ESSERE E VERITÀ (dai παθήματα ai μαθήματα)

Nel seguente articolo Cantino ci mostra come Socrate disconoscendo la percezione aneli alla verità, dell’essere, che ha sede altrove. Le forme sensibili altro non sono che patemi. Scansati questi quale aspetto si dà la Compresione, se uno ne ha?
eddymanciox
Il centro del Teeteto di Platone è a 186d, là dove Socrate conclude un lungo discorso dicendo che:
- «Dunque in queste affezioni non c’è conoscenza, bensì nel ragionare che si fa intorno a esse: perché per questa via è possibile, come sembra, toccare l’essere e la verità, per quella è impossibile». [Traduzione di Manara Valgimigli – Laterza, Bari 1966]
- «Dunque, non è in queste impressioni sensibili che c’è scienza, bensì nel ragionamento su di esse: infatti, è in questo che è possibile, come pare, toccare l’essere e la verità; in quelle, invece, è impossibile» [Traduzione di Giovanni Reale – Rusconi, Milano 1997]
- «Dunque la conoscenza non si trova nelle affezioni, ma nella capacità di connetterle: a questo livello è possibile, come sembra, entrare in contatto con l’essere e la verità, mentre sul piano delle affezioni è impossibile». [Traduzione di Franco Ferrari – Bur, Milano 2011]
Il «ragionare» intorno alle affezioni di Valgimigli, il «ragionamento» sulle impressioni sensibili di Reale, la «capacità di connettere» le affezioni di Ferrari, nel greco di Platone è συλλογισμός (-οῦ, ὁ), voce del verbo συλλογίζομαι che vuol dire considerare, inferire, concludere, dedurre per sillogismo. Il σύλλογος (-ου, ὁ) è infatti l’adunanza, l’incontro, l’assembramento, il raduno, l’assemmblea, ed è voce del verbo συλλέγω = σύν + λέγω (= raccogliere).
Quanto alle «affezioni», che Reale traduce con «impressioni sensibili», nel greco di Platone esse sono πάθημα (-ατος, τό) nel senso tràdito dal verbo πάσχω : ciò che si subisce o si prova. Nella lingua italiana, del πάθημα greco è rimasto solo il
patèma s. m. [dal gr. πάϑημα «sofferenza», der. del tema παϑ- di πάσχω «soffrire»] (pl. –i). – Sofferenza acuta e profonda, pena angosciosa: che patema per quella madre avere un figlio drogato!; più spesso nella locuz. patema d’animo: avere un p. d’animo, dei p. d’animo; in usi estens. e iperb., ansia, apprensione, timore: vivere, stare con un p. d’animo continuo; con la sua mania della velocità mi fa venire i p. d’animo.
Per quel che riguarda invece la «conoscenza», che Reale traduce con «scienza», essa, nel greco di Platone è ἐπιστήμη (-ης, ἡ) come voce del verbo ἐπίστᾰμαι = ἐπί + ἵσταμαι (= conoscere per certo).
Quanto al «toccare» l’essere e la verità di Valgimigli e Reale, che per Ferrari è «entrare in contatto» con l’essere e la verità, nel greco di Platone questo è ἅψις (-εως, ἡ) come voce del verbo ἅπτω : attaccare, toccare. La parola italiana più vicina alla ἅψις greca della quale qui si tratta è
sinapsi s. f. [dal gr. σύναψις «collegamento», der. di συνάπτω «congiungere» (comp. di σύν «con» e ἅπτω «unire»)]. – In neurofisiologia, il punto di contatto funzionale fra due cellule nervose o, più esattamente, fra la terminazione neuritica dell’una e il pirenoforo (s. asso-somatica), un dendrite (s. asso-dendritica) o il neurite (s. asso -assonica) dell’altra, al fine di garantire il passaggio dell’eccitamento da un neurone all’altro e in una sola direzione. Nelle sinapsi cosiddette elettriche, presenti negli invertebrati, la trasmissione dell’impulso avviene attraverso un semplice flusso di corrente lungo ponti protoplasmatici che uniscono i due elementi. Nelle sinapsi cosiddette chimiche, caratteristiche dei mammiferi, il fenomeno è più complesso: il potenziale d’azione a livello della terminazione del primo neurone (terminazione presinaptica) determina, in sostanza, l’apertura delle vescicole sinaptiche che liberano il neurotrasmettitore nello spazio compreso tra le due strutture (spazio subsinaptico ofessura sinaptica); il neurotrasmettitore è captato da recettori specifici situati sulla membrana del secondo neurone (membrana postsinaptica), determinandovi modificazioni fisico -chimiche che generano una corrente in grado di propagarsi a tutta la membrana. S. neuromuscolare, la giunzione tra neurone motore e muscolo a livello della placca motrice, ove ha luogo la trasmissione dell’impulso con le modalità delle sinapsi chimiche: lo spazio extracellulare della sinapsi neuromuscolare è dettochiave sinaptica.
Il συλλογισμός (-οῦ, ὁ) e la σύναψις (-εως, ἡ) provengono rispettivamente dai verbi συλλέγω = σύν + λέγω e συνάπτω = σύν + ἅπτω nel senso di «collegare» e «contattare».
- συλλογισμός = col-lego (σύν + λέγω)
- σύναψις = con-tatto (σύν + ἅπτω)
Ma il greco λέγω (latino: lego) nel senso di raccogliere & comprendere / dire & parlare è il Verbum del Λόγος. In buona sostanza, io con-tatto l’essere e la verità – dice Platone –, se col-lego i παθήματα percepiti dagli organi del mio corpo mediante la δύναμις (= facoltà) della mia ψῡχή di organizzarli comprendendoli nel tutto organico della comprensione. L’anima è l’organismo vivente che organizza i dati sensoriali percepiti dai sensi e li trasforma in…
E qui direi che al πάθημα (-ατος, τό) si può associare il μάθημα (-ατος, τό). Anzi, siccome nel Teeteto si legge che «mediante il corpo (si hanno) le percezioni»
διὰ τοῦ σώματος παθήματα
allora io aggiungo che
διὰ τῆς ψυχῆς μαθήματα
“mediante l’anima (si hanno) le cognizioni”. Dalle percezioni sensibili alle cognizioni intellettive: così si con-tatta l’essere e la verità,
- οὐσία (-ας, ἡ) [v. εἰμί]
- ἀλήθεια (-ας, ἡ) [v. λανθάνω e λήθω]
Il verbo λανθάνω con α privativo definisce la verità del πάθημα come ciò che la ψῡχή porta a livello di μάθημα laddove il verbo μανθάνω subentra a λανθάνω nel significare quell’ap-prendimento che è al di sopra del mero ‘prendere senza comprendere’ della percezione sensibile. L’ αἴσθησις «prende» e l’ ἐπιστήμη «comprende» perché sta «sopra» (= ἐπί).
Opportunamente Franco Ferrari fa notare (nota 257) che «la sequenza argomentativa del passo 186c7-e12 viene scandita da Sedley (2004: 111) in 5 punti»:
- La conoscenza comporta l’accesso alla verità.
- L’accesso alla verità comporta l’accesso all’essere.
- La percezione non può accedere all’essere.
- Dunque la percezione non può accedere alla verità.
- Quindi percezione e conoscenza non sono la medesima cosa.
Col che Socrate ritiene di aver definitivamente confutato la tesi della prima ora protagorea di Teeteto, secondo la quale ἐπιστήμη = αἴσθησις.
Io, però, metto in dubbio il punto 2 e domando: siamo sicuri che l’accesso alla verità comporta l’accesso all’essere?
@ILLUS. by PATRICIA MCBEAL, 2020