II – FRANCIS BACON: L’ARTISTA DELLA PORTA ACCANTO

Lui chino su un mucchio di carta mentre fa schizzi a carboncino, tracciandoli a grandi linee. Gettava la pesante e costosa carta sul pavimento e ne stracciava intere risme, cosa che la addolorava molto. Una volta a settimana raccoglieva tutto e lo buttava via.
Con queste parole Mollie Craven descrive come lavorava il suo nuovo vicino di casa, Francis Bacon, trasferitosi in un piccolo appartamento seminterrato al numero 1 di Glebe Place, Chelsea, nel 1937, l’atelier era invece all’ultimo piano[1]

Ingresso Atelier di Glebe Place, 1.
Sono questi anni di riflessione e cambiamento nel pittore, durante i quali perfeziona Crucifixion e inizia a prendere forma il suo universo caotico e disordinato, di ricerca continua e ossessiva, accumulo del dettaglio.
Mollie Craven vide l’opera in anteprima e ne rimase profondamente colpita quando, entrando nella camera da letto dell’artista si trovò di fronte agli studi di Crucifixion:
una stanza con le pareti e il soffitto blu scuro e un enorme murale con un braccio crocifisso sul muro di fronte, davvero terrificante, da brivido […] era un enorme braccio sinistro pieno di chiodi e solo un abbozzo di torace che puntava verso la finestra. In pratica il corpo era tagliato dalla mensola al caminetto. Una vera camera delle torture[2]
Il tutto però avviene nel silenzio e nell’ombra rispetto alla scena artistica contemporanea, che lo considera ancora troppo acerbo e non allineato con l’avanguardia.
Opera simbolo di questo periodo di transizione è Interior with figures, soggetto che troverà fortuna solo anni dopo, nei suoi continui rifacimenti di quadri interni
appunto, con figure mostruose e dilaniate occupanti lo spazio.
L’anno del suo trasferimento a Glebe Place è anche l’anno di morte del padre di Francis Bacon, militare autoritario e in conflitto perenne con il figlio, e questo
consente all’artista una maggiore stabilità economica che poi, negli anni successivi, gli consentiranno una vita di amicizie, rapporti e vizi (quali il gioco d’azzardo) spesso borderline, in totale opposizione rispetto alla sua maniacale ricerca di creazione artistica[3]
Mollie Craven, insieme a pochi eletti del periodo pre-bellico quali Graham Sutherland, frequenta Francis all’interno del suo studio-abitazione, e ci lascia alcune
descrizioni illuminanti sulla condizione abitativa di questo ragazzo dall’aspetto curato e femmineo:
una volta nel suo studio c’era una puzza tremenda […] Il tavolo in mezzo alla stanza era un affare carico di montagne di carta e riviste e vidi la lunga coda di un uccello che sporgeva. Scoprii che era un fagiano, ovviamente andato a male, di cui si era completamente dimenticato[4].
[1] Daniel Farson, Un vita dorata nei bassifondi, p. 47, Cremona, 2011.
[2] Daniel Farson, ibidem, p. 48.
[3] Paolo Meneguzzo, Bacon, p. 14.
[4] Daniel Farson, Francis Bacon, p. 48
@ILLUS. by PATRICIA MCBEAL, 2022
FRANCIS BACON E I SUOI ATELIER(S)
@GRAPHICS by PMB, 2022