VOLTAIRE – ESISTONO ANCORA I VAMPIRI?
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Questi vampiri erano dei morti che uscivano di notte dai loro cimiteri per andare a succhiare il sangue dei vivi, mordendoli alla gola o al ventre, dopodiché se ne tornavano nelle loro fosse. […] Né a Londra, né a Parigi si sentiva parlare di vampiri. Riconosco che in queste due città ci fossero aggiogatori, curatori, affaristi, che in pieno giorno succhiavano il sangue del popolo; ma costoro non erano morti, benché corrotti. Questi autentici succhiatori non abitavano nei cimiteri, ma in palazzi assai comodi. […] Tutte queste storie, però, per quanto vere, non avevano niente a che vedere con i vampiri che andavano a succhiare il sangue dei vicini e poi se ne tornavano subito nelle proprie bare. Si cercò se non si trovasse nell’antico testamento o nella mitologia qualche vampiro da addurre come esempio; non se ne trovò. Ma si dimostrò che i morti bevevano e mangiavano, dato che presso tante nazioni antiche si lasciavano cibi sulle tombe. La difficoltà stava nel sapere se era l’anima o il corpo del morto che mangiava. Si decise che mangiavano entrambi. I cibi leggeri e poco consistenti, come le meringhe, la panna montata e i frutti candidi, erano per l’anima; il roast-beef era per il corpo.
[…] La conclusione di tutto ciò è che, per cinque o sei anni, gran parte dell’Europa è stata infestata da vampiri, e non ce ne sono più; che in Francia abbiamo avuto dei convulsionari per più di vent’anni, e non ce ne sono più; che per millesettecento anni ci sono stati degli indemoniati, e non ce ne sono più; che fin dai tempi di Ippolito sono sempre stati resuscitati dei morti, e non se ne resuscitano più; che, in Spagna, in Portogallo, in Francia, nelle Due Sicilie, abbiamo avuto dei gesuiti, e non ne abbiamo più.
[Voltaire, Dizionario filosofico, voce Vampiri]
Nella traduzione curata da Domenico Felice e Riccardo Campi (lievemente modificata), edita Bompiani.





