COGNIZIONE E RI-COGNIZIONE
La Cognizione è ciò che per me esiste. Ciò di cui sono in presenza è il pensiero (aspetto) della Realtà che mi precede[1]. La Ri-cognizione vuole essere il pensiero sul pensiero della Realtà, volendo scansare quello per giungere a Quella, ma essa appare all’interno della Cognizione e non può distinguervisi. Comunque ciò cui si vuole dare nome di Ri-cognizione, se così è, appare ed è distinto dalle altre determinazioni ma non dalla cognizione in cui appare, che è l’unità di quelle.
Così la Cognizione, come è stata intesa in questo discorso, è una parola vuota poiché di tutto piena e di nulla vuota e si fa nome di mente o anima. Essa è la presenza immanente, propria di ogni presenza, tale che le presenze immanenti assenti possono essere dette presenze immanenti trascendenti o presenze ultra-immanenti.
La Ri-cognizione allora non si oppone alla Cognizione, non la osserva, né la indaga ma appare in quella e perciò è una delle forme differenziate della Realtà.
Il collezionare più individui che si vogliano chiamare Ri-cognizione è operazione ardua poiché riesce se eccepiti dalla Ri-cognizione universale rimangono alcuni individui nominabili ri-cognizione ma così non nominati, mentre quelli concepiti e dichiarati legittimamente sotto Ri-cognizione sono tali poiché sono così arbitrariamente chiamati. Ciò comunque può avvenire, se così avviene, ossia è.
La Ri-cognizione che riesce è nominabile Ri-cognizione operativa o pragmatica, pratica, eccettuativa che dir si voglia.
La Ri-cognizione che non riesce è nominabile Ri-cognizione teoretica; non riesce poiché tenta di concepire la Realtà tutta che è cognizione totale; fallisce, ma è ciò che essa vuole perché la Realtà è Unità tale che non può essere definita cioè operata e tagliata e che Quella si riappropri di tale Ri-cognizione, già da sempre Sua, è ciò che non può che avvenire terminandola, per Grazia Sua.
[1] Vd. Mente/Anima