LO HIDEBEHIND, OVVERO DELL’IMPOSSIBILITÀ DELLA NECESSITÀ

Creatura fantastica del folklore americano, si dice che sia la responsabile delle sparizioni dei malcapitati taglialegna operanti nelle foreste del Nuovo Mondo. Nessuno è mai riuscito a vederla e, se mai qualcuno ci fosse riuscito, non sarebbe più qui per raccontarlo.
Lo Hidebehind è, letteralmente, ciò-che-si-nasconde-dietro. Infatti, ciò che è dietro è sempre nascosto, sempre impossibile da vedere. Il legame che instaura con ciò che gli sta davanti è tale da creare un intreccio strettamente connesso, una struttura sistemica che cristallizza le parti in gioco: l’Hidebehind non può che restare dietro, e di conseguenza nascosto, al malcapitato che, dal canto suo, non può che restargli necessariamente di fronte, non può che voltare le spalle al mostro. Ciò che lo rende così terribile non è solo la sua silenziosa letalità, ma soprattutto il double bind che instaura tra sé e l’uomo. Tra sé, in quanto è hide perché behind, ma è hide-behind perché hide. Ciò significa che non sarebbe l’Hidebehind solo perché behind: mi posso voltare e quello che mi è dietro mi diviene davanti. No; è tale perché è necessariamente sempre dietro e sempre nascosto. E tra l’uomo, in quanto ad ogni suo voltarsi corrisponde un corrispettivo volgersi di quella creatura. In poche parole, si gira con me, in modo da averlo sempre alle proprie spalle.
Lo Hidebehind è mostruoso perché incarnazione, evanescente e senza testimonianza, dell’impossibilità che viene certificata dalla possibilità della necessità. Poter ammettere l’esistenza della necessità è contestualmente l’ammissione dell’impossibilità di una qualsivoglia fuoriuscita dal nesso causale. La sua caratura mostruosa trova massima espressione in quel circolo vizioso del regresso all’infinito come progressione nell’indefinito (Aristotele). Perché se è possibile, almeno in linea di massima, neutralizzare questa creatura tramite l’escamotage di uno specchio grazie al quale poter guardare alle proprie spalle, non si deve sottovalutare la porzione di invisibilità che il proprio corpo costituisce data la non trasparenza né la non compenetrabilità della materia estesa. Se voglio letteralmente vedere alle mie spalle, mi devo girare e voltare, ricadendo così nell’errore di volgere nuovamente le spalle al mostro che si gira con me così da essere sempre hide e behind. Per accertarmi della sua non presenza dovrei continuativamente volgermi e rivolgermi indietro spinto dalla assoluta incertezza di non avere alle spalle quel terribile essere (assomigliando tragicomicamente al matematico ateo presentato da Cartesio).
È la compulsione del cercare ciò che non c’è non in quanto non presente, ma in quanto non presente mai nel luogo in cui lo si cerca. Non lo si trova perché non c’è mai il luogo proprio in cui poterlo trovare. Ma questo non implica che non abbia un luogo proprio; anzi l’esatto contrario! Il suo luogo proprio è necessariamente il non-essere-mai-nel-luogo-proprio. E anche questa è necessità e impossibilità della necessità. Hidebehind, ovvero dell’impossibilità della necessità.
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