Il grissino si era frantumato nell’ultimo tentativo di fenderla e ora, senza lo strumento utile per farsi strada tra gli spessi strati nebbiosi, le sue probabilità di riuscire a ritornare vittorioso si affievolivano sempre di più quando…
L’Essere è sempre presente. Noi siamo sempre nel presente. Dire “nostro presente” non ha senso: il presente è l’Essere. Il “nostro presente” è il dono dell’Essere che è presente.
Una saggia voce riecheggiò. Bosse-de-Nage, cinocefalo babbuino si fermò e scorse una grotta. Diresse il toro verso la spelonca e sull’uscio intravide un uomo, occhialini alla Harry Potter, cappello da Indiana Jones, baffi alla Ming, barba lunga da vecchio saggio dell’Oriente Antico e bastone di chiara ascendenza mistica. Fece un largo gesto con la mano e invitò il cinocefalo babbuino a entrare nella sua umile dimora. Educatamente, Bosse-de-Nage ringraziò con un cordiale «’HA ‘HA», come a dire “Grazie molte buonuomo. Lei è un asceta?” E il misterioso individuo:
L’Essere è Uno, Eterno e Immutabile: il movimento non esiste. Chi sono io? Un attributo dell’Essere che, solo, È.
Riconoscendo in questo discorso una anfatizzazione parmenidea, ed avendo egli parteggiato fin dalla più tenera età, principalmente per forma mentis, alla controparte eraclitea, Bosse-de-Nage colse l’occasione per un interessante scambio di battute con il suo ospite. I temi affrontati furono dei più pertinenti e toccarono tematiche quali la filosofia la teologia la matematica la fisica l’astronomia la medicina la storia la letteratura l’architettura l’agrimensura la potatura. Come era bello discorrere con quell’uomo misterioso che venne poi a sapere essere il famigerato mistico teologo di provincia!
Erano ormai passati 10 minuti – più probabilmente alcune settimane e di Bosse-de-Nage, cinocefalo babbuino, non si vedeva nemmeno l’ombra – data la fitta nebbia che impediva ai raggi di sole di penetrarne la coltre. La disperazione serpeggiava siccome serpe strisciante e il manipolo non sapeva più che pesci pigliare, dal momento che li avevano pescati tutti dal laghetto limitrofo. Invocarono allora l’ausilio della divinità protettrici della Terra di Cuccagna e, per non inimicarsi numi altrui, offrirono sacrifici anche a tutte le altre divinità conosciute che erano state catalogate da Lo Studioso nell’almanacco illustrato Usi, costumi e riti. Guida completa alle divinità del mondo, nella speranza che il loro capitano sarebbe tornato il prima possibile.
Nella caverna, intanto, i due continuavano imperterriti nelle loro dispute, con gran divertimento di entrambi. Ma un passo falso cambiò le sorti di quell’incontro. Il mistico teologo di provincia, in un saliente passaggio della sua argomentazione, così si espresse recitando a memoria un augusto brocardo:
Chi cerca…
…cerca.
Piacevolmente colpito, Bosse-de-Nage sprigionò un «’HA ‘HA» incuriosito, come a dire “Chi l’ha pronunciata?” Il mistico teologo di provincia riferì trattarsi del proverbio Petitio Principii del leggendario The Doomstah. A sentire quel nome, Bosse-de-Nage sguainò immantinente la spada, ma si ricordò di averla lasciata prima della partenza perché non perfettamente idonea con il suo outfit, e, non potendo nemmeno brandire il possente grissino, si ritrovò con le spalle al muro. The Doomstah – era risaputo da tutti – era un grande amico del minaccioso The BRock che mollava tutto per andare a scrivere su Arena Philosophika!
Il mistico teologo di provincia altri non era che uno sgherro del terribile The BRock…
FINE PRIMA PARTE
@ILLUS. by, FRANCENSTEIN, 2021






