DESISTENZA: DELIRIO IDEOLOGICO?
Qualcuno della redazione di ARENA PHILOSOPHIKA ha scritto:
«Il desistenzialismo non è una filosofia sterile, pur essendo la filosofia della sterilità; […] il desistenzialismo è quanto mai filosofia (non delirio ideologico, come sostiene qualcuno)».
Mi congratulo: complimenti, è proprio così! Bello anche il gioco di parole che coniuga sterile a sterilità. Il Profeta della Desistenza è consolato, dalla presenza a questo mondo di umani capaci di comprendere la bontà misericordiosa del verbo desistenziale. Il Profeta è però assai contrariato da coloro che definiscono «delirio ideologico» il suo verbo umanitario: sanno veramente, costoro, cosa significa Ideologia? Il pensiero desistenziale individua proprio nella celebrazione della Vita a tutti i costi l’espressione più delirante dell’Ideologia: un’Idea di Vita che è imposta a tutti, senza rispetto alcuno per le Idee personali; solo un’Idea che coinvolge altri senza rispettare la loro libertà può definirsi ideologica (e lo sanno bene le ideologie che nel secolo scorso hanno imposto la dittatura a gran parte dell’umanità). IDEOLOGIA in VOCABOLARIO TRECCANI:
1. In filosofia, termine coniato dal filosofo fr. A.-L.-C. Destutt de Tracy (1754-1836) per indicare la scienza del pensiero in una prospettiva antimetafisica, cioè l’analisi dei fatti di coscienza (sensazioni, idee), che non implica lo studio dell’anima. 2. Nel pensiero marxista, l’insieme delle credenze religiose, filosofiche, politiche e morali che in ogni singola fase storica sono proprie di una determinata classe sociale, informandone il comportamento, e che dipendono dalla collocazione che questa ha nei rapporti di produzione vigenti: i. borghese, l’i. dei piccoli proprietarî, ecc.; in quanto tale, l’ideologia, lungi dal costituire scienza, ha la funzione di esprimere e giustificare interessi particolari, per lo più delle classi proprietarie ed egemoni sotto l’apparenza di perseguire l’interesse generale o di aderire a un preteso corso naturale. 3. Nel pensiero sociologico, il complesso di credenze, opinioni, rappresentazioni, valori che orientano un determinato gruppo sociale; anche, ogni dottrina non scientifica che proceda con la sola documentazione intellettuale e senza soverchie esigenze di puntuali riscontri materiali, sostenuta per lo più da atteggiamenti emotivi e fideistici, e tale da riuscire veicolo di persuasione e propaganda: l’i. razzista, l’i. nazionalista, ecc. 4. Nel linguaggio corrente: a. Il complesso dei presupposti teorici e dei fini ideali (o comunque delle finalità che costituiscono il programma) di un partito, di un movimento politico, sociale, religioso e sim.: i. liberale, i. socialista. b. In senso spreg., soprattutto nella polemica politica, complesso di idee astratte, senza riscontro nella realtà, o mistificatorie e propagandistiche, cui viene opposta una visione obiettiva e pragmatica della realtà politica, economica e sociale: la crisi delle ideologie.
Il PROFETA DELLA DESISTENZA risponde punto per punto:
1. La DESISTENZA si pone in una prospettiva antimetafisica poiché tra le sue conclusioni da sensazioni fisicissime emergenti dal più evidente e comune fatto di coscienza: l’ontalgia, il dolore di essere. Il pensiero desistenziale parte da una obiettiva analisi dei fatti di coscienza: il fatto ontalgico.
2. L’Umanità, come classe sociale in toto, crede nel proprio essere esistente e mette a punto tutte le strategie più utili a perpetuare la propria specie: il proletario come disgraziato che ha solo i propri figli è esaltato dalla lotta di classe, la classe umana in toto. La produzione di figli, però, la riproduzione – se ci si pensa bene – è lo sfruttamento più aberrante ed odioso che la Vita, capitalista insaziabile, ci comanda per mezzo del suo istinto di sopravvivenza. Così, anche il pensiero marxista, che fa di tutto per migliorare le sorti dell’umanità come classe eminentemente “proletaria”, cade nel tranello del Padrone: il Dio della Vita. A questo Karl Marx non aveva pensato; com’è possibile?
3. La difesa dell’esistenza ad ogni costo si costituisce sociologicamente come credenza, opinione, rappresentazione, valore che orienta il gruppo sociale dell’Umanità in toto verso una sociologia della Vita a prescindere: l’esistenzialismo come difesa dell’esistenza è una dottrina non scientifica che procede ideologicamente con la sola documentazione intellettuale, senza soverchie esigenze di puntuali riscontri materiali; infatti, i propugnatori dell’esistenza tralasciano del tutto le ragioni desistenziali facenti capo alla verità inoppugnabile dell’ontalgia.
4a. L’ideologia esistenziale (ed anche esistenzialista) s’appella a presupposti teorici del tutto ideali, come una Vita ideale verso la quale bisogna fare di tutto per tendere; il movimento dell’ideologia esistenziale crede nei miglioramenti che gli uomini possono apportare all’esistenza umana, crede ai miglioramenti politici, sociali…
4b. L’ideologia esistenziale (ed anche esistenzialista) è spregevole: è un complesso di idee astratte, tratte fuori dalla realtà della vita così com’è; senza riscontro nella realtà. E dunque l’ideologia esistenziale è mistificatoria: essa propaganda la Vita trascurando una visione obiettiva di essa. La crisi dell’ideologia esistenziale è l’auspicio del pensiero desistenziale.
La DESISTENZA è una rivoluzione pacifica: essa si ribella con forza al TOTALITARISMO ONTOLOGICO, alla DITTATURA DELL’ESSERE che, questo sì, nel Nome di un’Ideologia pretende di arruolare militanti dell’esistenza. Il PENSIERO DESISTENZIALE è anzi anti-ideologico per definizione, dal momento che condanna la chimera della continuità, il miraggio della riproduzione della vita a prescindere dalle sue condizioni, le inaccettabili condizioni di vita che costituiscono il prezzo della vita stessa; tutte queste “idee” sono propugnate ed accettate dai sostenitori dell’esistenza nel nome di una Ideologia, questa sì, ideologica, che si pone al di là di ciò che fisicamente ogni essere umano esistente prova: l’ontalgia, l’ontosalgia, l’allergia all’essere come dolore di essere esistente è il generale e diffuso sintomo che innegabilmente la fisicità umana percepisce, al di qua di ogni metafisica. Quale Idea metafisica può giustificare l’adesione alla nostra esistenza se non un’Ideologia ontologica che ciecamente nega le ragioni non ideologiche della meontologia?
Il Profeta ritiene che chi lo accusa di delirio ideologico non abbia mai seriamente pensato alle condizioni disumane della propria esistenza, della nostra esistenza: a che, filosofare, se questo filosofare si riduce a un gioco per bene fatto da moralisti perbenisti nel salotto buono delle accademie? Perbenisti che hanno bisogno di un uditorio, di uditori della parola i quali tutti convengono su una cosa sola: se si parla ci vuole qualcuno che ascolti. Ma la Desistenza auspicando l’assenza di esseri umani sulla terra toglie il pane ai denti di questi moralisti dell’essere, a questi perbenisti della filosofia.
Cari signori, l’Ideologia che più di tutte la Desistenza aborre è quella “politica” che s’illude di risolvere i problemi sociali con Idee prese a prestito dalla Filosofia. Quale Filosofia, se è sincera, può credere che veramente un’Idea possa cambiare le sorti dell’Umanità? Nemmeno Platone, dall’alto della sua intelligenza, è riuscito a fare del filosofo un politico capace di governare la sua repubblica! Basta con questi interventi che ci mettono una pezza senza risolvere mai veramente il problema! Possibile? Possibile che non l’abbiate ancora capito, che il problema è – amleticamente – sempre quello teatralizzato da Shakespeare? Rileggetevi attentamente queste sublimi parole, o ideologi dell’esistenza:
«Essere, o non essere, questo è il dilemma:
se sia più nobile nella mente soffrire
colpi di fionda e dardi d’atroce fortuna
o prender armi contro un mare d’affanni
e, opponendosi, por loro fine? Morire, dormire…
nient’altro, e con un sonno dire che poniamo fine
al dolore del cuore e ai mille tumulti naturali
di cui è erede la carne: è una conclusione
da desiderarsi devotamente. Morire, dormire.
Dormire, forse sognare. Sì, qui è l’ostacolo,
perché in quel sonno di morte quali sogni possano venire
dopo che ci siamo cavati di dosso questo groviglio mortale
deve farci riflettere. È questo lo scrupolo
che dà alla sventura una vita così lunga.
Perché chi sopporterebbe le frustate e gli scherni del tempo,
il torto dell’oppressore, l’ingiuria dell’uomo superbo,
gli spasimi dell’amore disprezzato, il ritardo della legge,
l’insolenza delle cariche ufficiali, e il disprezzo
che il merito paziente riceve dagli indegni,
quando egli stesso potrebbe darsi quietanza
con un semplice stiletto? Chi porterebbe fardelli,
grugnendo e sudando sotto il peso di una vita faticosa,
se non fosse che il terrore di qualcosa dopo la morte,
il paese inesplorato dalla cui frontiera
nessun viaggiatore fa ritorno, sconcerta la volontà
e ci fa sopportare i mali che abbiamo
piuttosto che accorrere verso altri che ci sono ignoti?
Così la coscienza ci rende tutti codardi,
e così il colore naturale della risolutezza
è reso malsano dalla pallida cera del pensiero,
e imprese di grande altezza e momento
per questa ragione deviano dal loro corso
e perdono il nome di azione.»[AMLETO: Atto III, scena I]
Ideologi dell’esistenza, avete mai pensato che è meglio restare addormentati nel sonno che precede la vita piuttosto che essere (ri)svegliati da genitori incauti che ci precipitano negli incubi della vita stessa? Con questa apostrofe il Profeta si congeda da voi, sperando che un giorno possiate mettere giudizio e abbandonare la vostra esiziale Ideologia ontologica, residuo fisicissimo dell’ignobile istinto di sopravvivenza. Il delirium è vostro, ed è anche tremens: tremate, all’Idea di non essere più; ve la fate sotto, all’Idea di non potervi riprodurre; ditemi se questo delirio non è ideologico!
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@ILLUS. by DEXISTENS





