DIO E I DINOSAURI: LA RESA DEI CONTI
Chi siamo? Perché siamo? Da dove veniamo e dove andiamo? Le classiche (e ormai ridondanti) domande della filosofia hanno condotto, nel corso dei millenni, la speculazione dei grandi pensatori a escogitare risposte più o meno plausibili o a rimodulare quegli stessi interrogativi facendone sorgere di nuovi e non meno impegnativi. Rispondendo che il nostro essere sia imputabile a un dio, ad esempio, sorge la necessità di dare una forma e una ratio a questa suprema entità: Dio, per l’appunto. Lungi dall’aver semplificato la questione, sembra che Dio abbia impegnato i filosofi in maniera incalzante in ogni epoca, spingendo tanto i suoi paladini quanto i suoi detrattori a ricamare intricatissimi argomenti per dimostrarne o smentirne l’esistenza.
Tra essi ve n’è uno di insospettabile spessore filosofico, ma che nonostante ciò sembra non aver mai goduto di seria considerazione presso i pensatori di professione. A suggerirlo è infatti un filosofo sui generis in uno dei più memorabili spettacoli di stand-up comedy degli ultimi decenni. In Revelations, ultimo tra i suoi show dal vivo datato 1993, Bill Hicks arringava la platea londinese del Dominion Theatre con la sua verve dissacrante e iconoclasta toccando alcuni dei più delicati temi sociali e politici della cultura americana: dall’assassinio di Kennedy, passando per il malgoverno di Bush (senior) fino ai conflitti in Iraq. Durante le prime battute dello spettacolo il comico, da sempre in aperta polemica con la religione, indirizza i propri strali a una categoria ben definita di credenti, ovverosia gli appartenenti a quella frangia di cristiani radicali che ancora si rifanno alla teoria creazionista. Mettendo in scena un ipotetico dialogo con uno di essi, Hicks parte dalla domanda sull’origine e sulla vecchiezza del mondo. Secondo i creazionisti, in base alla somma delle età di tutti i principali personaggi della Bibbia, il mondo, originatosi ovviamente dalla potenza di Dio, non avrebbe più di qualche migliaio di anni. “Ok, I’ve got one word to ask you, one word question”, è la replica di Hicks: ho una sola parola, una domanda da una sola parola. La parola in questione è “dinosaurs”: i dinosauri.
Bill Hicks
Pur animato dall’intento di ridicolizzare pesantemente questa categoria di credenti (impresa che, a onor del vero e considerata anche l’attuale posizione della Chiesa in merito alla teoria creazionista, non è nulla di titanico), Hicks scoperchia tutta una serie di pungenti interrogativi che, partendo da una più attenta considerazione per i giganteschi lucertoloni del passato, potrebbe scomodare più di un teologo. Un numero imprecisato di biblici precetti, infatti, sembra non aver fatto i conti con questa sepolta (letteralmente) eredità del passato.
Partiamo dal principio. Nel vero senso della parola: la Genesi. Dio, si dice, ha creato l’uomo a sua immagine e somiglianza. Non siamo così ingenui da intendere ciò a livello letterale (come i creazionisti); ovviamente l’uomo non fu tra le prime forme di vita di questo pianeta, e ormai anche la Chiesa, memore degli insegnamenti di alcuni dei suoi più illustri dottori, suggerisce ai suoi fedeli una lettura più allegorica dei passi biblici, suffragata da interpretazioni anche di una certa sottigliezza. L’uomo è a immagine e somiglianza di Dio, nel senso che a Dio, e cioè all’idea del bene e della perfezione suprema, esso è fondamentalmente legato e ad esso deve puntare costantemente. L’uomo è dunque quella creatura che sola può aspirare alla divina perfezione. Sembrerebbe logico. Ci troviamo di fronte a un miracolo del regno animale, a una creatura dotata di altissime abilità cognitive e intellettive che, infatti, domina la catena alimentare su scala globale. Dio ha voluto così.
Ma questa è la versione ufficiale dell’uomo propagandata a sé stesso. L’uomo valuta la sua supremazia in base al suo attuale dominio sull’intero pianeta senza considerare due dettagli fondamentali. In primo luogo, è una razza giovanissima, specialmente se paragonata ai dinosauri. L’homo sapiens è su questa terra da circa 300000 anni; i dinosauri l’hanno dominata per 160 milioni di anni, e se vogliamo prendere come criterio di valutazione il tempo speso sul trono non c’è storia: siamo dei poppanti. Dinosauri 1, uomo (e Dio) 0. Secondariamente, se ci volgiamo alle tanto decantate abilità della nostra specie, finiamo nuovamente per lodarci da soli senza considerare gli elementi contestuali. Siamo riusciti a evolverci in questo “magnifico” bipede spelacchiato principalmente grazie a una catastrofe che ha spazzato via i precedenti padroni della Terra, nella fattispecie un ciclopico asteroide che ha lasciato il suo autografo sotto forma di enorme cratere nella penisola dello Yucatan. Senza quell’evento forse saremmo ancora dei minuti roditori che strisciano ai piedi di enormi rettili proteiformi.
Ci consideriamo un prodigio dell’evoluzione, ma a conti fatti siamo molto poco originali e assai meno efficienti rispetto a quelle incredibili creature che erano i dinosauri. Insomma, parliamo di bipedi con denti lunghi come banane, corridori fulminei, quadrupedi dalle dimensioni inenarrabili, lucertole corazzate con complessi sistemi di regolazione termo-corporea e dotate di machiavellici sistemi di difesa. Verrebbe da credere che, se Dio avesse davvero voluto eleggere come suo portavoce un essere adeguato alla sua potenza, avrebbe probabilmente optato per un dinosauro anziché per un primate. Un altro punto a favore dei lucertoloni. Oltre al fatto che un Adamo con le sembianze di Tyrannosaurus Rex avrebbe certamente reso la Bibbia molto più entusiasmante.
Ma qui il vegliardo e i suoi sostenitori potrebbero aver qualcosa da recriminare. Al primato temporale dei grandi sauri si potrebbe opporre… Sant’Agostino. Il vescovo di Ippona e molti altri dottori sostenevano, infatti, che il tempo potrà forse essere una buona unità di misura per la mente finita dell’uomo, ma che per quella divina esso non può essere cogente. Per Dio l’eternità si svolge secondo la modalità della simultaneità. Sostanzialmente, agli occhi del Signore, tutto accade nello stesso momento, non c’è un prima, non c’è un dopo, non ci sono i 300000 anni di homo sapiens né i 160 milioni di anni dei dinosauri. Palla al centro. Al secondo punto viene in aiuto il buon vecchio (e mellifluo) Hegel. Se ciò che è reale è razionale l’uomo è il culmine del creato, mentre tutto ciò che lo precede, dinosauri compresi, non sono altro che spirito fuori di sé, natura; quella stessa natura che Hegel, secondo un’azzeccata immagine di Abbagnano, non esitava a utilizzare come una sorta di cestino della spazzatura in cui infilare tutte le scomode eccedenze del suo pensiero. Di certo, volendo stiparci i dinosauri, gli sarebbe servito un cestino piuttosto capiente.
Ma ragioniamo pure in ottica hegeliana e consideriamo il reale come il frutto di un disegno razionale. Dio, beninteso, ne è l’artefice. Se tutto ciò che è avvenuto ha una sua interna ratio, quale è stato il senso dei dinosauri? Dove si collocano all’interno del processo dialettico?
- Tesi: c’è un mondo, inizialmente abitato da enormi coccodrilli preistorici, da minuscoli mammiferi e da batteri.
- Antitesi: a poco a poco alcuni rettili, complici anche le devastazioni apocalittiche del Permiano che azzoppano buona parte della concorrenza, prendono il potere (sono proprio i dinosauri).
- Sintesi: i dinosauri divengono i padroni del mondo, sviluppano un’incredibile intelligenza, costruiscono grandi città, fondano università, brevettano le macchine volanti e… Ah no, giusto. Vengono spazzati via dopo un dominio di milioni di anni da un capriccio celeste sotto forma di asteroide mortale.
Logica? Reale razionale? Non pervenuti. Sembra quasi di vedere Dio, in ginocchio nell’Empireo, intento a baloccarsi come un enorme bambinone cosmico con i suoi pupazzetti dei dinosauri. Almeno finché, ormai stufo, non decida di scagliarli da parte e di cominciare a giocare con i soldatini (che poi saremmo noi).
L’idea di un Dio burlone e infantile è rievocata anche da Hicks, che nella sua ipotetica discussione chiede al creazionista immaginario di dargli la sua opinione sui fossili. Se Dio ha creato l’uomo e il mondo secondo quanto descritto nel libro della Genesi, come si spiegano i fossili? Beh – è la sagace risposta – ovviamente Dio li ha messi lì per mettere alla prova i suoi fedeli e testare la loro aderenza alle sacre scritture. Il quadro che ne scaturisce, messo in scena dal comico con la sua impareggiabile mimica, è quella di un Dio prankster che si ingegna per mandare ai pazzi gli uomini (“to fuck with our heads”, per usare la colorita espressione di Hicks). Roba che potrebbe tranquillamente declassare al rango di pivello persino il celebre genio maligno di Cartesio.
Insomma, sembra che il Signore abbia alcuni scheletri (di brontosauro, presumibilmente) nell’armadio. Nell’ottica di una più consapevole presa di coscienza del cristiano medio nei confronti di temi così sensibili quali l’infangata memoria dei grandi sauri, l’invereconda congiura dei fossili e l’armageddon cretacico sarebbe opportuno lanciare una doverosa campagna di sensibilizzazione. Per un mondo più giudiziosamente paleontologico: #iostoconidinosauri #ealloraifossili? #asteroideinfame
Bill Hicks, Revelations (sub ITA, “Dinosaurs” time stamp: 18′:03″- 21’20”)
@ILLUS. in evidenza by TEKATLON, 2020
@ILLUS. nel corpo del testo by JOHNNY PARADISE SWAGGER feat. PATRICIA MCBEAL, 2020
http://shuttlestudio.it/giochi/albanovsdinos/
Ho trovato ora l’articolo. Stavo pensando alla chiesa e ai dinosauri. Ho pensato l: cerchiamo sul web e voila’ 😊mi sono divertita a leggere. #iostoconidinodauri .
Dio confonde i sapienti 🙂