IL COMPLESSO DI IFIGENIA (II PARTE): GRETA THUNBERG, OVVERO LA FIGLIA
Clamore. Questa è la parola d’ordine. Vociare, rimpallo di suoni, di riverberi. La parola è potere, è il potere; clamore non dell’essere (Badiou interprete di Deleuze), ma della parola: e la parola, per essenza è clamorosa. Tutta la forza della parola nuova, che non è una parola diversa, altra. L’Evangelo profetico non è la proclamazione di una parola innovativa e inaudita, cioè mai sentita prima; è però parola come non lo è mai stata in precedenza. La novità clamorosa non è tanto nella triangolazione significante veicolata dalla parola: significante, significato, destinatario, quanto più nell’atto stesso della parlare, il parlare che si fa parola che è potere. È l'”How dare you?” che inchioda, che silenzia (il clamore necessita di silenzio) e che trasfigura lo sguardo: la “voce grossa” e lo “sguardo severo” non sono più prerogative del padre (e della madre) come ci ricorda Recalcati (segno positivo di un rinnovato rapporto sano, conflittualmente sano, tra genitori e figli), ma la stessa (?) “voce grossa” e lo stesso (?) “sguardo severo” ora sono le armi della figlia: gli occhi i suoi fulmini, la voce il suo tuono. È l’effetto pedocrazia.
Estremizzazione della parresia, dono dello Spirito Santo; chiamiamola orizzontalizzazione (sociologi e psicologi docunt). Possibilità, in quanto capacità, in quanto forza dinamitarda. Lo faccio perché posso non perché ho ricevuto una concessione: non c’è sintassi, non esiste concessiva. Tutto si equipara, si (s)coordina (ma della (s) dimentichiamoci come ci si dimentica di una parentesi), paratatticamente. Lo posso fare perché ho il potere di farlo: parola-dinamite. Parola che esplode ovunque e che intacca faglie telluriche causando terremoti distruttivi. La parola è il dono di Dio: potere di prendere la parola, potere di prendere il potere. Se posso il potere (prendere la parola) è perché ho già, son già stato donato del potere, dunque della parola. La generazione The Hundred assume questo potere e il Paraclito si è fatto Internet. Amplificazione massima del potere, donazione luciferina (?) del potere su di un mondo, su infiniti mondi. In Internet niente genitori; un universo plurale di figli che prendono la parola; di figli che si spacciano per genitori e di genitori che si presentano come tali, ma che son peggio dei figli. In Internet non c’è bisogno di genitori. La terra desolata post apocalittica aspetta la figlia-profetessa. Poche parole: “How dare you?”
Era totalmente nel torto Recalcati quando ha parlato di segreto del figlio. Ed aveva torto perché ha assolutamente ragione. Il figlio è il segreto scabroso, il mistero irraggiungibile, lo scarto, generazionale e ontologico, che permette lo scivolamento dal passato al futuro; è il fattore differenziale (Recalcati, Il segreto del figlio) che resta enigma insolubile per il padre (e per la madre). Ma ora il segreto si è dispiegato, l’oscuro si è illuminato. Il figlio ha preso la scena e il clamore della sua parola rimbomba. Il padre può poco e la madre anche meno; il figlio, investito dal potere divino si è emancipato dalla sua figliolanza. Una nuova figura-epoca si apre all’orizzonte. Edipo vs Ifigenia: fine del figlio.
Perché Edipo è il figlio maledetto, non voluto, abbandonato dalla nascita per far sì che non si adempisse la profezia. Edipo è il figlio profetato, nel cui corpo e nel cui destino la parola si inscrive, viene incisa nelle vicende della sua esistenza: esposizione, adozione, fuga dalla casa adottiva (sempre l’Oracolo gli predice il parricidio e l’incesto), omicidio del re di Tebe (parricidio), risoluzione dell’indovinello della Sfinge (ultimo argine al destino), matrimonio con Giocasta (incesto), epidemia, ricerca della verità, accecamento ed erranza. La parola aleggia su tutta la tragedia e ne sancisce il ritmo; l’Edipo non è la tragedia della Verità (Recalcati e prima di lui Jaspers), né della luce (Ricoeur, citato da Recalcati), bensì quella della parola profetica subita, all’insegna dell’incisione nell’anima. Edipo è un testo scritto, scritto dalla parola profetica. Ma questa destinalità inscritta è la ragione principale della sua relazione con il padre che, per quanto venga ucciso dal figlio, è comunque il negativo, fotografico, della sua sostanza. La conseguenza per Edipo è di non accedere alla castrazione simbolica castrando effettivamente il padre.
La Legge Simbolica non ha potuto così inscriversi in Edipo che si è rivelato pagina bianca per la parola profetica. Ifigenia, al contrario, viene salvata dalla parola profetica. Condannata al sacrificio dalla parola vaticinante di Calcante, costretta sull’altare dal padre Agamennone, venne salvata dalla dea Artemide, di cui poi divenne profetessa. Ifigenia è la figlia che non eredita , la figlia che non riceve dal padre (e dalla madre) nulla se non la mancanza: già castrata, accede alla castrazione simbolica (cioè all’instaurazione delle Legge Simbolica) senza passare per la castrazione mortale del padre. È il padre a ereditare dalla figlia; sia essa uccisa (come in Eschilo), sia essa salvata (come nelle versioni più comuni del mito) la parola profetica non va a segno perché non inscrive nulla sulla sua viva pelle. Edipo è il figlio fallimentare, colui che delude l’eredità (e così l’Anti-Edipo, Narciso e lo stesso Telemaco che è anacronisticamente ereditiere); Ifigenia è la figlia impossibile, che non è neanche più figlia, che elude l’eredità fornendo l’eredità al padre (la possibilità di partire per mare).
Ifigenia diventa la parola profetica. La Figlia è profetanza.
Ma come la figliolanza, essa è relazionale. Ifigenia conosce una solitudine diversa rispetto a quella di Edipo, accerchiato dalla potenza della parola. La parola profetica la rende profetessa-sacerdotessa di Artemide (dea dei boschi, della caccia e della Natura, Artemide efesina). Ed ecco che l’isolamento della Figlia, priva di Padre e Madre, Parola incarnata, chiama a sé figli dispersi da ogni dove sotto l’ampio velo di una Madre che non necessita di Padre: Madre Natura. Così la Figlia-Greta-Ifigenia prende i cartelloni e gli striscioni e scende in piazza, migliaia di figli al suo seguito; si prendono la scena. Prendono la parola.
Quale destino toccherà in sorte alla Figlia e ai suoi figli-profeti? Soccomberanno anch’essi al primo discepolo?
Per il testo di Recalcati si è fatto riferimento a Massimo Recalcati, Il segreto del figlio. Da Edipo al figlio ritrovato, Feltrinelli 2019, terza edizione.
Per il riferimento a Jaspers su Edipo si rinvia alla traduzione italiana integrale di Von der Wahrheit curata da Diego D’Angelo: Karl Jaspers, Della Verità, Bompiani, Milano 2015, pp. 1865-1869.
@ILLUS. by FRANCENSTEIN, 2019





