LA RICERCA DI AXIOS

Gennaro Sasso dice che la Verità non si cerca e che se si cerca qualcosa, ebbene, quel qualcosa non è la Verità. In effetti triste è la condizione del cercatore di Verità, poiché, prendendosi la briga di cercarLa, dovrà quello avere ritenuto di averLa smarrita o giammai posseduta. Procedendo per questa via, che potrà sì dirsi traversa e pure accidentata, ma è comunque dritta (ogni ente è in sé ὀρθός[1], mai torto o storto in sé stesso), si potrà trovare ristoro solamente nelle radure della distrazione o in emergenti oasi di impegni, che risulteranno successivamente miraggi, quando il cammino per quello che pare un deserto, dopo il breve arresto, prosegue.
La desertificazione di tutto ciò che appare segue logicamente il ri-tenuto (Ἄξιος, ciò che vale) che, sì si cerca, ma del quale si ignora l’aspetto, tale che, per definizione, non potrà essere trovato. Così ciò di cui si vorrebbe avere notizia è Nulla, ma tale Nulla, entificato continua a essere cercato. Per giungere alla meta bisognerà assumere presto o tardi che il viaggio non è, in Verità, iniziato. La Verità non vaga (nemmeno in tondo), non ha da spostarsi né lo fanno i suoi aspetti. Verità non erra.
Per amor di discorso può dirsi però che alcuni essenti siano vaganti. Vaganti che non vagano ma sono e possono essere detti vaganti. Tali sono gli uomini, viandanti alla ricerca di Axios, lungo il cammino che li farà assiomatici. Gli uomini assiomatici (i filosofi) sono indiscutibili, se discutono è per diletto (di Sofia), giacché parlando è come se stessero zitti. Muti ossequiosi di Sofia, che non parla (perché nel parlare sarebbe il parlante, le parole, l’ascoltatore, il parlare e l’ascoltare). Tale è il dono di Axios, che può dirsi ottenuto (il dono non Axios) da chi compie il percorso che Axios per lui è.
Ciò perché Axios deve adeguarsi alla propria conoscenza, tale che Axios non differisca dalla scienza che Egli ha dei suoi aspetti (le parti, i meroi), essendo così piuttosto in tutti quelli presente, sicché possano essere detti assiomeri (Vd. Axios e Meroi).
La ricerca nondimeno è un aspetto della Verità, un assiomero, che non ricerca ma è. Ogni ricerca (della Verità) è strutturata da presentare al suo interno le categorie della doxa e della metafisica che ne esprime il senso, ossia la delineazione del proposito di pervenire alla Verità, di svelarla, di possederla. Discorrendo sulla ricerca della Verità (e il discorso sulla Verità ne è una ricerca) si è già invischiati nella struttura dell’opinione, che accade con l’uomo, il gonzo, che domanda e dà risposte alle sue domande. Gonzo che è un animal quaerens e, in quanto tale, metaphysicum.
Ogni gonzo (anche quelli che siano toccati dal discorso che, scansandosi, smette di tentare, volente o nolente, di negare Sofia) vive, metaphysicum, la storia o le storie immerso nella Verità, che non ha storia.
[1] A tal proposito Febus, il nostro grafico/disegnatore mi disse nell’inverno 2011 (di fine anno) mentre ci trovavamo su di un treno sotterraneo a Torino che “la metro, a parte le curve, è tutta dritta”. Egli probabilmente intendeva dire che i rettilinei sono rettilinei e le curve sono curve e rettilinei e curve considerati in sé stessi sono uguali. Dritti i dritti e storti gli storti, comunque sono tutti incontraddittori. La curva non è una distorsione di un rettilineo, è una curva. Se si vuol dire; nondimeno è da dirsi che la curva non è la parola-curva.
Articolo scritto in accostamento ad alcune considerazioni di G. Sasso, in particolare si veda Il LOGO, LA MORTE, Bibliopolis, 2010 – Napoli, specificatamente III. L’essere e il qualcosa. Ancora su doxasticità e irrazionalismo. È da precisarsi che non figurano tra le parole-concetti usualmente utilizzate-i da Sasso: Axios, assiomero, gonzo. Nelle loro accezioni peculiari sono da intendersi come da Sideboard Teoretica.
@ILLUS. by CATALINA LUNGU, 2020