ÓRA

Óra. Difendi conserva prega.
Una volta di più l’essenziale arriva da fuori, dall’imprevedibile. Arriva dall’esterno dei ranghi con l’unico messaggio possibile, con l’unico proclama in grado di scuotere l’uomo perduto. Arriva da chi, di se stesso, dice: «Ho creduto mia libera scelta, finanche rivoluzionaria, incarnare gli ideali di una cultura progressista». Oppure: «Ho smesso di pregare all’improvviso […] manifestazioni politiche a scandire i miei giorni […] ho cominciato a bestemmiare, per dar peso alle convinzioni, per emancipazione».
Un’infanzia emiliana, il mondo, i viaggi, il punk, il comunismo. Poi i ritorni, ora «un libro, un piccolo libro». Giovanni Lindo Ferretti, il volto dei CCCP – Fedeli alla linea, alla linea c’è rimasto fedele davvero. Una linea che, per rimanere intera e continua, ha dovuto scavare e farsi spazio in anditi angusti, rovesciarsi, avvilupparsi e poi distendersi, marcando nondimeno sempre uno stesso tratto. Il suo ultimo libro è qualcosa di più, di diverso, di oltre.
conserva e difendi sono due imperativi, vanno coniugati secondo contingenza: cosa? Chi? Perché sì, anche no!
Prega è un imperativo assoluto, va fatto.
Ortoprassi prima di ortodossia.
Nella mia vita prima del perché si prega c’è stato il come si prega, l’ho imparato secondo un canone, appartengo a una tradizione religiosa. Ne ringrazio Dio.
All’uomo debole, divorato dal peccato, servo neghittoso. Un ultimo, accorato, appello: difendi, conserva, prega. Non v’è altro da fare, null’altro, è l’unica cosa giusta. E non ci sarà un’altra possibilità, il tempo è ora. «Si prega in latino», certamente, con le parole vere, con le parole di sempre, con quella della tradizione.
Il Padre nostro è la preghiera fondante il Cristianesimo – quando pregate, pregate così – è insegnamento evangelico. Il Gloria è l’enunciazione del mistero della Santissima Trinità.
Pater Ave Gloria Requiem vanno a comporre, nel Rosario, scandendo la contemplazione dei misteri, la liturgia domestica quotidiana. si celebra la sera, a compimento di una giornata di lavoro. Ora et labora era fondamenta della Cristianità, la nostra civiltà.
Ora è scomparso dalla scena sociale, si chiama libertà. Labora è diventato produci, è sottinteso consuma, si chiama sviluppo. Libertà e sviluppo fanno il progresso. Progrediamo.
Il dolore del mondo è poca cosa, ancora meno le sue gioie patinate. Il tempo è fanciullo dinnanzi all’autorità dell’eterno. Difendere conservare pregare, fino all’ultimo.
Nella nuova liturgia dei defunti che, dispiace dirlo, si è impoverita un po’ troppo, laicamente banalizzata con concorso di colpe speculari tra celebranti e fedeli in perfetta sintonia con i tempi, il canto è diventato un responsorio in cui le parole perfettamente tradotte sono intimamente tradite. Tutto è in sordina, civilizzatissimo come la vita non sarà mai, resiste qualche sbuffo di incenso, dovrebbe salire in ampie spire avvolgendo tutta la comunità nel dolore e il sacerdote celebrante segno di speranza nell’attesa, ma arriva a malapena a lambire la cassa del morto.
E dovrebbero scomodarsi i Santi di Dio
e accorrere gli angeli del Signore?
Che Dio ci perdoni, tutti.
(Le citazioni sono tratte da G. L. Ferretti, Óra. Difendi conserva prega, Aliberti, Reggio Emilia, 2022)
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