IL CIELO E IL DESERTO

Quella dei Padri del Deserto è una tradizione antica e misteriosa, radicata nel secolo IV. Il tempo è quello dei protocristiani, il mondo è quello egiziano e mediorientale, le parole quelle di monaci e anacoreti dediti alla vita di solitudine e preghiera.
La loro eredità, destinata a attraversare la storia, è condensata negli Apoftegmi, ovverosia le sentenze, i Detti tramandati oralmente e successivamente riuniti in talune raccolte che tuttavia non esauriscono la composita ricchezza delle origini. Quello dei Padri del Deserto, infatti, è un cristianesimo radicale che alligna nella meditazione e nella fuga dal mondo, prodromo al monachesimo cenobita successivo.
Ebbene a avvicinare alla conoscenza dei Detti, come anche, implicitamente, alla storia dei Padri, occorre il recente volume curato dallo storico e giornalista Sergio Valzania, «una raccolta libera dei testi, volta alla leggibilità, senza alcuna pretesa filologica»[1]. Una lettura agile e snella, ma nel contempo evocativa, utile per un confronto con quel patrimonio sapienzale. Si legge nell’introduzione: «Le Storie e le frasi sapienzali così organizzate derivano dall’esperienza monastica nata e vissuta in Egitto, non lontano dalla stessa Alessandria, tra il IV e il V secolo […]. Le modalità del fare memoria di questo periodo dalla spiritualità sorgiva e ricchissima […] hanno creato una situazione di assoluta instabilità filologica». E ancora, più avanti: «Ogni raccolta possiede una sensibilità propria e un ambito di diffusione autonomo. Da qui la decisione di offrire una scelta, pure ridotta, di Storie con l’intento di mostrare che l’esperienza spirituale e sapienzale dei monaci occidentali, con la sua decisa coloritura cristologica, non ha niente da invidiare a quella deli orientali. Le tensioni, le aspirazioni, le debolezze e i sogni di uomini e donne si assomigliavano allora come oggi».
Il testo offre insomma la possibilità di un confronto inesauribile e sempre rinnovato con il sapere antico e meditativo, cristologico, confortante.
Come nel caso seguente:
Padre Arsenio sosteneva: “Se cerchiamo Dio, egli ci apparirà, e se lo tratteniamo resterà con noi”.
Oppure slanci spirituali che invitano alla lotta, alla tenacia e alla fortezza:
A un grande anacoreta che gli diceva: “Satana, perché mi fai guerra in questo modo?”, Satana rispose: “Sei tu che mi combatti con forza!”.
E ancora richiami alla mitezza, a quella povertà di spirito che diviene viatico di salvezza:
Uno dei padri ripeteva: “Non si diviene umili se non si è umiliati”.
Piccoli tesori di una memoria antica e inscalfibile, che dura come la pietra resiste nella propria invariata essenza. Un patrimonio che spartisce qualcosa con l’eterno, come eterna è la Verità, la quale è immune da qualsiasi luciferino tentativo di mistificazione, ma che resiste convocando ciascuno a adempiere al proprio dovere nella perpetua battaglia del pensiero e della coscienza.
[1] Tutte le citazioni sono tratte da S. Vazania (a cura di), 101 Storie dei Padri del Deserto, Edizioni La Vela, Lucca, 2024.
@ILLUS. by FRANCENSTEIN, 2025