MEONTOLOGIA DELLA LIBERTÀ (terza lezione) III,5
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Il nucleo eretico dell’ontologia della libertà pareysoniana riguarda la Libertà divina: in questa terza lezione si dice che sia Dio sia l’uomo sono liberi, «ma l’uomo ha scelto la libertà negativa; Dio ha scelto la libertà positiva. L’uomo ha scelto il male; Dio ha scelto il bene». Come si può dire una cosa del genere? Se veramente un Dio come quello cattocristiano abita i cieli, Egli non ha alternativa: è votato all’Essere e al Bene, pena il suo decadere. L’impostazione esistenzialista del pensiero pareysoniano impone al nostro Luigi di considerare l’alternativa duale (Bene e Male) come insita nella scelta e non preesistente: «non è che l’alternativa preesista alla libertà…». «Non è che la scelta positiva consista nella scelta del bene e la scelta negativa consista nella scelta del male, ma è che la scelta positiva è essa stessa la scelta del bene e la scelta negativa è essa stessa la scelta del male». Questa impostazione del problema della libertà è clamorosamente viziata dall’esistenzialismo, platealmente inficiata da esso. Il bene e il male non preesistono alla scelta, sostiene Pareyson, «sono dopo la scelta, sono il bene e il male scelto, cominciano a essere dopo la scelta come scelta positiva o negativa, come bene scelto o male scelto». L’ontologia della libertà che qui si prospetta è un’ontologia esistenziale della libertà; sarebbe forse stato il caso di mettere a punto una ontologia sistenziale della libertà, visto che questa ontologia fa capo all’ontoteologia cattocristiana.
In Esistenza e persona, trattando de L’eternità e Dio in Tempo ed eternità, Pareyson dà una chiave di lettura fondamentale, per l’ermeneutica del mito cattocristiano che fa interagire Libertà divina (astorica) e libertà umana (storica):
«Nell’eternità si ha la coincidenza di relatività e incommensurabilità.
Ma un rapporto fra due termini, uno dei quali è incommensurabile e quindi infinitamente preponderante sull’altro, è un rapporto impossibile, che diventa possibile, tuttavia, soltanto se il termine incommensurabile sia la condizione dell’altro termine e del rapporto che ha con lui. Un tal termine nel quale risiede il centro del rapporto è Dio, e un tal termine, che consiste nell’essere posto da un termine a cui si rapporta, è l’uomo col suo mondo. L’eternità dunque, come fondazione d’un rapporto impossibile, è Dio. L’eternità, ch’è l’essere oltre il tempo, è Dio». [Luigi Pareyson: Esistenza e persona – il melangolo, Genova 1985 – pag. 160]
Il termine incommensurabile, Dio, è «la condizione dell’altro termine», l’uomo. Dio è la condizione dell’uomo. A questo punto il Profeta scardina l’ontoteologia di Luigino con una frecciata risolutiva: se Dio è condizione dell’uomo, l’atto di Libertà divina e l’atto di libertà umana non può essere lo stesso, perché Dio Creatore sarà sempre condizione incondizionata della condizione condizionata della sua creatura. Col che il pensiero tragico resta senz’altro riferibile all’essere umano, ma non certo all’Essere divino; per cui a buon diritto si potrà supporre che «l’uomo non possa fare il bene se non con lo stesso atto con cui può fare il male, e non possa pervenire alla gioia se non attraverso il dolore», soltanto presupponendo però che la Condizione condizionante l’uomo, Dio, non possa d’altro canto che fare il Bene, e quindi il suo Atto non abbia alternative, non possa veramente scegliere fra Bene e Male.
La grande eresia di Luigino, la sua scelta personalissima, in fatto di ontoteologia, è proprio quella di dare a Dio l’alternativa del Male, di immaginare un Dio che ha scelto il Bene ma che poteva anche scegliere il Male. Schiere di teologi saranno rabbrividiti, di fronte a questa bizzarria ontoteologica, a questa singolare interpretazione dell’ontologia della libertà. «Nell’uomo la prima scelta è stata una scelta negativa; in Dio la prima scelta è stata una scelta positiva. La prima scelta dell’uomo è la scelta del male…». E tuttavia, come s’è detto, Luigino dice che l’uomo ha il suo destino tragico nel fatto che non può pervenire alla gioia se non attraverso il dolore… Se davvero l’atto con il quale Dio e l’uomo possono scegliere liberamente fosse sostanzialmente lo stesso atto, si potrebbe ipotizzare non solo per l’uomo ma anche per Dio la tragicità di una gioia raggiungibile solo attraverso il dolore, però con questa ipotesi si dovrebbe ammettere che anche Dio, come l’uomo, possa essere in preda al dolore di una scelta mal fatta, invece, dal Catechismo della Chiesa Cattolica si evince che Dio prova dolore per il destino del proprio Figlio, il Cristo che ha immolato lasciandolo crocifiggere, ed anche per tutti i suoi figli, noi, quando pecchiamo senza convertirci a Lui rischiando l’Inferno, ma non certo per una scelta sbaglia che avrebbe fatto ai tempi dell’Ontomachia in cui ha (o, meglio, avrebbe) vinto il Male del Nonessere!
Non conosceva bene il Catechismo cattocristiano, Pareyson? Ma sì che lo conosceva! Oppure l’esistenzialismo l’ha tentato a tal punto da concedere alla sua Ontologia della libertà una licenza teologica a dir poco discutibile? Il Profeta della Desistenza, che il Catechismo della Chiesa Cattolica lo conosce bene, è basito, esterrefatto: come può, il cattolicissimo Pareyson, sostenere che ai tempi dell’Ontomachia la vittoria di Dio ridusse il Male a semplice possibilità? «Il male rimane una semplice possibilità»? «Dio è l’atto permanente della liberta positiva»: una scelta che si rinnova in eterno… Se così fosse, anche Dio sarebbe soggetto alla tentazione, potrebbe cadere in tentazione, come Adamo ed Eva, da un momento all’altro; ma un Dio del genere, francamente, non è proprio quello che ci hanno insegnato a catechismo. Va bene, Luigino, tu dici che per Dio il Male rimane una possibilità, però anche solo il pensarlo è qualcosa di azzardato; il concetto filosofico di Possibilità, strettamente legato a quello di Potenza (in senso aristotelico) implica l’Alternativa, la possibilità di un vel vel (possibilità di scelta: o questo, oppure quello) umano, troppo umano; l’Onnipotenza di un Dio dovrebbe meritare un aut aut (impossibilità di scelta: o questo, o quello) che lo rende immune dalla scelta sbagliata. Questa Possibilità che se ne sta inattuata, come una cellula dormiente di tipo terroristico, è assai difficile poterla pensare in un Essere che è Atto puro fuori del Tempo (e dello Spazio): non ha senso mettere in dubbio la simultaneità di essere ed esistenza fuori dalla storia temporale e quindi anche la duplicità immanente di Potenza ed Atto. Per salvare il modello esistenzialista della sua ontoteologia, Pareyson ha messo in cielo un Dio che ricorda tanto un paziente asintomatico:
Secondo Luigi Pareyson Dio sarebbe una specie di
positivo asintomatico: malato senza saperlo,
un Essere che per scegliere il Bene
ha dovuto comunque “entrare in contatto” con il Male;
il Male sarebbe dunque in Dio
come un sintomo che non si manifesta.
Secondo il Profeta della Desistenza, allora,
potrebbe essere stato Dio
a contagiare Adamo ed Eva,
decidendo di crearli senza sapere
che li avrebbe potuti contagiare!
Sarà perché ci troviamo nel bel mezzo della Pandemia di COVID-19 ma il paragone è venuto spontaneo, al Profeta: Dio è venuto a contatto con il Male, con il Nonessere, ne è rimasto contagiato, ma in Lui questo Male non ha manifestato i suoi sintomi. Sintomi, già… Qual è il sintomo del Male? Il dolore, la sofferenza, l’ontalgia… Ma Dio è senz’altro un paziente asintomatico: come lo si può immaginare sofferente per il Male che ha contratto quando ha dovuto venirne a contatto ai tempi dell’Ontomachia? Il Dio che è Padre nella Trinità, quello del quale il Figlio ha detto in Giovanni 1,18 «Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato», questo Dio cattocristiano non può aver sofferto le pene del Male (dell’Inferno?) e quindi difficilmente lo si potrebbe immaginare vincitore di un virus che comunque lo ha contagiato.
«E se Dio avesse scelto il male?». Luigino, cosa dici? Che domande ti fai? Non ti basta il Catechismo della Chiesa Cattolica? Non qualunque domanda è legittima. Non possiamo fare di qualunque cosa ci passa per la testa una domanda ontotelogica. La fantasia dell’essere umano è sterminata, infinita: non per nulla il Profeta disse che Dio è il frutto di questa fantasia, perché essa è infinita, sterminata. E se io non fossi nato? Già. Se tu, Luigi, ti puoi fare una domanda come quella che ti sei fatto, allora anche io, anzi noi, desistenti, possiamo, con il nostro Profeta, domandarci cosa ne sarebbe stato di noi se non fossimo nati, giusto? E allora facciamocela, questa domanda!
«E se l’uomo avesse scelto il bene?». Luigino, cosa dici? Non vedi che ti mordi la lingua da solo, quando obietti che questi «sono problemi mal posti, perché di fatto queste possibilità non sono accadute e quindi è inutile attardarsi a esaminarle…»; perché, allora, dici «comunque vi farò un cenno»? Ci sono delle volte in cui anche solo farsi certe domande è peccato: «Avete inteso che fu detto: Non commetterai adulterio. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore» (Matteo 5,27-28). Anche solo desiderare qualcosa è peccato, e tu, Luigino, birbante, sei stato talmente tentato dalla filosofia esistenzialista da accarezzare l’idea di una libertà che sia per Dio sia per l’uomo può contemplare la possibilità di scelta fra Bene e Male. Hai peccato, Luigi, hai peccato. Nel suo cuore, Dio non può adulterare la propria infinita purezza covando un Male che si è beccato quando gli è venuto in contatto per vincerlo ai tempi dell’Ontomachia; anche solo il pensarlo è peccato, se si è cristiani cattolici, Luigino. Questo adulterio che Dio avrebbe consumato nel proprio cuore farebbe di Dio un peccatore, perché come ben disse suo Figlio, non è lecito desiderare il Male, nemmeno se non lo si fa in atto, nemmeno se non lo si “consuma” nell’atto sessuale. Fu motivo di vanto, per il Profeta, questa intuizione teologica: egli si compiacque di essere riuscito a trovare una Parola del Figlio capace di confutare una Parola del Padre; anche se si tratta di una parola che Luigino mette in bocca al Padre, per la verità!
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MEONTOLOGIA DELLA LIBERTÀ – SLIM EDITION
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