ENDLÖSUNG

Al di là del bene e del male – Lo spirito libero § 34 –:
«Per quale ragione mai il mondo, che in qualche maniera ci concerne, – non potrebbe essere una finzione?
[Warum dürfte die Welt, die uns etwas angeht —, nicht eine Fiktion sein?]
E se a questo punto qualcuno domandasse: «ma non si richiede per ogni finzione un autore?» – non gli si potrebbe rispondere chiaro e tondo: E perché mai?
[Und wer da fragt: „aber zur Fiktion gehört ein Urheber?“ — dürfte dem nicht rund geantwortet werden: Warum?]
Codesto «si richiede» non rientra forse nella finzione?
[Gehört dieses „Gehört“ nicht vielleicht mit zur Fiktion?]
Non è forse permesso essere alla fine un po’ ironici verso il soggetto, come verso oggetto e predicato?
[Ist es denn nicht erlaubt, gegen Subjekt, wie gegen Prädikat und Objekt, nachgerade ein Wenig ironisch zu sein?]
Non potrebbe forse il filosofo innalzarsi al di sopra della fiducia nella grammatica?
[Dürfte sich der Philosoph nicht über die Gläubigkeit an die Grammatik erheben?]»
[Friedrich Nietzsche: Al di là del bene e del male – Adelphi Edizioni (Piccola Biblioteca Adelphi 47), Milano 1968 e 1977 – traduzione di Ferruccio Masini – pagg. 42-43].
Il nostro pensiero vada alla Shoah, all’Olocausto, al Genocidio, ai campi di concentramento (in uno dei quali morì anche mio nonno, Francesco Boano, padre di mia madre…); facciamo memoria finché vogliamo – la faccio anch’io, e non solo il 27 gennaio – ma restiamo con i piedi per terra, per carità!
Hitler Urheber? Autore? Sì, certamente, autore dei misfatti che sanno tutti, ma autore-attore anche lui: personaggio di un dramma di cui il vero Autore è il genere umano nella sua essenza «o-scena», che inscena specialmente in condizioni di cattività estrema. Adolf von Braunau si rese interprete del copione che tutti gli umani recitano; solo, lui – purtroppo – lo interpretò senza troppe maschere sul viso, ci mise la faccia, come si dice. Il vostro Profeta, o desistenti, non vorrebbe che a questo punto il solito coglione saltasse su scandalizzato: «Ma come? Stai giustificando Hitler?!». Tranquillo, coglione, non giustifico lui come non giustifico te, che ti rifiuti di guardare in faccia quelli che invece ce la mettono, la faccia, ce la mettono fors’anche senza rendersene conto, ma anche, inconsapevolmente, contribuiscono a sbatterci in faccia l’umanità per quel che è. Adolfo: sia maledetto! all’Inferno! Tutto quel che si vuole, sacrosanto; ma, al di là dell’indignazione, del risentimento, al fondo, sullo sfondo, resta la trama, l’ordito che ordisce alle nostre spalle, senza che noi ce ne accorgiamo, la «bestia» che siamo. A che ti serve, indignarti, scandalizzarti, se poi non sai riconoscere l’inutilità di queste tue manifestazioni, pur legittime e doverose? Mi indigno, mi scandalizzo anch’io, ma dopo? Dopo, a differenza di te, coglione, non mi illudo: i campi ci saranno ancora, ci saranno sempre, finché ci sarà l’uomo. Come? Cosa dici? «Pessimista!» – questo mi dici? coglione! sarò anche pessimista, ma mentre tu e quelli come te continueranno a mandare figli allo sterminio, quelli come me ci penseranno due volte, almeno.
Meno male, meno male che in questi giorni i telegiornali ci dicono che la natalità sta decrescendo, meno male; ma non ci illudiamo neanche qui: è solo un momento, gli umani non sono così saggi da capire che la “soluzione finale” non sta nelle soluzioni estemporanee, filantropiche, soluzioni politiche, sociali, welfare… Friedrich von Röcken scandalizza, fa scalpore… già, perché dice le cose come stanno. Adolf von Braunau mise in pratica molti filosofemi federiciani. Federico ebbe il coraggio di guardare in faccia il volto che si nasconde sotto la maschera: nessuno, in particolare – maschere nude – il volto di nessuno, perché nessuno dei carnefici – nazisti o non nazisti – ha “una” faccia, poiché ciò che a loro si rin-faccia lo si rin-faccia alla «Faccia dell’Umanità», la quale è la rappresentazione che inscena sfacciatamente la finzione di una civiltà culturalmente ipocrita, ma in fondo incapace di coprire sempre del tutto la verità reale, quella «o-scena», irrappresentabile, inaccettabile: la bestialità sadica o masochistica dell’umanità.
In definitiva la questione è se noi effettivamente riconosciamo la volontà come agente, se noi crediamo alla causalità del volere: se ci comportiamo in questo modo – e in fondo la fede in tutto questo è appunto la nostra fede nella causalità stessa –, siamo costretti a fare il tentativo di porre ipoteticamente la causalità del volere come causalità esclusiva.
[Die Frage ist zuletzt, ob wir den Willen wirklich als wirkend anerkennen, ob wir an die Causalität des Willens glauben: thun wir das — und im Grunde ist der Glaube daran eben unser Glaube an Causalität selbst —, so müssen wir den Versuch machen, die Willens-Causalität hypothetisch als die einzige zu setzen.]
«Volontà» può agire naturalmente su «volontà» e non su «materia» (non sui «nervi», per esempio –): insomma, occorre osare l’ipotesi se, ovunque vengano riconosciuti «effetti», non agisca il volere sul volere – e se ogni accadimento meccanico, in quanto esso diventa operante una forza, non sia appunto forza volitiva, effetto del volere.
[„Wille“ kann natürlich nur auf „Wille“ wirken — und nicht auf „Stoffe“ (nicht auf „Nerven“ zum Beispiel — ): genug, man muss die Hypothese wagen, ob nicht überall, wo „Wirkungen“ anerkannt werden, Wille auf Wille wirkt — und ob nicht alles mechanische Geschehen, insofern eine Kraft darin thätig wird, eben Willenskraft, Willens-Wirkung ist.]
Posto infine che si riuscisse a spiegare tutta quanta la nostra vita istintiva come la plasmazione e la ramificazione di un’unica forma fondamentale del volere – cioè della volontà di potenza, come è la mia tesi –; posto che si potesse ricondurre tutte le funzioni organiche a questa volontà di potenza e si trovasse in essa la soluzione del problema della generazione e della nutrizione – si tratta di un solo problema –, ci sarebbe con ciò procurati il diritto di determinare univocamente ogni forza agente come: volontà di potenza.
[Gesetzt endlich, dass es gelänge, unser gesammtes Triebleben als die Ausgestaltung und Verzweigung Einer Grundform des Willens zu erklären — nämlich des Willens zur Macht, wie es mein Satz ist —; gesetzt, dass man alle organischen Funktionen auf diesen Willen zur Macht zurückführen könnte und in ihm auch die Lösung des Problems der Zeugung und Ernährung — es ist Ein Problem — fände, so hätte man damit sich das Recht verschafft, alle wirkende Kraft eindeutig zu bestimmen als: Wille zur Macht.]
Il mondo veduto dall’interno, il mondo determinato e qualificato secondo il suo «carattere intellegibile» – sarebbe appunto «volontà di potenza» e nient’altro che questa.
[Die Welt von innen gesehen, die Welt auf ihren „intelligiblen Charakter“ hin bestimmt und bezeichnet — sie wäre eben „Wille zur Macht“ und nichts ausserdem. —]
[Friedrich Nietzsche: Al di là del bene e del male – Adelphi Edizioni (Piccola Biblioteca Adelphi 47), Milano 1968 e 1977 – traduzione di Ferruccio Masini – pag. 44].
Facciamo un attimo mente locale. Se ha ragione Federico, ogni emanazione scenica che rappresenta la volontà di potenza, ogni messa in scena volontaristica, dev’essere creduta come mera emanazione della forza primigenia che fa da sostrato al cosiddetto libero arbitrio dell’individuo; e continuiamo a considerare Adolf von Braunau come un esponente illustre di una disinibita, e perciò o-scena, volontà di potenza: se Federico ha ragione, chi potrà mai avere la faccia tosta di rinfacciare ad Adolfo ciò che ha fatto? È spaventoso, certo, ma il teorema federiciano suona così: non esistono responsabilità, perché non esistono cause, e nessuno può imputare alla propria intenzione l’effetto cattivo di una sua azione, dal momento che l’intenzione è soltanto la ri-flessione che il pensiero fa su un’azione ormai compiuta, quando essa è già compiuta. «Oh! Ma allora tu vuoi dire che Adolfo non è responsabile di ciò che ha fatto?» – idiota! Questo lo dici tu, perché non sai uscire dal mondo finto delle intenzioni, buone o cattive –.
Prova un attimo a metterti nella prospettiva federiciana, coglione: riesci ad uscire dal mondo mentale dei tuoi pregiudizi? È solo un gioco di pensiero, sta’ tranquillo, non succede niente. Prova, non costa nulla. Prova a pensare che ogni azione non è né buona né cattiva, perché qualunque azione inscena sempre e comunque una spinta vitale, una “volontà” oscena che si manifesta espandendosi; e non importa se questa volontà si espande danneggiando altri, perché il suo espandersi è la sua essenza: essa non può fare diversamente. La sua espansione, dunque, può benissimo essere espansione territoriale di tipo militare – come quella adolfiana per il cosiddetto lo spazio vitale (un pretesto come un altro) –, può essere invasione, occupazione, conquista, ma la sostanza non cambia: sarebbe appunto «volontà di potenza» e nient’altro che questa – sie wäre eben „Wille zur Macht“ und nichts ausserdem. Prova a vedere gli orrori nazifascisti da questa prospettiva e sarai costretto a vederli come il tuo Profeta: c’è solo un punto di vista che può eliminare tutte le prospettive della volontà di potenza, ed è quella di chi non ha prospettive, il non nato, il senza punti di vista, il cieco nato, anzi, non nato.
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@ILLUS. by MAGUDA FLAZZIDE, 2021