SPINOZA “SUI MIRACOLI” – (Ep. 1) L’OPINIONE DEL VOLGO (Podcast)
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Spinoza “Sui miracoli” è la serie podcast delle letture tratte dal capitolo VI del Tractatus theologico-politicus di Baruch Spinoza.
In Spinoza “Sui miracoli – (Ep. 1) L’opinone del volgo, iniziamo a penetrare nel testo del filosofo assaporando i primi passaggi dell’argomentazione spinoziana contro l’opinione del volgo.
Le letture sono condotte a partire dalla traduzione di Alessandro Dini così come compare nell’edizione dell’Opera Omnia curata da Andrea Sangiacomo, Bompiani, 2011.
Una produzione Arena Philosophika Podkast
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@GRAFICS by, FRANCENSTEIN, 2020
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SPINOZA, DIO E I MIRACOLI

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Molto interessante questo brano! Verso la fine si accenna al pregiudizio teleologico, a cui Spinoza dedica l’appendice della prima parte dell’Etica. In generale mi è sembrato che il nostro facesse riferimento alla distinzione, già di Duns Scoto, tra potentia ordinata e potentia absoluta, per esporre la concezione errata che gli uomini hanno di Dio… i miracoli corrispondono con gli eventi della potentia absoluta, che vengono così ab(s)tracti dall’andamento ordinario del Tutto e individuati, in forma isolata, come ciò che trascende la comprensione umana e che deve consistere in una decisione imperscrutabile di Dio, che decide di intervenire PER gli uomini. Ecco l’effetto del pregiudizio teleologico, dettato dall’ignoranza dell’autentica natura di Dio e della Natura – che, per l’appunto, coincidono. Questo significa che non vi è un Dio buono, che non vi sono cose buone o cattive, che non vi sono eventi finalizzati al bene dell’uomo in quanto centro di un ipotetico “creato” voluto da un Dio Creatore (la Natura naturante è anche, infatti, Naturata) e che la creazione è in realtà derivazione interna di modi finiti nella Sostanza infinita – che è il Deus sive Natura – attraverso infiniti attributi. Nulla può accadere al di fuori del necessario ordinamento interno della Sostanza, nulla è al di fuori di essa e della sua intrinseca necessità, sicché eventi che posseggano lo statuto che il “volgo” attribuisce ai miracoli sono semplicemente contraddittori e dunque inesistenti. I miracoli sono quindi uno dei sintomi dell’ignoranza umana, propria dell’uomo che non è libero – non a caso, “la libertà è il riconoscimento della necessità”.
Esattamente; il miracolo sarebbe un dispositivo utile a far comprendere al volgo la Necessità delle determinazioni divine che in quanto tali non possono che essere esplicazioni dell’Unica Sostanza.
Molto correttamente hai fatto riferimento al tema della creazione che identifica (sulla scorta, in parte di Maimonide prima e di Gersonide, allievo di Maiomomide, in seconda battuta) con la creatio ab aeterno. Difatti, la creazione sarebbe un immenso problema se presa alla lettera: sia in quanto ex nihilo (come potrebbe esservi il nulla prima dell’Essere-Sostanza?) sia perché è l’instaurazione della pluralità, di una distinzione reale tra Creatore e creatura. Problema particolarmente spinoso per la sensibilità ebraica, molto più attenta che quella cristiana a mantenere la dimensione monoteistica (benché la terza parola della Tanak, la Bibbia ebraica, sia Elohim, ovvero un plurale!).
Per questo la grande catena dell’Essere presentata nel “Breve trattato su Dio, l’uomo e la sua felicità” è incentrata proprio alla dimostrazione della non pluralità della sostanzialità (benché non neghi la pluralità – anzi l’affermi a conferma! – dei modi della sostanza).