BOUDOIR DI SILVIA PEPE – RISONANZE COSMOTEANDRICHE
Poesie tratte dalla raccolta di Silvia Pepe, Boudoir, Rp Libri, 2021.
OdDisSay
I
Il rumore della strada che avanza venendo incontro, veloce,
al cane sporco e spaventato
dal suono del suo nome
piega ogni morso all’indecenza del non conoscer più un padrone.
II
Lercio, come il mantello di Ulisse, Nessuno È tornato. Tacendo
Argo dalle ossa gentili ritesse le trame di Circe.
—
Athanael
Fin dalla culla ignori,
Padre che attendi mesto
questa caduta – bambina incendiata dalle braccia in fedele rimorso.
Se piange ancora riportala, riportala al suono:
in questo sciame di sirene vive Bacco.
Non c’è fine reale
ma morte costante nei sensi.
Vacilla la torcia sospesa,
fune di pensieri per voce
divina, denuncia di immagini rotte, per quando nascondo
i nomi dei Padri.
Notte.
—
D’e(s)crescentemente morivo, lì, sola, a 17 anni.
Oltre il campo delle linee il ripieno fiaccato abbatte l’onda clamante dell’ascensione: voce – umana
gloria e rumore di fuoco fermo.
Aperto quel campo di sostegno alla Dulciana,
mi intono senza nome per sabotarmi reinciampando in un sesto grado, dopo la grande Corona.
La settima volta che mi riprenderai
i registri e le bugie ti verseranno incenso,
i rospi masticheranno la medusa
ed il cane del giudizio morderà il mio seno.
Mentre reciterò il rosario della vita sprecata non lieviterò la lingua gettata ai maiali,
che lascerò indenni in tuo onore.
Tu sapevi che saremmo stati sempre interdetti
e soffianti sulle gole
come chi non ha il coraggio di uccidere l’Altro.
—
Assiah
Implora questa terra il ri-velarsi
di porpora e di oro già ricolma,
virtuosa vigna riversa e denudata, secca caviglia dal sonaglio sordo
che attrae tutti i tuoi grappoli a vendemmia.
Un freddo sole preme e mi rivolta nel tuo pasto perché tu mi goda nel silenzio, transitivo, rigettato il turbamento
allineando i miei filari
come arcaici feticci di giudizio.
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BOUDOIR
