ABBI(AMO) FEDE

Leggo Dio è un rischio di Giuseppe Prezzolini e mi accorgo di trovare molta più filosofia fra le pagine di coloro che filosofi – almeno in senso accademico – non sono.
Questo mi fa pensare a due cose: all’annosa e (in fondo) inutile distinzione tra il filosofo laureato e il filosofo naturale (che poi è il solo che abbia senso definire in questo modo) e a alcuni contenuti di queste pagine che sfiorano le questioni più intime del vivere umano.
Sul primo argomento occorrerebbe una trattazione specifica che rimando a altra occasione. Sulla seconda richiamo l’attenzione su due nodi concettuali in particolare: la questione dell’Essere-Infinito e la dicotomia Fede-Ragione. Emerge, fra le pagine, una tensione che ripristina il contatto con simili argomenti, ormai confinati nelle regioni dell’anacronismo e della velleità. Invece pensare all’Essere-Infinito è un modo per riposizionare il pensiero sulla finitudine umana che il soggetto, al netto di qualunque mitomania, riscontra ogni giorno nel proprio vivere. Finitudine come interruzione o mancanza, come insufficienza o impossibilità, determinata in qualche misura dalla morte come soglia ineludibile che marca ontologicamente un destino. Compito del soggetto è quello di edificare il percorso intermedio tra gli estremi della nascita e della dipartita, di attribuire senso, consapevole della continuità della vita che lo seguirà e che gli rimarrà addosso fino all’ultimo battito. Perché l’individuo è separato dal Tutto, dall’Essere, dall’Infinito; Tutto, Essere e Infinito che il soggetto potrà recuperare soltanto nella morte, quando appunto non sarà più individuo.
Si tratta di un Essere-Infinito che si particolarizza nelle forme individuali, le quali sono segno e traccia contingenti di una totalità assoluta. E allora ecco che torna centrale il rapporto tra Fede e Ragione, intese come paradigmi o atteggiamenti intellettuali. Perché il segmento temporale della vita biologica può snodarsi lungo una di queste direzioni, magari alternativamente, ma sempre entro uno di questi due tracciati.
Come precisa Prezzolini, alla Ragione si obbedisce, mentre con la Fede si dialoga. È questa la differenza: da una parte, lo svelamento di una verità inconfutabile a opera della Ragione, che trasforma l’uomo in esecutore coatto di regole impersonali e scompagina l’Essere in una moltitudine di forme irrelate e calcolabili; dall’altra, la via appena accennata della Fede, che magari è volubile, ma che solletica nell’uomo il desiderio di libertà e di costruzione di senso, collocandolo in una trama storica e dinamica dove tutto può cambiare a cominciare dalla scelta, dalla scommessa, dal rischio appunto.
Una prospettiva che tiene conto del soggetto, dell’uomo, che in quanto tale può esistere solo come entità compatta, addirittura monolitica, come intuizione di insieme.
È qui che si apre il triste capitolo del soggetto. A forza di decostruirlo nelle sue parti più piccole, esso ha finito per scomparire, per nebulizzarsi. Il soggetto-uomo, che pure non è sempre il medesimo e si trasforma nella storia, è piuttosto una costante che va accettata non già come risultante di una sommatoria di componenti (fisiologica, psichica, biologica, eccetera), ma come un’intuizione di verità, un’impressione recante un’orma unica e riconoscibile.
Egli soltanto può cogliere l’opportunità di salvezza offerta dalla Fede e lanciarsi con rischio lungo i cammini ignoti dell’altrove. Il primo passo deve essere mosso in questa direzione, verso una ricostruzione del soggetto a cominciare dalle macerie della sua decostruzione. Un atto d’amore, insomma; una ricomposizione, un ricongiungimento mirato a restituire una qualche forma alle cose del mondo e dello spirito. La Fede, intesa nella sua accezione più inclusiva e trasversale, implica questo e essa soltanto è capace di assemblare quello che la Ragione – intesa come Ragione disvelatrice, tecnica e matematizzante – ha separato.
Soltanto allora la cultura non sarà più erudizione; la conoscenza non sarà più nozionismo; il vero non sarà più l’esatto e il senso non sarà mero significato.
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@ILLUS. by, G.E.O.M., 2020