BATAILLE E L’ETNOGRAFIA
In questa mia ricerca cerco di “investigare” gli scambi di pensiero tra Bataille e la scuola etnografica francese del periodo le due guerre mondiali. Cercherò di vedere come Bataille abbia trasposto temi di riflessione e dati etnografici nel suo “paradossale” tentativo di costruire una visione sull'”eterogeneo”. Fornirò brevi cenni biografici per precisare il momento storico in cui Bataille si trovò ad operare, citando i momenti topici della sua attività culturale.
Il primo avvenimento che segnò l’esistenza di Bataille fu la prematura scomparsa del padre che avvenne in circostanze drammatiche. Ciò sconvolse la vita interiore di Bataille: iniziò il suo lacerato rapporto con la morte. È importante ricordare che Bataille ricevette un’educazione laica e che durante l’adolescenza ebbe una conversione religiosa (cattolica) che durò qualche anno (Nietzsche contribuì a sgretolarla). Fu anche per la sua fede cattolica che l’intellettuale francese si appassionò al mondo feudale e si dedico’ allo studio della filologia romanza.
In seguito (1918) si iscrisse all’École des Chartres di Parigi. È proprio a Parigi, a parte qualche importante soggiorno in Spagna, che Bataille trascorrerà gran parte della vita, diventandone uno dei più anomali ma carismatici protagonisti della scena culturale.
I quattro anni dell’École des Chartres furono assai prolifici per la sua formazione. Durante quegli anni incontrò Métraux, col quale strinse solida amicizia, il quale lo iniziò alle tematiche etnografiche che assumeranno basilare importanza per la pensée batailleana. Stranamente i due sono complementari: se Bataille si sentiva rassicurato dall’erudizione di Métraux, questi a sua volta vedeva la sua passione per l’etnografia confermata dalla disposizione dell’amico ad esprimere la loro affinità : un trasporto impetuoso per la vita unito ad una coscienza della sua assurdità. Il sodalizio Métraux-Bataille può essere considerato emblematico di quella contiguità che ha mantenuto l’etnografia francese in costante dialogo con l’avant-garde.
Métraux inoltre introdusse Bataille ad etnografi importanti come Griaule, Henri-Rivière e soprattutto all’opera di Mauss. (Il suo Essai sur le Don fu seminale nell’evoluzione batailleana). Il grande etnografo famoso per le sue lunghe ricerche sullo sciamanesimo latino-americano, aveva tratto ispirazione per la sua carriera dalla frequentazione dei corsi di Marcel Mauss che nel 1925 aveva fondato a Parigi con Lévi-Bruhl e Rivet L’Institut de Ethnologie (prima volta che in Francia veniva creata una scuola professionale per etnografi). Sono questi gli stessi anni in cui nella Ville-Lumière esce il primo manifesto dei Surrealisti (Duchamp, Breton, Aragon, Buñuel).
L’Etnografia accademica era agli albori. Quella sul campo invece procedeva a ritmo veloce: il suo sviluppo negli anni ’30 con la famosa spedizione africana nel Dakar-Gibuti (in cui prese parte anche Michel Leiris, altro personaggio come Bataille a cavallo fra etnografia e surrealismo), si poneva in continuità col Surrealismo degli anni ’20.
Bataille era il perfetto anello di congiunzione fra entrambi i movimenti culturali francesi fra le due guerre: l’Etnografia ed il Surrealismo.
Ritornando a Mauss, figura di spicco dell’etnografia transalpina, occorre delineare il suo profilo singolare per capire come abbia avuto presa su Bataille. Mauss nel suo Istituto di Etnologia teneva corsi che spaziavano dallo sciamanesimo siberiano alla poesia orale australiana fino ai rituali indiani e polinesiani mettendo a frutto la sua conoscenza delle religioni orientali. Mauss stesso non aveva mai effettuato ricerca etnologica sul campo ma spingeva fortemente i suoi allievi a farla. È nel 1923 che appare su l’Anée Sociologique quell’ Essai sur le Don (Saggio sul Dono) che sarà la sua opera seminale nel quale confluiscono sia l’eredità durkheimiana (ricordiamo Durkheim il maggior sociologo europeo all’epoca) sia la prospettiva sperimentata nel lavoro sulla struttura morfologica delle società eschimesi. I suoi precedenti lavori lo avevano portato ad elaborare la teoria del fatto sociale totale che atteneva alle prestazioni economiche nelle società primitive. I lavori antecedenti di antropologi come Boas sugli indiani Kwakiutl e di Malinowski sui Trobriandesi del Pacifico avevano dimostrato presso tali contesti etnici l’esistenza di forme di scambio e circolazione dei beni.
Grazie al concetto di fatto sociale totale (un aspetto della singola società decisivo per comprendere tutti i riti di una data società), si apriva la possibilità di gettare uno sguardo su quei fenomeni di carattere economico che pongono in relazione gruppi ed individui secondo forme di reciprocità. Secondo Mauss ci sono tre regole che sottostanno al fenomeno sociale del dono e cioè l’obbligo di Dare, Ricevere e Ricambiare: attraverso tali regole si struttura il principio della reciprocità. La natura del Dono come fatto sociale totale appare in occasione di fenomeni come il Kula dei Trobriandesi descritto da Malinowsky o il Potlatch di Boas; queste pratiche vengono assimilate da Mauss al fenomeno del Dono. Questi due esempi di economia primitiva rappresentano delle variazioni nella direzione di un «commercio di ordine nobile» ( Kula) o di un «costante torneo» allo scopo di acquisire prestigio.(Potlatch).
Mauss definiva il Potlatch un «mercato senza mercanti», nel senso che in questo rito delle isole melanesiane i beni non circolavano secondo le leggi di mercato (domanda-offerta) ma attraverso un meccanismo di doni e contro-doni. L’etnografo francese spostava il problema della comprensione del Potlatch e del dono in generale, dall’ambito della mera produzione e circolazione dei beni secondo criteri omogenei ai rapporti sociali su cui la produzione si fondava, all’ambito dell’etica e della morale. Egli vedeva infatti nel Dono l’esempio di come le società hanno progredito nella misura in cui esse hanno saputo stabilizzare i loro rapporti, donare, ricevere e ricambiare.
Bataille approfittò della prima grande mostra parigina di arte pre-colombiana (accanto a Mètraux) per far uscire un articolo nel quale anticipava alcune delle prospettive di ricerca etnografica contemporanea, oltreché i temi fondamentali della sua riflessione sull’erotismo, la violenza e la religione. In questo lungo articolo pubblicato sulla rivista ufficiale dell’Institut d’Ethnologie, Bataille espone i motivi della sua predilezione per la civiltà azteca dovuti alla loro raffinata crudeltà che si esplicava nei sacrifici umani. Trovava nel loro animismo una sorta di Humor Noir peggiore dell’orrore e considerava i loro Dei dotati di un carisma macabro, i più sanguinosi in assoluto nel regno dei Cieli.
Il grande intellettuale francese era influenzato dall’avanguardia etnografica con Mauss che a sua volta aveva letto Freud e la sua emergente cultura psicoanalitica. Quando Mauss affermava che «…i tabù culturali sono fatti per essere violati…» si era riferito al testo di Freud Totem e Tabù e Georges Bataille, a sua volta impregnato di mentalità surrealista, aveva fatto del demistificare e valorizzare l’emozione positiva della trasgressione lo scopo ultimo del suo pensiero e della sua ricerca. Il suo apprezzamento del sacrificio umano giustappone, secondo la moda surrealista, il bello ed il brutto, il normale ed il ripugnante. La cultura, secondo questa ottica, è strutturalmente ambivalente.
Rimasto sempre defilato ed autonomo rispetto al movimento Surrealista, accusato di eccessivo idealismo, Bataille nel 1929 fondò la rivista Documents insieme ad altri dissidenti come Leiris, Artaud, Queneau e Desnos. Documents era una patinata rivista d’avanguardia dalla spiccata tendenza etnografica, caso sintomatico di come fosse possibile un’integrazione tra surrealismo ed etnografia. Il periodico si avvalse inoltre della collaborazione di etnografi professionisti come Griaule, Rivière, Schaeffner e Rivet. La parola “Etnografia” in quegli anni seminali rivestiva per Bataille e gli altri eterogenei una messa in discussione delle norme, dell’ordinario ed alludeva all’esotico, al paradossale, ed all’insolito. A rompere gli schemi precostituiti. Un esempio l’offrivano il Cubismo ed il Dadaismo che avevano rotto coi canoni del Realismo aprendo la strada ad un attacco generale contro la normalità e l’ordinario. L’Etnografia rappresentava una riserva di alternative extra-occidentali così come un atteggiamento di “osservazione partecipante” tra le gerarchie ed i significati della vita collettiva. Il surrealismo etnografico si deliziava delle impurità e dei sincretismi culturali.
La visione della cultura dei creatori di Documents non esibiva concetti di struttura organica o integrazione funzionale, secondo i principali paradigmi antropologici dell’epoca. La loro concezione della cultura poteva definirsi semiotica: la realtà culturale era composta di codici artificiali, identità ideologiche ed oggetti suscettibili di accostamenti nuovi e variegati. La frammentazione della cultura moderna, (già avvertita da Benjamin) la dissociazione del sapere culturale in «citazioni giustapposte» è ben descritta da Documents. Il nome stesso della rivista è indicativo: la cultura è collezionabile e la rivista stessa è una sorta di esposizione etnografica di immagini, testi, oggetti, etichette un bizzarro museo che raccoglie e riclassifica i suoi esemplari. Purtroppo nel 1930 Documents fu abbandonato dai suoi finanziatori e dovette chiudere.
Negli anni successivi Bataille si accostò al Cercle Communiste Démocratique che raccoglieva intorno a Boris Souvarine un gruppo di comunisti dissidenti. Fu fondata la rivista La Critique Sociale dove nel 1933 Bataille pubblicò un pezzo chiave: La Notion de dépense. In questo articolo Bataille delinea il primo tentativo di sintesi sul terreno dell’«economia generalizzata»; si incrocia il discorso psicanalitico freudiano con la pulsione di morte che Bataille paragona al concetto di Energia (dépense) dissipatrice. La dépense costituisce il perno della riflessione batailleana sul mondo e sul rapporto dell’uomo con il mondo. Il nostro mondo è votato comunque alla perdita: la sopravvivenza delle società umane di qualsiasi tipo non è possibile se non ad un prezzo di spese improduttive considerevoli e crescenti. Questa concezione mette in chiaro la gran parte dei fenomeni sociali, politici, economici ed estetici: il lusso, i giochi, gli spettacoli, i culti, la libera attività sessuale, l’arte sono tutte manifestazioni di Spesa o Energia improduttiva. Un altro esempio di consumo puro senza contropartita è il Potlatch dei Kwakiutl (Boas lo scoprì) il quale testimonia l’esigenza di dilapidare il surplus economico nella distruzione dei beni secondo la regola dell’eccesso dell’energia utilizzabile. Con tale teoria Bataille si distacca completamente dal Marxismo che pone invece l’uomo come soggetto di bisogno a fondamento della sua filosofia. In un crescendo d’intensità Bataille arriva a concludere come gli attuali borghesi del capitalismo mondiale abbiano svilito e svuotato la dépense dissipatrice ed in tal modo l’uomo occidentale (ma nel nuovo millennio vale a livello globale) si è ridotto ad una funzione regolare del lavoro.
Bataille andava approfondendo sempre più il tema sociologico-religioso (tenendo anche Nietzsche come riferimento). La sua passione trovò sbocco, contemporaneamente all’apertura a Parigi del Muséè de l’Homme (allora il più grande museo d’antropologia esistente), nel fondare insieme a Leiris, Caillois ed altri intellettuali d’avanguardia il Collège de Sociologie. La conversione del gruppo alla Sociologia era indizio di quella che essi consideravano un’eccessiva identificazione del surrealismo con temi onirici, la scrittura automatica ed un esagerato soggettivismo. Il Collegio tentava di conciliare il rigore scientifico con l’esperienza personale nello studio dei processi culturali. I fondatori erano interessati a quei fenomeni rituali in cui le esperienze che esulano dal normale flusso dell’esistenza riescono a trovare espressione collettiva, momenti in cui l’ordine culturale viene simultaneamente trasgredito e rinnovato. Adottarono il concetto durkheimiano di Sacro per definire questo campo. Bataille e i suoi compagni tendevano a concentrarsi sui processi rigenerativi del disordine e sulle necessarie irruzioni del sacro nella vita quotidiana. Da questo punto di vista le attività critiche sovversive dell’avanguardia potevano essere considerate essenziali per la vita delle società e la posizione circoscritta dell’arte poteva essere trascesa in tal modo.
Il Collegio di Sociologia era frequentato da un pubblico disparato che comprendeva intellettuali del calibro di Kojève, Klossowski,Walter Benjamin, Wahl. I membri del Collège condussero una battaglia esemplare contro l’opposizione tra la conoscenza individuale e quella sociale. Sebbene non abbiano mai risolto con successo una tensione fra rigore scientifico e le esigenze dell’attivismo, essi si opposero a qualsiasi compromesso nell’uno o nell’altro senso. Il Collège vagheggiava una «critica etnologica del quotidiano», offrendo un esempio notevole di surrealismo che combatté contro la tendenza comune dell’arte e della scienza di dispiegare una critica culturale integralmente etnografica.
È dopo la guerra (1948) che esce il più ambizioso tentativo di sintesi del pensiero batailleano: La parte maledetta. In questo saggio, cui Bataille dichiarava di aver lavorato per circa 18 anni, s’impostava un giudizio critico sulla società attuale in base ad un’economia generale fondata su di un concetto d’eccedenza riferibile a tutti i livelli di realtà. È ne La parte maudite che Bataille nell’affrontare il discorso sulle più importanti civiltà del mondo, approfondisce la sua teoria
sul Potlatch, sul dono e sul sacrificio.
Bataille suddivideva le diverse civilizzazioni secondo i criteri del dispendio dell’eccedente: si hanno società di consumo guerriere come gli Aztechi, società d’impresa industriale come la nostra e società d ‘impresa militare come l’Islam. La società tibetana (di cui La part maudite fa una profonda analisi) consuma l’eccedente sublimandolo nel monachesimo e nella contemplazione. Del Potlatch sono messi in evidenza i significati mitologici, religiosi, giuridici, estetici e morfologici che esso assume nel quadro di manifestazioni collettive dai molteplici aspetti. Bataille mette bene in risalto l’essenza agonistica del potlatch: regalare un potlatch che non possa essere ricambiato significa come in questo contesto il consumo e la dilapidazione dei beni siano senza limiti. Ciò mette maggiormente in risalto come dalla nozione di eccesso si costruiscano le teorie di Bataille; le quali ora cercano una spiegazione scientifica sui movimenti di energie della superficie del globo.
È lanciata ivi un’ipotesi molto affascinante ed originale: vi è sempre un’eccesso di energia sul globo perché i raggi solari, fonte di ogni crescita, sono gratuiti e non ricevono contropartita. Vi è così necessariamente un’eccesso d’energia che dev’essere dilapidata.
Questo è il punto di partenza per Bataille.
Quando scrive che gli Aztechi erano una società guerriera e non militare sembra un paradosso. Come spiegava Malinowski le società militari istituzionalizzano le guerre mentre quelle arcaiche ne fanno dei lampi improvvisi, dei raid. Bataille concepiva i sacrifici umani come una restituzione al mondo sacro di ciò che l’uso profano aveva reso servile. I sacrifici e le feste possiedono la capacità d’attrazione indipendentemente dai risultati consci o inconsci da essi favoriti. Gli uomini uniti per la festa o il sacrificio soddisfano il bisogno di consumare una sovrabbondanza vitale. La lacerazione del sacrificio è quindi lacerazione liberatrice. Nel rito cruento s’inaugura cosi un tempo sacro che spezza quello profano; l’estasi qui prodotta è «sospensione del tempo» contrapposta alla società capitalistica che schiavizza l’uomo con la sua dilazione infinita dell’istante che diventa totalitaria. I riti, con la perdita e la comunicazione esenziale che portano, riconducono l’uomo al di fuori dell’utile della società del profitto. Inoltre nel rito cruento vi è questa dimensione estatica che testimonia il desiderio inconscio di sconfiggere la morte vivendola nel sacrificio; sussiste così uno scatenamento di energie che dissolve la preoccupazione di durare.
Bataille arriva quindi alla teoria di «continuità e discontinuità» secondo cui, come nell’erotismo, anche nel sacrificio religioso all’avvento della morte vi è la rottura della discontinuità di un essere ed ognuno nel gruppo partecipa all’elemento che rivela questa morte. La “messa a nudo” come la “messa a morte” rivelano la continuità dell’essere. Il “sacro” riveste allora la continuità dell’essere rivelato. È attraverso l’«orrore sacro» che per Bataille si diventa umani, poichè il sacro legato all’atto sacrificale è la più alta espressione di sovranità, la quale è propria di chi si permette il consumamare e l’autoconsumarsi. I riti costituiscono così dei «movimenti comuniali» all’interno di una società, cioè movimenti in cui si ristabilisce la continuità e l’unità degli individui, sospendendo i tabù e ristabilendo la «comunicazione essenziale».
Abbiamo sviscerato come il rapporto di Bataille con l’etnografia abbia assunto una valenza significativa ed intensa. È innegabile che il contributo offerto dal grande maître-à-penser francese sia prezioso per l’antropologia odierna per il fascino, la coerenza e la chiarezza dei concetti espressi.
Mentre però l’Antropologia Culturale studia le unità sociali come insiemi logici e coerenti, Bataille afferma che le società hanno la necessità di rompere l’equilibrio che consiste nello scambio regolato e nell’asservimento funzionale. Riappropriandosi degli studi etnografici Bataille costruisce il suo discorso sull’eterogeneo, sull’Alterità che considera i momenti inspiegabili del comportamento umano. Chiudo citando una splendida definizione che Bataille offre del Sacro:
Il Sacro è essenzialmente ciò che, pur impossibile, si manifesta qui ed ora; il sacro è, allo stesso tempo, negato dal mondo della pratica e valorizzato come quello che si libera dalla subordinazione del mondo pratico (La parte maudite).
BIBLIOGRAFIA
Denis Hollier, Il Collegio di Sociologia 1937-39, trad. it. di M.Galletti, Bollati Boringhieri, Torino 1991.
Roger Caillois, L’uomo ed il Sacro, Bollati Boringhieri, Torino 1990.
Marie Mauzè, Georges Bataille et le potlatch: à propos de La part maudite, Gallimard, Paris 1973.
@ILLUS. in evidenza by PATRICIA MCBEAL, 2021
@ILLUS. nel corpo del testo by FRANCENSTEIN, e TONY BOMBERG ft. TEKATLON,2020