LA RISPOSTA UMANA

Caro eddymanciox,
in risposta alle acute obiezioni contenute in I filosofi parlano per secondi (clicca qui) mi si permetta di affermare: la Verità si apre nel dia-logo e rifugge il mono-logo. Forse non muteranno le posizioni, ma l’impulso ad approfondirle vale già il prezzo del biglietto. Se poi dovessero cambiare…
Partiamo, come è giusto, dalla fine. Si riporta:
P.S. “…il mono-logo si presta all’identificazione con il principio metafisico-teologico dell’Essere-che-è. A rigore, si dovrebbe rispondere riportandone l’impossibilità: se fosse anche solo possibile allora potrebbe non essere attuato (se una cosa è possibile non è detto che sia, effettivamente), sfociando in molteplici dialoghi o silenzi profondissimi.” –
E mi si dice: «Questo passaggio è oscuro».
Ma l’oscurità del passaggio è esattamente l’oscurità di una alternativa che il mono-logo presenta, fingendo di escluderla. Se il mono-logo fosse possibile, quanti altri possibili mono-loghi si affiancherebbero? Ma sono possibili poi i mono-loghi? Chi pronuncerebbe i mono-loghi e chi li sentirebbe? Foss’anchero infiniti io, a qualcuno pur si rivolgerebbero… Infiniti dialoghi, insomma.
Così prosegue:
Il buon Parmenide non può proprio essere considerato nichilista, se per nichilista s’intende il gettare la spugna senza fornire una qualche proposta che contempli la Verità o addirittura ammettere che non sia, ma evidentemente il discorso così intitolato voleva provocare (una discussione).
Lo ammetto; volevo provocare una discussione. Ma la provocazione è endogenicamente esclusa, per cui pro-vocata (chiamata a presentarsi), dal plesso ontologico parmenideo. Convengo, pertanto, sul fatto che nichilista è chi il nihil fa. E che dire però di chi afferma Verità annichilendo il resto? Anche Verità farebbe nihil per cui…
Da qui a sostenere che non ci sia Verità il passo è abissale; faccio solo notare: sapessimo la Verità, saremmo la Verità. Cur vivit, Homo? Homines sumus: ci incamminiamo nella Verità.
Avanziamo un poco; mi si dice:
Il paradosso parmenideo è tale rispetto ad altre tesi metafisiche ingenue (inconsciamente assunte) non rispetto all’esperienza, che di per sé reca la sola certezza dell’apparizione che appare. Se appare poi qualche certezza o dubbio essi compongono un’interpretazione. Appunto è nell’orizzonte della doxa che appare il paradosso, che fa eccezione sempre in quell’orizzonte. Piuttosto ciò che nell’esperienza è concepito (ciò che appare) è presente, ciò che nell’esperienza è eccepito (ciò che non appare) non è presente
Il paradosso è però l’antifrasi che smuove il cammino e non la secca che incaglia la navigazione! È l’esperienza, in quanto opinione, ad essere il regno della doxa. Il paradosso non appare nel regno della doxa, bensí è nel regno della “Ben Rotonda Verità” che si concepisce ciò che nell’esperienza eccepisce. E l’eccepito è sempre ciò che appare, ma che non viene concepito. Per questo il concepire non lo recepisce, relegandolo al paradosso inconcepibile. Parmenide, il grande padre del nichilismo lo è perché padre della gnoseologia, in cui tutto il concepito assorbe su di sé l’eccepito, non più ex-ceptum.
Mi si fa notare ancora:
Nondimeno tutto il discorso intende contestare antiteticamente quello che, perlomeno, è il presupposto parmenideo, più che rintracciare un’incoerenza nella dimostrazione (del presupposto)
E come potremmo rintracciare una incoerenza dal momento che tutto è ineccepibile? Ed ecco la falla! Un concepito talmente bene e perfettamente, da eliminare, o limitare all’opinione dei mortali, un eccepito che non può non essere in-concepibile, e per giunta ineccepibilmente! Dove si va con Parmenide allora? Da nessuna parte! Seguo il suo filo logico: dove mi conduce? Il punto di arrivo è il punto di partenza. Un iper-cartesianismo teologico.
Siamo quasi alla fine, ancora un poco di pazienza. Continua, mio buon amico, in cotal guisa:
I filosofi parlano per dire che la parola è falsa perché il linguaggio non contiene significati. Si dica e non si dica, in Realtà
E sia; eppur sempre parlano! Se la parola detta risulta falsa allora falso è il dire che la parola detta è falsa… “Si dica e non si dica”… Che direbbe Parmenide?
E per concludere:
Ed e così che, per secondi, insorgono i filosofi che costringano gli umani al silenzio, mortificandoli, secondo giustizia
Ma buon Dio, chi son tali tetragoni individui? Forse non sono essi uomini? Vero, la giustizia mostra all’uomo la Verità, ma al termine di un cammimo: lasciamo che l’uomo cammini! Camminare auf dem Wege der Wahrheit, questa è, forse, la risposta umana.
Resta il silenzio. Ah! Dove lo avevamo già incontrato?…
@ILLUS. by, FRANCENSTEIN, 2020