IL MOSTRO (S)CATENATO di E. Mancini e S. Marcinnò
La lucida comprensione dell’uomo divenuto ormai maturo, il vivido discernimento di ciò che è vero e di ciò che è fasullo, l’adamantina assennatezza di colui che ha richiuso il mistero in sé stesso: il faro della Ragione dissipa l’angoscia che abita l’oscurità. Il mostro è un prodotto, il creatore è l’uomo; esso non ha realtà propria, vive senza vita nei sogni del suo padrone, ne è un riflesso distorto.
Una fantasia pericolosa ma non indomita: l’uomo savio ha sconfitto il mostro ma non l’ha ucciso, in quanto da sempre senza vita, dunque, non mortale. Non è un paradosso, i mostri dissacrati, svuotati di ogni possibile consistenza ontologica trovano finalmente dimora. Le loro apparizioni si moltiplicano nel gioco allucinato dell’uomo, pronto per sublimi vertigini estetiche.
In questa trattazione, di certezza in confusione, si effettua un’incursione nel vasto e variegato mondo della cultura pop, che non si intende assolutamente definire in maniera rigida, ma piuttosto plastica e dilatata, assemblata così come eterogeneo e ondivago è ciò che diviene pop. Ed è proprio nella cultura popolare di respiro globale, disincantata e raziocinante, che nulla prende sul serio, che il grande spettacolo del mostro può essere sguinzagliato.
Il veicolo principe è il cinema; esso introduce nelle menti degli spettatori immagini finalmente limpide e rivela l’aspetto degli agognati mostri. L’immagine cinematografica è immagine-movimento e immagine-luce, dice il filosofo Deleuze, ed è perfetto per ripresentare rappresentazioni fantastiche conferendogli realtà, illusoria, ma definita. I difformi, gli informi diventano oggetti a tutti gli effetti. Dietro lo schermo si muovono i mostri, ma le loro vicende sono evidentemente esperienze impossibili. Cosa legittima da esserne tanto sicuri?
La visione scientifica del mondo e la coerenza estrema della Ragione hanno demistificato superstizioni e confusi spauracchi, che hanno così perso il potere di provocare reale meraviglia attonita, angosciato sgomento. Ma a quale prezzo?
I mostri, sconfitti, non sono mai esistiti, ma l’angoscia non è svanita con loro. I mostri classificati sono posti accanto agli altri oggetti, definibili e definiti, ma la forma permane fissa solo nelle definizioni. La realtà scorre e pare essenzialmente amorfa; indefinibile, mostruosa, svanisce come un sogno, ma chi è che sogna? Una volta sprofondati col sogno nel suo ritrarsi i mostri e tutto il resto sono identici nella non esistenza. Ma qualcosa (r)esiste… come salvare l’esistenza senza salvare anche i mostri?
di Edoardo Mancini e Simone Marcinnò
Il mostro (s)catenato, in L’oscuro compagno. Il mostro dalla mitologia ai pokémon, pp. 231-293. Per la sinossi del volume, clicca qui. Per gli abstract, clicca qui.
L’OSCURO COMPAGNO
@ILLUS. by CATALINA LUNGU, 2019