IL DISAVANZO CIRCOLARE: GEMINI ECONOMY

Uno spettro si aggira silenzioso di fronte di noi. Si riversa nei vicoli delle città; si accampa nei fossati bordo strada delle nostre campagne; si mostra allo specchio: la nostra immagine riflessa. Il nostro gemello. Copia esatta di noi stessi, cortocircuito della luce che ci rimanda la forma già perfettamente formata, escamotage di visione (chi ha mai potuto vedere il colore dei propri occhi se non tramite la figura specchiata del nostro gemello?), il gemello è il nostro più (in)fedele compagno di vita. Da sempre omozigota, il gemello ci ha preceduti fin dalla nascita; invertendo il motto medievale ab esse ad posse valet consequentia sed non converso, è la possibilità dell’essere gemellare a suggellare l’identità del gemello, l’altro, cioè io che mi specchio. Perché gemellarità è reciprocità: se lui mi è gemello, anche io gli sono gemello.
Circolarità. Il gioco del gemello, ovvero il gioco della specularità specchiata (la guardia speculare nelle arti marziali è la perfetta combinazione motrice del principio yin e yang) che ripete l’identico nella figurazione del diverso (alzo il braccio destro e allo specchio il mio gemello solleva quello sinistro), sta diventando oggi sempre più di moda. Il gemello, da perverso e malvagio quale è sempre stato identificato (il doppio ha sempre creato timore: esperienza eterodiretta del sé, mediata da qualcosa che è il sé più profondo, ma che in fondo viene percepito come una alterità disturbante), si fa risorsa, economica, in primo luogo, ambientale, in seconda battuta. Il gemello perverso e malvagio sta per essere inghiottito dal gemello buono, che lo ricaccia nell’oscurità della perenne maledizione del riflesso: il sole sconfigge la luna.
Siamo indebitati. E questo non solo perché siamo sommersi dalle nostre carte di debito (infatti per permetterci le carte di credito, cioè, per avere credito, ci indebitiamo) o perché il cosiddetto debito pubblico pesa sul gruppone di ognuno noi, ma siamo indebitati, perché, e soprattutto, dobbiamo rendere ragione del e al nostro gemello: al lato negativo (fotograficamente e dialetticamente). Si parla di economia circolare, ovvero di un’economia che porti all’ecosostenibilità nel sostanziale riutilizzo dei materiali, prevalentemente organico-biologici, in modo tale da ridurre l’impatto sull’ambiente: nulla si crea, tutto si distrugge, ma si può al contempo riassemblare e così via, possibilmente all’infinito… In tale circolarità, il rifiuto, lo scarto, la munnezza è la figura centrale. Il nostro gemello allo specchio si scopre risorsa.
Ecco il nostro debito: il nostro disavanzo. Abbiamo più uscite che entrate, nel senso che il gemello perverso e malvagio non è più l’esatto negativo del gemello buono! L’attuale consumismo non produce più beni di consumo che, una volta consumati, diventano il gemello malvagio e puzzolente della munnezza in putrefazione; ora produciamo solo più munnezza programmata (obsolescenza programmata), solo più una schiera di gemelli cattivi che sono buoni solo in quanto risorsa per produrre nuova spazzatura. La luna cacciata dal sole, nell’economia del disavanzo circolare prende il posto del sole, si fa stella e il sole satellite: gemini economy.
Ma che fare di tutta quella munnezza che straborda dai nostri cassonetti, che sommerge le nostre coste e che genera isole di rifiuti nei nostri mari? Insomma, che fare di quel gemello che è uscito dalla circolarità del disavanzo? Semplice: lo si raccoglie, lo si compatta, ne si fa una bella palla maleodorante e la si lancia. Dove? Nello spazio, ovvio. Lì di spazio ce n’è!
Soluzione geniale. La grande crisi della spazzatura risolta nella maniera più semplice: lontano dagli occhi, lontano dal cuore. Lassù, nello spazio, confinata nello spazio infinito del cosmo, la palla di rifiuti con la sua aura maleodorante non infesterà più l’uomo: ci siamo liberati del gemello malvagio (e puzzolente). Certo, forse la mossa non è stata proprio la più illuminata: tutto ciò che sale, tende poi a scendere. Se sputiamo in alto, perpendicolarmente a noi e non ci spostiamo, l’esito insomma… Il Professor Farnsworth, l’attempato scienziato di Futurama, durante un contest scientifico su chi presentasse l’invenzione più idiota, presentò uno strumento tecnico rivoluzionario: lo smelloscope, un telescopio dalla proprietà di far percepire gli odori degli oggetti celesti. Durante una prova nel suo laboratorio, il Professor scoprì l’oggetto più puzzolente in assoluto: una palla di immondizia in rotta di collisione con New New York (ricordiamo che la serie animata è ambientata nel quarto millennio). Nella più perfetta tradizione americana, la soluzione si fa militare: bombardare l’astro-munnezza per ridurlo in mille pezzi.
Fallita la missione per un problema di calcolo (l’età del Professore si fa sentire), la città di New New York è spacciata
Che fare? Chiaro; usare il gemello malvagio del gemello malvagio: creare un’altra palla di rifiuti, perfettamente identica da scagliare contro la prima che sta facendo, educatamente, ritorno a casa. Certo, la cultura altamente sviluppata del Tremila non contempla la produzione di immondizia, ma grazie all’uomo del ventunesimo secolo, Philip J. Fry, quello del trentunesimo riscopre la costanza antropologica della storia dell’evoluzione: la produzione di scarti, di rifiuti, di munnezza.
Preparata la nuova palla-di-monnezza-scaccia-monnezza, terminato il countdown per il lancio (con qualche leggerissima indecisione nel conto alla rovescia del nostro Professore),
il razzo può finalmente lasciare la Terra e, impattando con l’astro-munnezza, la lancia di prepotenza dritta nel Sole, che la incenerisce all’istante. Scampato pericolo.
Ma il pragmatismo della bella ciclope Leela inchioda il giovane Fry e il vecchio Farnsworth: cosa impedisce a questa seconda palla di immondizia di ritornare esattamente come ha fatto la prima? Problema rimandato e non risolto. La risposta dei due lascia sgomenti: in perfetto stile ventunesimo secolo, fanno spallucce! È un problema che non interessa loro; tornerà, certo, perché sempre il gemello torna. Però quando ci sarà lui, non ci saremo più noi. Lui non sarà più il nostro doppio, ma quello di altri. Il nostro debito lo abbiamo estinto; quello non sarà più il nostro disavanzo. E il disavanzo, prima o poi tornerà, circolarmente; disavanzo circolare: gemini economy.
@GIF. by JOHNNY PARADISE SWAGGER, 2019
@ILLUS. by FRANCENSTEIN, 2019