IL MOSTRO COME SIMBOLO di F. Bellè
Prendendo le mosse dalla riflessione estetica hegeliana, il contributo intende mostrare come le categorie di mostro e mostruoso afferiscano in primo luogo al reale e, in ultima analisi, al soggetto umano stesso, rappresentandone in qualche modo una cifra costitutiva. Per ragionare intorno a ciò può essere giovevole partire dalla questione ontologica, interrogandosi intorno a cosa possa essere il mostro in quanto tale.
Esso designa quella frattura che può essere intesa come cifra della realtà dialettica, segno di una alterità inconosciuta con la quale il soggetto è essenzialmente relazionato. Il mostro come Altro che impone un limite alle arbitrarietà del soggetto, che lo colloca entro una trama misterica e finita orientata da limiti. In questo senso il mostro può essere parimenti considerato negli stessi termini di una categoria maggiormente duttile ancorché densa di contenuti: quella di simbolo. Dal greco symballö (syn- ‘con’ e ballö ‘getto’, ‘gettare insieme’), il simbolo custodisce già etimologicamente la propria essenza relazionale e le proprie implicazioni sociali. E ancora, in quanto terzietà segnica, esso è ciò che raccorda soggetto e oggetto, Io e Altro, fluidificando il tempo della storia e le interpretazioni individuali.
Il simbolo è il volto plurimo e cangiante della alterità inconosciuta, ciò che mette in relazione soggetto e oggetto, Io e Altro, garantendo allo stesso tempo collettività e individualità. Soltanto in presenza di un orizzonte misterico è infatti possibile interpretare qualcosa.
Per comprendere e approfondire tali proprietà, considerando in ultima analisi la complementarità delle categorie di mostro e simbolo, può essere utile ricorrere al mito classico, con particolare riferimento a quello edipico, soffermandosi nel dettaglio su una figura arcinota e nodale: la Sfinge.
Segno iconico dell’enigma, essa è – con le parole di Hegel – simbolo del simbolico, espressione efficace per indicare a un tempo il suo carattere di terzietà e la trama misterica che rende differenziata la relazione tra soggetto e oggetto, tra Io e Altro.
La Sfinge è il mostro, ciò che mediante l’enigma pone la domanda dell’uomo scandendo il ritmo della vita e della morte. Quando Edipo risolve il quesito, imponendosi sul mostro e svelando perciò stesso ciò che doveva restare occulto come segno di differenza e mistero, acquista sovranità legittima incassando nondimeno la più terribile delle maledizioni.
L’uomo è tale fintanto che vive in rapporto con una alterità misterica, che garantisce libertà di interpretazione individuale e raccoglimento comunitario.Se tutto è svelato e ascrivibile al nitido fulgore delle leggi tassonomiche, nulla può essere interpretato e nessuna comunità è possibile.
Intendere il mostro come simbolo significa accettare il mistero come cifra differenziante della realtà, rispettare i limiti posti dalla storia, dalla geografia e dalla conoscenza. Il mostro è un simbolo perché, come quest’ultimo, è segno di irriducibilità che conferma nondimeno il carattere finito del soggetto umano, la sua relazione essenziale con una alterità misterica.
Pensare il mostro come un simbolo, in ultima analisi, consente di accettare il mistero come elemento essenziale di quella humanitas che soltanto nei limiti e nella consapevolezza di una alterità irriducibile e coessenziale può riappropriarsi parimenti della libertà.
di Francesco Bellè
Il mostro come simbolo, in L’oscuro compagno. Il mostro dalla mitologia ai pokémon, pp. 295-334. Per la sinossi del volume, clicca qui. Per gli abstract, clicca qui.
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L’OSCURO COMPAGNO
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