VIOLENZA = PRIVAZIONE

Eraclito sosteneva che la guerra è quel principio regolatore dell’universo. In effetti, nella vita di tutti i giorni dobbiamo affrontare diverse battaglie. Ciò che più sconcerta è che si combatta per questioni che non dovrebbero essere continuamente messe in discussione. Stiamo parlando dei diritti fondamentali dell’uomo. E anche della donna.
Che si parli di Costituzione Italiana o di Dichiarazione Universale, sulla carta leggiamo parole tanto elevate da convincerci di essere una società di progressiti. Nella pratica, tutto questo svanisce. Ogni giorno una donna muore o subisce violenza per futili motivi, che l’epoca post-moderna, dall’alto del suo sviluppo tecnologico, dovrebbe ormai aver superato. Se, da un lato, lo sviluppo materiale sta compiendo passi da gigante, dall’altro l’ambito immateriale regredisce inesorabilmente. Aveva ragione Nietzsche: sono crollati i vecchi valori, come il rispetto per le vite umane; purtroppo, però, non ne sono stati inseriti di nuovi.
Non possiamo continuare a chiudere occhi e tacere, proclamando la “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne” solo di facciata. Bisogna passare all’azione. Qui si sta giocando un gioco pericoloso, che mette a repentaglio esistenze. Esistenze: non scampoli di stoffa di scarto.
Forse, la radice dell’errore risiede nella definizione di “violenza”. Non è soltanto offesa, è molto di più. La violenza è privazione: di umanità, di dignità, di libertà e di pensiero. In assenza di questi, come può un individuo mantenersi tale nella sua integrità? Non può, perché qualcuno egoistamente ha preteso di poter lacerare una persona, dimenticandosi che questa lo sia.
È tempo di aprire gli occhi. Educhiamo ed educhiamoci alla parità di genere, all’equità, alla nobiltà d’animo. E scriviamo la parola “fine” per concludere questa storia dell’orrore.
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