I FILOSOFI PARLANO PER SECONDI

Muti ossequiosi di Sofia. I filosofi tacciono, piuttosto di blaterare; impietrati, non vogliono fare della propria lingua spada che affetti la loro amata Sofia. Così come è opportuno per chi non nasce.
A nascere sono gli umani (o così credono) dalla favella affilata e blasfema che osa opporsi alla Verità, negandola.
Sofia tanto è vasta da essere ogni cosa possibile. Comprese le sue stesse bestemmie, che si levano con sembianze di umani e animo di diavoli. Serpeggiano e congiurano; le lingue biforcute bramano la forca.
Ed e così che, per secondi, insorgono i filosofi che costringano gli umani al silenzio, mortificandoli, secondo giustizia.
I filosofi parlano per dire che la parola è falsa perché il linguaggio non contiene significati. Si dica e non si dica, in Realtà.
Parmenide il nichilista? (l’articolo di Vaccaro, qui)
Il buon Parmenide non può proprio essere considerato nichilista, se per nichilista s’intende il gettare la spugna senza fornire una qualche proposta che contempli la Verità o addirittura ammettere che non sia, ma evidentemente il discorso così intitolato voleva provocare (una discussione). Ebbene:
DICITUR
“La paradossalità del paradosso parmenideo è che il paradosso perde del tutto la sua intrinseca eccezionalità e dunque dinamicità”
DICO
Il paradosso parmenideo è tale rispetto ad altre tesi metafisiche ingenue (inconsciamente assunte) non rispetto all’esperienza, che di per sé reca la sola certezza dell’apparizione che appare. Se appare poi qualche certezza o dubbio essi compongono un’interpretazione. Appunto è nell’orizzonte della doxa che appare il paradosso, che fa eccezione sempre in quell’orizzonte. Piuttosto ciò che nell’esperienza è concepito (ciò che appare) è presente, ciò che nell’esperienza è eccepito (ciò che non appare) non è presente. La concezione appare, l’eccezione non appare. L’eccezione che appare nella concezione è un concepito chiamato “eccezione”. La dinamicità resta, per il momento, ancora fuori del discorso. Bisogna prima appurare ciò che appare, epurando ciò che non appare ma è creduto in virtù dell’apparizione di un significante senza (apparizione del) significato.
DICITUR
“…l’impossibile è il necessario per cui è necessariamente impossibile che le cose siano e non siano…”
DICO
La corrispondenza di un determinato (apparizione) con la propria negazione non è impedita da un positivo chiamato “impossibile” a ciò deputato; “impossibile” è il nome della corrispondenza di un determinato con la propria negazione, di cui abbiamo solo il nome e non la rappresentazione (apparizione). Vi è la parola ma non la cosa indicata.
DICITUR
“Affermare così l’Essere, negando tutto fuorché l’Essere, è la più grande professione di nichilismo […], paradossalmente (in senso etimologico), il nichilismo non si invoca negando l’Essere, bensì negando il Nulla, il diastema, il dislivello. Il movimento.”
DICO
Questa è un’assunzione arbitraria su cosa sia nichilismo, che nondimeno resta una parola è può significare ciò che le si vuole far significare. Nondimeno tutto il discorso intende contestare antiteticamente quello che, perlomeno, è il presupposto parmenideo, più che rintracciare un’incoerenza nella dimostrazione (del presupposto). Stante il dato empirico quale insufficiente per constatare qualsivoglia certezza, se non che ciò che appare appare, si fa necessario, se non si vuole essere nichilisti, proporre una tesi. Questo l’ufficio della filosofia, che si dica metafisica od ontologia.
L’esperienza non è evidenza né di immobilismo né di movimento, né di eterno né di tempo. Speculativamente Parmenide, o chi per lui ne curi il discorso purificandolo, punta sul modello della continuità ontologica a immagine e tutela della continuità fenomenica. Una tesi non si contesta con una tesi alternativa (un diverso presupposto), quanto piuttosto valutandola e rilevando eventuali attriti interni. E dunque oltre a non piacere, quale sarebbe l’incoerenza della proposta che punta sull’Unità del Tutto, ossia sull’incottradditorietà, scommettendo che essa sia propria di quella che così si costituisce come Realtà?
P.S. “…il mono-logo si presta all’identificazione con il principio metafisico-teologico dell’Essere-che-è. A rigore, si dovrebbe rispondere riportandone l’impossibilità: se fosse anche solo possibile allora potrebbe non essere attuato (se una cosa è possibile non è detto che sia, effettivamente), sfociando in molteplici dialoghi o silenzi profondissimi.” – Questo passaggio è oscuro.
@ILLUS. by AGUABARBA, 2020
@ILLUS. nel corpo del testo by JOHNNY PARADISE SWAGGER feat. PATRICIA MCBEAL, 2020
«Sofia tanto è vasta da essere ogni cosa possibile.» (?)
Sofia tace, quando gli umani non hanno voce, e non hanno voce solo quelli che non sono ancora nati (quanto a quelli che sono già morti, chi lo sa?). Sofia ama parlare per bocca dei viventi (più o meno filosofanti), questo si sa; ed è proprio per questo che il pensiero desistenziale invoca il grande e sublime silenzio dell’Umanità.
Così parlò Dexistens.
https://www.youtube.com/watch?v=DRLE23SuFTQ
https://arenaphilosophika.it/la-risposta-umana/