PER UNA LETTURA SCHOPENAUERIANA DI “JULIE O LA NUOVA HÉLOÏSE”

In Julie o la nuova Héloïse il precettore Saint-Preux s’invaghisce di Julie, nella quale trova tuttte le qualità del mondo. Egli, Saint-Preux, l’intellettuale, l’uomo di spirito dotato di un libero arbitrio e di uno spirito critico che gli permettono sempre di non lasciarsi sottomettere a una volontà eccessiva, a scegliere la buona volontà anziché la malvagia, decide di scommettere sull’amore di Julie inviandole una lettera. Passando alle confessioni amorose, egli prende la dura decisione di esigere di essere anche umiliato qualora non lo desiderasse e di disonorarlo affinché egli non le si avvicini più. La sua volontà non sembra essere più sufficiente per placare i suoi ardori. È completamente alienato, fuori da ogni logica per il tenero sguardo di Julie:
È necessario che vi rifugga, Signorina, lo so bene. Avrei dovuto attendere molto meno, o piuttosto sarebbe stato necessario non avervi mai visto. […] Io non vedo, Signorina, che un’unico mezzo per uscire dall’imbarazzo nel quale mi ritrovo; il problema è che la mano che mi ha affondato si ritira, che la mia pena come la mia colpa provengono da voi, e che almeno per pietà nei miei confronti abbiate la decenza di interdirmi la vostra presenza. Mostrate la lettera ai vostri genitori; sbarratemi la vostra porta; cacciatemi come più vi piacerà; io posso sopportare tutto da voi; non posso solo rifuggire voi da me (traduzione del lacerto nostra).
Ma Saint-Preux ha ragione ad affermare che non avrebbe mai dovuto conoscere Julie, al punto da volerla fuggire come un disertore della passione amorosa? Non si tratta qui di una colpa cruciale e ridicola perché impossibile a lungo termine? Saint-preux è veramente padrone del suo amore per Julie? E per quali meccanismi si è innamorato?
Schopenhauer, nella sua Metafisica dell’amore sessuale, constata che tutti gli uomini sono sottomessi ai sentimenti d’amore e che si trovano essere in balia di una forza superiore a loro, a tal punto da arrivare alcuni a suicidarsi, a commettere assassini, a ridicolizzarsi, ivi compresi i più grandi intellettuali che purtuttavia hanno tutte le risorse che permetterebbero loro a priori di porre argine a questo fenomeno grazie all’esercizio della volontà. Tutto inutile. Questo rifiuto dell’amore non è sincero, non è che un segno di malafede, e l’amore ritorna sempre, in un certo momento, spazzando via tutto quello che incontra sul suo passaggio, come uno tsunami che si abbatte sulla spiaggia. L’uomo sembra del tutto sottomesso a questa forza superiore e trascendente che è il sentimento d’amore. L’innamorato pensa comunque che si tratta di una decisione personale: il suo sentimento trae origine dalla sua individualità, dalla sua propria coscienza; ne è certo. Questa sensazione è tanto più potente quanto più un essere vivente è abbagliato dalla bellezza o dall’intelligenza di un altro, fin dai primissimi istanti del loro incontro. Pensa di essere solo al mondo con quest’altra persona e che la società si è eclissata con la comparsa del fenomeno amoroso. Tuttavia, innammorandosi, riconoscendo la grandezza dell’altro, l’essere umano non serve i propri interessi, ma è al servizio della «volontà di vivere» della specie in quanto tale. La vita non ha a prorio nessun senso per Schpenhauer; Cioran aggiunge che si tratta proprio di un inconveniente essere nato.
Certo. Ma per quanto la nascita sia la peggior cosa in un mondo infame e incomprensibile, regola il mondo e offre all’uomo la possibilità di divenire migliore. Quando un essere umano ne incontra un altro, e vi ritrova delle qualità certe, grandezza d’animo, una intelligenza spiccata, una tenerezza nella gestualità, un’eleganza o un’eloquenza ragguardevoli per esempio, vede nell’altro la possibilità di far sorgere un nuovo nato perfetto, che è in potenza il punto d’incrocio dei due genitori. L’amore non serve l’uomo in quanto individuo, ma serve la specie in quanto quest’ultima si perpetua nella migliore maniera possibile, con gli esseri più brillanti e più robusti. Pertanto, l’uomo può sentirsi ingannato, dirsi che questa astuzia della natura, come sottolinea Schopenhauer, è malvagia, machiavellica, che gli rimuove il libero arbitrio e che si tratta della peggiore tra le cose: da ciò può derivare una visione pessimista della filosofia schpenhaueriana.
Ma è opportuno sottolineare il fatto che si può ugualmente interpretare questa astuzia della natura come una possibilità per l’essere umano. Attraverso questa astuzia, che costituisce il sentimento d’amore e che ha per fine, benché inconscio dapprincipio, l’atto sessuale che determina la nascita di un individuo il più perfetto possibile, l’uomo si radica all’interno di un desiderio collettivo d’ideale, serve una causa che è più grande che la sua, che lo oltrepassa. Inoltre, l’essere umano che si innamora di un essere che potrerbbe generare il miglior nascituro, assume le funzioni di un demiurgo che ottimizza la specie umana: ha la possibilità di creare una comunità di filosofi ideali. Due filosofi brillanti possono, per esempio, mettere al mondo un essere ancora più brillante di loro, un bambino che combinerà tutte le migliori disposizioni dell’anima di ciascuno; questo neonato fortemente filosofo potrà partecipare alla creazione di una società più giusta grazie alla sua intelligenza. Julie e Saint-Preux hanno dunque ogni interesse, per loro come per l’avvenire della specie umana, a non ricacciare i propri sentimenti, a lasciar scorrere il loro desiderio amoroso e a generare un bambino sublime. Anzi, essi si presentano alla stregua degli dei grazie alla loro funzione creatrice. La scelta di una buona madre e di un buon padre è strategica e delle più importanti per Schopenhauer. L’essere umano può migliorare l’umanità per mezzo della scelta dei partners ideali e può altrettanto deteriorarla a dei desideri sessuali istantanei che Schopenhauer qualifica come «volgari» e che non costituiscono una scelta pertinente dal punto di vista dell’opportuna perpatuazione della specie umana.
De facto, dopo aver letto la Metafisica dell’amore sessuale, si può pensare che se la natura non avesse scelto, al fine di procreare, che delle donne dalle plurime qualità intellettuali e fisiche, l’umanità avrebbe potuto trarne un’implementazione di intelligenza e di bellezza d’animo, minimizzando così il rischio di creare degli esseri villani nel senso del κακόν (kakón) greco, che corrisponde ad una bruttezza fisica e/o morale. Saint-Preux non deve rifuggire Julie, perché ha visto in lei delle virtà rare che non troverà certamente nelle altre donne; non sprofondando nell’amore, egli mette in pericolo il suo futuro figlio che avrebbe potuto avere le fulgide qualità della madre. L’amore è di conseguenza per l’uomo il mezzo meraviglioso non per essere sottomesso alla natura in un senso negativo, ma via grazie alla quale la specie potrebbe trovarsi alla fine beneficata. Non volere, rifiutare la volontà della natura che a noi si impone in occasione di un incontro amoroso per presunzione o desiderio di dominare i propri sentimenti, non è una prova di coraggio, ma una diserzione dalla scena collettiva dell’umanità; non amare è negare la propria umanità.
Schopenhauer ci invita così, forse inconsciamente, a sorridere all’amore, a percepirvi una quint’essenza dell’umanità, a patto che gli esseri umani non si facciano abbagliare e seguano il desiderio di una natura che li sovrasta e che completa comunque l’uomo. Amare non deve fare piangere, ma deve fare sorridere all’esistenza l’uomo nel sorridere all’altro che desidera.
@ILLUS. by KITSCHSTER, 2021
@ILLUS. NEL CORPO DEL TESTO by TEKATLON, 2021
@ILLUS. IN FONDO AL TESTO by JOHNNY PARADISE SWAGGER feat. PATRICIA MCBEAL, 2020