MOSTRO ED EROE: DALLA DICOTOMIA ALL’UNITÀ. L’INTIMA CONNESSIONE TRA OMBRA E LUCE NELLA VISIONE HINDU di S. Trovò Santi

All’interno di una tradizione consolidata e millenaria quale quella indiana e specificatamente nel mondo Hindu, la delineazione della figura mostruosa non è esente da una refrattaria idiosincrasia. Se per mostro si intende quella figura inclassificabile, dall’aspetto terrifico e misterioso, quel punto oscuro che tanto incute timore alla razionalità del cosiddetto Occidente, quella negatività senza riserve e senza possibilità di appello alcuno ad una qualche forma di redenzione luminosa, non si riesce a cogliere la sfumatura tipicamente hinduista (e, forse, per estensione, dell’intero mondo Orientale, prendendo queste macroclassificazioni, Occidente e Oriente, come naturali): il mostro, difatti, non è né buono né malvagio, né luce né ombra, né eroe né demone.
Nei testi sacri vengono narrate le vicende di divinità, di eroi e di demoni il cui ruolo non può cristallizzarsi siccome protagonisti di un romanzo; basti pensare ai Veda e ai loro inni rivolti tanto ai Deva quanto agli Asura (e sarà solo nella letteratura successiva che si avrà una polarizzazione assiologica in quanto i Deva incarneranno il ruolo della divinità benigna, mentre gli Asura si assesteranno su di una natura mostruosa sia per la feralità dei loro comportamenti che per il loro aspetto fisico).
Il percorso che qui si intende seguire vuole, per l’appunto, mettere in scena le storie di queste entità sempre tra la mostruosità assoluta e la benignità estrema (esempio su tutti Kali la quale, «mozzando la tesa (l’ego), le gambe e le braccia (le azioni) e divorando il sangue in modo che non si perpetui, è la madre più compassionevole che esista in quanto concede la visione della realtà come illusione (maya) e la liberazione da essa (moksha) a tutti i figli che non temono il suo aspetto mostruoso»).
Come si è potuto notare, è la stessa divinità ad assumere i tratti ora del mostro ora del benigno salvatore; ma non solo. È lo stesso agire mostruoso, ferale e senza controllo ad essere atto di massima pietà. La dicotomia buono/cattivo, mostro/eroe, demone/divinità, ombra/luce trova il suo senso se si ripone attenzione a quell’unità che ne è alla base e senza la quale non potrebbe minimamente strutturarsi il dualismo tra la creatura mostruosa e l’eroe salvatore.
Per questo si potrebbe persino affermare che, in fondo, non ci siano mostri nella tradizione Hindu, in quanto aspetti assoluti, sciolti da ogni contaminazione e del tutto disequilibrati. Ed è lo stesso Brahma, dio della creazione, a dirci che ogni essere, dal più infimo al più divino, sia di fondamentale importanza per l’armonia dell’universo.
Tu Narada, e io, Rudra, Sanaka, Marici e gli altri veggenti, gli dei, i titani, gli uomini, i draghi, gli uccelli, i daini e i rettili, i musici celesti e le ninfe, i geni e i demoni, i fantasmi e i Naga, gli animali selvaggi, i perfetti, gli alberi, i pianeti, le stelle e le comete, le nubi, tutte le creature acquatiche, terrestri o del cielo, siamo solo degli aspetti di questo Essere Supremo… (Bhagavata Purana, canto 2, capitolo 6, versi 12-15)
di Simone Trovò Santi
Mostro ed eroe: dalla dicotomia all’unità. L’intima connessionetra ombra e luce nella visione Hindu, in L’oscuro compagno. Il mostro dalla mitologia ai pokémon, pp. 143-194. Per la sinossi del volume, clicca qui. Per gli abstract, clicca qui.
@ILLUS. by PATRICIA MCBEAL, 2019
L’OSCURO COMPAGNO
@ILLUS. by CATALINA LUNGU, 2019